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Frankie Ng è un personaggio curioso, che non ha bisogno di make-up per calarsi nei panni del cattivo. Il suo passato parla chiaro, visto che fino a 28 anni era un affiliato delle triadi: solo dopo il matrimonio, nel 1979, Ng decide di chiudere quella pericolosa parentesi per tentare una strada onesta, fatta di lavori temporanei e mal retribuiti, che dopo qualche deviazione di troppo lo ha portato diritto verso il grande schermo. Strano destino: il cinema apre le sue porte a un vero criminale e gli concede una seconda chance permettendogli di interpretare il suo passato sullo schermo.
Aspetto trasandato, piccolo di statura, volto duro e segnato, corpo ricoperto di tatuaggi: Frankie comincia come comparsa grazie a Ringo Lam, che gli offre un ruolo di un certo spessore in Prison on Fire e nell'immediato sequel, anno di grazia 1987. In un momento in cui il cinema di Hong Kong inizia a sfruttare il mondo delle triadi per le sue storie Ng incarna l'ideale del perfetto malavitoso. Quasi mai il boss di successo (ruolo per cui servono prestanza fisica e charme che proprio non possiede), piuttosto il rascal di mezza tacca a metà strada tra i vertici e i marciapiedi più squallidi.
Ovvio che sia della partita nel primo Young and Dangerous di Andrew Lau (1996), dove è il boss che inizia al crimine Chan Ho Nam e i suoi amici. Da qui in poi è un susseguirsi di personaggi identici: capo, leccapiedi, scagnozzo, l'importante è rappresentare il lato sbagliato della legge. Piuttosto limitato e visibilmente grezzo il suo modo di recitare, laddove si può parlare di verismo senza cadere nella retorica. In The Young Ones di Steve Cheng ha l'intelligenza per giocare con la sua immagine e prendersi in giro: è un ex galeotto intenzionato a mollare il mondo del crimine ma costretto da una serie di ragazzini ottusi, assolutamente controvoglia, a riprendere la testa della sua vecchia banda. Ancora Steve Cheng gli offre la possibilità di continuare sulla strada dell'ironia in Bio-Cops, parodia fracassone e grandguignolesca di Bio Zombie di Wilson Yip.
Ng si dimostra astuto nell'amministrare la sua immagine e una discreta popolarità. Da un lato rimane legato a chi lo ha scoperto, diventando consulente in materia di triadi per diversi registi (in principal modo per i successivi episodi di Young and Dangerous e per Cop on a Mission di Marco Mak). Dall'altro coltiva ambizioni importanti e diversifica gli investimenti, producendo pellicole a basso budget che gli permettano di portare a casa minime soddisfazioni economiche e personali. Last Ghost Standing di Billy Chung (1999) conferma la sua predilezione per l'horror giovanile - amore sbocciato con la frequentazione dei set della serie Troublesome Night (compare in sei pellicole su tredici) -, ma è poca cosa. Meglio invece il già citato The Young Ones e The Rules of the Game, entrambi di Steve Cheng, intelligenti rivisitazioni, moderne per stile e contenuti, del poliziesco vissuto dalla parte dei cattivi.
Non tutto va per il verso giusto e qualche investimento azzardato porta l'attore ad alzare bandiera bianca e a dichiarare bancarotta. In suo aiuto si muove parte dello star system, che per aiutarlo a far fronte ai numerosi debiti mette in piedi una commedia corale, Women from Mars, diretta da Andrew Lau e interpretata da decine di attori amici del futuro beneficiario. Il film è di impressionante bruttezza, gli incassi non sono soddisfacenti ma qualcosa arriva nelle tasche di Ng, che riprende fiato e ricomincia, piano piano, a impegnarsi come comparsa per racimolare ulteriori fondi.
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Nel cinema di Hong Kong Roy Cheung è il cattivo per antonomasia. L'attore, nato nel 1964, deve questa nomea a Ringo Lam, che nei suoi primi noir lo ha sempre scelto come nemesi: in Prison on Fire è più un aguzzino che un secondino; in School on Fire un capo-triade senza peli sullo stomaco. Tanto intensa è stata la risposta di Cheung alle pressioni (merito di una recitazione istintiva ma efficace) da costringerlo a ripetere il personaggio del criminale sanguinario all'infinito, con poche eccezioni. A volte passa anche dall'altro lato della barricata (in City on Fire) ma difficilmente riesce ad assumere una valenza positiva nonostante la divisa da poliziotto.
Dopo tante pellicole di ordinaria amministrazione, in cui usa il fisico da culturista per terrorizzare poliziotti (il finale poco comico di Fight Back to School), criminali (Triads - The Inside Story) e persone comuni (Wild Search, ancora una volta per la regia di Ringo Lam), smussa i toni in una commedia a episodi, Modern Romance, in cui contende con ironia Carrie Ng al marito e a un secondo amante. Si trova a suo agio negli hardboiled urbani e rifiuta la maggior parte delle parti in costume che gli vengono offerte (in The Storm Riders è un pesce fuor d'acqua; va meglio nell'ironico cammeo in Chinese Odyssey 2002).
Dopo qualche anno di relativa fama, la sua carriera declina pericolosamente verso b-movies mediocri e prodotti con quattro soldi, in ruoli anche non del tutto d'azione (In the Lap of God; Rose), dove mostra diversi limiti. Finché Andrew Lau, amico e suo grande estimatore - si veda l'uso che ne fa in Ghost Lantern - decide di opporre l'attore alla gang guidata da Chan Ho Nam in Young and Dangerous 3. Roy si immedesima tanto nella parte che oscura con la sua prestanza i veri protagonisti. Nonostante nel drammatico finale siano gli eroi a vincere, il suo personaggio riscuote un grande consenso presso il pubblico, tanto da costringere Lau e Manfred Wong a resuscitarlo: Cheung torna come nemesi, ogni volta con background e motivazioni differenti, praticamente in tutti gli episodi successivi, arrivando addirittura nel recente Born to Be King ad essere uno spregevole giapponese che si macchia dello stupro della moglie di Chicken (Jordan Chan).
Dopo un simile successo è ovvio che l'attore torni ad essere il più richiesto sulla piazza per i ruoli da cattivo. Si ritorna al punto di partenza, con qualche significativa eccezione: il boss-chioccia di Mongkok Story; il combattivo gangster di Once Upon a Time in Triad Society 2, non privo di un certo romanticismo; la guardia del corpo in The Mission di Johnnie To, ruolo per cui vince l'Hong Kong Film Award come miglior interprete non protagonista; l'istruttore senza pietà in Best of the Best, buona variazione sul tema giovani e pericolosi (diretto ancora una volta da Andrew Lau).
Gioca molto, forse troppo, con la sua reputazione, superando presto la misura della sovraesposizione mediatica e finendo per stancare la platea con un unico personaggio ripetuto ad nauseam, come dimostra l'accoglienza tiepida riservata a The Replacement Suspect, dove è uno dei tre rapinatori intrappolati, con diversi ostaggi, in un bar: ripropone qui lo psicopatico instabile che in Young and Dangerous 3 prendeva a modello il Michael Madsen di Le iene.
A sorpresa presta la sua voce, calda e baritonale, per doppiare il marito traditore di In the Mood for Love. Con il calo della richiesta in ambìto poliziesco, Roy Cheung fatica a trovare ruoli adeguati. Spreca testosterone e sguardi di fuoco in lavori mediocri come Super Car Criminals, Faces of Horror o Unbeatables, per poi riemergere, merito del solito Andrew Lau, in un intenso ruolo di spalla nel secondo episodio della trilogia nera Infernal Affairs.
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Nativo di San Francisco, Daniel Wu - modello per Gucci e Armani con una laurea in architettura nel cassetto - arriva a Hong Kong su suggerimento della sorella Gloria, conduttrice televisiva. Nonostante parli poco e male il cantonese viene notato subito dal mondo del cinema, sempre alla ricerca di nuove potenziali star, e debutta in Young and Dangerous: The Prequel di Andrew Lau.
Jackie Chan intuisce il potenziale del ragazzo e lo mette sotto contratto esclusivo: il suo management, il Jackie Chan's JC Group, aiuta Daniel a scegliere i copioni migliori e ad amministrare al meglio il suo lavoro. Visto il fisico prestante e una buona capacità di usare il corpo - l'attore pratica da diversi anni il wushu, arte marziale in cui ha raggiunto un buon livello - è naturale che Daniel sia spesso nel cast di film d'azione (meglio se prodotti dalla Media Asia, casa di distribuzione dove il patron Jackie ha interessi personali).
Nel mega hit Gen-X Cops è un villain senza scrupoli (ai limiti dell'autobiografia quando viene preso in giro per la sua pessima pronuncia del cinese) che non esita a sparare per mascherare la propria vigliaccheria. Lentamente esce dal cliché del personaggio senza sfumature: in Purple Storm di Teddy Chan è un terrorista cambogiano in crisi d'identità; in Cop on a Mission di Marco Mak un poliziotto infiltrato in un'organizzazione criminale che alla fine si abitua tanto al potere da non volervi rinunciare; in Hit Team di Dante Lam riveste i panni para-militari di un soldato di ferro.
Daniel Wu ha sempre dichiarato di non amare particolarmente l'immagine di duro che il cinema gli ha affibbiato e ha confessato che gli piacerebbe partecipare a un film di arti marziali visto che, come molti altri della sua generazione, è un grande ammiratore di Bruce Lee e della sua perfezione marziale. In Bishonen, indubbiamente la sua prova di maggior rilievo finora, e in Peony Pavillion, ambedue diretti dall'ambiguo regista Yonfan, ha la possibilità di uscire da questo stereotipo e di provare i tempi del melodramma. In Beauty and the Breast si fà dare lezioni di comicità da Francis Ng.
Per ora rimane netta l'impressione che la sua recitazione sia ancora troppo grezza e che, in mancanza di una personalità più marcata, si trovi più a suo agio nei ruoli da macho che tanto detesta: in 2000 A.D. di Gordon Chan, per esempio, riesce a mediare interpretando un industriale costretto a supportare l'amico e socio Aaron Kwok in una complicata faccenda di spionaggio internazionale. Appare invece spaesato, come tutto il cast, in Beijing Rocks di Mabel Cheung, dove è un cantante in fuga da Hong Kong e da un padre troppo ingombrante. Headlines, curioso dramma sul mondo del giornalismo, potrebbe essere la svolta decisiva: come giovane reporter Wu riesce a convincere in un ruolo statico in cui abbozza una recitazione timida e più tradizionale.
In meno di tre anni Wu, che si è dedicato solo a migliorare, con successo, il suo cantonese, è diventato un beniamino del pubblico e dei giornali scandalistici, che continuano ad attribuirgli flirt (uno degli ultimi gossip lo vuole in ottimi rapporti con la starlette Maggie Q, con cui ha diviso il set del patinato Naked Weapon). C'è chi in lui vede un possibile sostituto di Michael Wong, chi invece spera di riuscire a plasmarlo e a farlo maturare, soprattutto nella commedia (Princess D, Hidden Track, Miss Du Shi Niang, i due Love Undercover). Tra questi grande merito va al regista indipendente Julian Lee, che lo coinvolge attivamente nel progetto Night Corridor, che Wu interpreta dignitosamente e co-produce. Comunque vada, viste la dedizione e l'applicazione profuse, e a patto di evitare scorciatoie inutili - il thriller morboso The Peeping -, il successo è facilmente pronosticabile.
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Gigi Leung nasce a Hong Kong il 20 marzo 1976. Durante gli studi (frequenta un collegio cattolico gestito da suore) partecipa a diversi spot televisivi. Dopo le scuole superiori si iscrive al politecnico dove consegue un diploma in design. Intanto continua a frequentare i set pubblicitari e dal 1995, grazie alla raccomandazione di un'amica, gli studi discografici. Il debutto al cinema è dello stesso anno, in una commedia prodotta dalla U.F.O. diretta da Lee Chi-ngai, Mack the Knife, ispirata a un fumetto giapponese molto popolare. Seguono a ruota Sixty Million Dollar Man (è la secchiona occhialuta che fa innamorare il ricco e viziato Stephen Chiau) e Full Throttle, accanto a Andy Lau.
Una nomination come best new performer agli Hong Kong Film Award del 1995 completa l'opera: in meno di cinque anni quasi venti film all'attivo e la maggior parte come protagonista. La Leung compare nei primi due episodi di Feel 100%, prima come pretendente di Ekin Cheng, dopo, con un ruolo ridimensionato, in una divertente storia secondaria in cui flirta con Cheung Tat-ming. A partire da First Love Unlimited, banale love story diretta da Joe Ma, gli sceneggiatori cominciano a inserire regolarmente battute sulla sua altezza (quasi un metro e ottanta).
Viso acqua e sapone, fisico slanciato, Gigi Leung incarna un ideale di bellezza discreta, androgina, sotto le righe (quasi priva di sensualità), accessibile a tutti. Non ha a disposizione un grande bagaglio artistico, ma nel giusto ruolo riesce a lasciare il segno: è il caso di A True Mob Story di Wong Jing, dove è un'avvocatessa che si innamora di Andy Lau, criminale di mezza tacca. Abitualmente i suoi personaggi sono portatori di sentimenti positivi: in Tempting Heart di Sylvia Chang, probabilmente la sua prova migliore, riesce a rendere viva un'adolescente alle prese con la sua maturità emotiva (e sessuale) in un complicato triangolo ai cui vertici stanno Takeshi Kaneshiro e Karen Mok.
Torna ai soliti personaggi stereotipati con alcune commedie romantiche venate d'azione come Those Were the Days o il banale poliziesco Marooned. In Afraid of Nothing, the Jobless King, è la ragazza dei sogni di un riccone improvisamente caduto in rovina e costretto a vivere come un clochard. Alan Mak riesce a trasformare l'attrice in una killer spietata nell'ottimo A War Named Desire: un ruolo secondario di grandissima intensità, con la Leung donna innamorata costretta a reprimere i suoi sentimenti. Va peggio sotto la guida di Andrew Lau - che già ne aveva sondato le potenzialità, ben ripagato, nel movimentato We're No Bad Guys (dove recita al fianco del fidanzato nella vita reale Ekin Cheng) -, che prova a sfruttarne la popolarità per lanciare il deludente kolossal digitale The Avenging Fist.
Sotto tanti punti di vista Gigi è l'esempio perfetto di diva del nuovo millennio: non a caso la sua semplicità piace molto nella Cina continentale - tanto da spingere Manfred Wong a includerla in un paio di coproduzioni di scarso appeal - e in Giappone. Cantante prolifica (oltre quindici dischi in poco più di un lustro) e attrice spigliata buona per ogni occasione (frequenta indistintamente la commedia, il melodramma e le pellicole con un po' di movimento) è attesa al grande salto di qualità, alla consacrazione al box office.
La prima vera occasione è quella buona: con La Brassiere prende parte alla lotta tra sessi, dichiarando guerra, con tanto di urletti e scene oniriche maliziose, al playboy Louis Koo. Nel seguito Mighty Baby riprende lo stesso personaggio senza la stessa grinta del prototipo. Ingaggiata da Johnnie To e Wai Ka-fai, ancora in coppia con Takeshi Kaneshiro, senza brillare particolarmente vive di gloria riflessa nel mediocre mélo Turn Left, Turn Right, che le regala un grande successo in filmografia senza però dissipare i molteplici dubbi sul suo talento e sulla sua affidabilità commerciale presso il pubblico che conta.
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Ottavo di nove fratelli, Michael Tse nasce a Hong Kong nel 1967. Dopo la high school si iscrive a un corso di danza presso la Hong Kong Artist School e presto comincia a lavorare come ballerino per la TVB. Una volta esaurito il contratto con l'emittente televisiva passa come free lance a danzare per i concerti delle popstar più famose, da Leslie Cheung a Anita Mui. Nel 1992 forma un gruppo musicale con due amici e colleghi, Jordan Chan e Jason Chu, e prima di separarsi, quattro anni dopo, i Wind Fire Sea registrano due album.
Al cinema arriva quasi per caso; l'esordio ufficiale è con The Golden Girls di Joe Ma, dove lo si riconosce a malapena. Il colpo fortunato è l'anno dopo, con Young and Dangerous: Michael è tra i prescelti per far parte della banda di giovani criminali guidata da Ekin Cheng. A lui spetta una parte molto drammatica e il suo personaggio è colpito in prima persona dalla durezza delle triadi.
Il suo viso piace al pubblico e gradualmente i copioni proposti acquistano spessore e minuti: continua ovviamente a frequentare le triadi, che lo hanno lanciato definitivamente, e si conquista le prime parti da protagonista. Ma è come spalla che dà il meglio: in Best of the Best di Andrew Lau è una delle reclute scelte per formare una squadra speciale addestrata per ogni evenienza; in The Storm Riders è Frost, il braccio destro del protagonista Ekin Cheng; in Streets of Fury un ambizioso rascal alla ricerca della giusta occasione nel mondo criminale; in Killing End un mafioso cattivo da cui il protagonista Andy Hui deve guardarsi le spalle.
Nonostante gli impegni cinematografici siano sempre più numerosi, Tse non rinuncia alle carriere parallele, anzi studia costantemente per migliorare le sue capacità. In televisione è apprezzato come coreografo e presentatore, come cantante e compositore si specializza in colonne sonore e firma alcuni dei brani dei film dove recita. In più torna alla TVB come attore in diversi serial di successo e debutta a teatro, con elogi della critica, come protagonista di musical.
Nelle interviste è sempre disponibile e sorridente e anche se partecipa a pellicole più o meno erotiche (The Peeping Tom, Conspiracy, Rape Trap) non perde l'immagine del bravo ragazzo. Che gli vale una partecipazione al terzo episodio della serie horror (trendy tra i giovani) Troublesome Night e apparizioni sostanziose in My Loving Trouble 7 e The Loser's Club di Patrick Yau, dove prende in giro la sua stessa immagine e spazza via in un colpo solo i mille pettegolezzi sul suo conto (secondo gli scettici «è un raccomandato fortunato e opportunista»).
Non è certo l'attore più preparato della nuova generazione di star, ma conosce tempi e modi della commedia, ha un fisico che si adatta bene ai film d'azione - lo sbirro violento di The H.K. Triad - e la giusta umiltà per non chiedere spazi e ruoli fuori dalla sua portata. Come caratterista è ormai specializzato nell'alleggerire situazioni serie (in Twilight Garden si trova a meraviglia con Tats Lau) e nel drammatizzare commedie frivole (torna ad essere un membro delle triadi in Queenie & King the Lovers).
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Nato a Hong Kong, Cheung Tat-ming dimostra sin dall'adolescenza una grande predisposizione artistica, frequentando già ai tempi del college i palchi teatrali: inevitabile il passaggio dall'Hong Kong Academy of Performing Arts, dove si diploma con il massimo punteggio. Comincia un'intensa attività teatrale, che gli vale diversi riconoscimenti, sia come regista che come attore. L'Asian Arts Association finanzia uno stage di perfezionamento negli Stati Uniti, dove Cheung rimane due anni.
Al cinema arriva come sceneggiatore, firmando Even Mountains Meet di Lawrence Ah Mon, modesto tentativo di riportare in auge Deborah Lee, attrice molto popolare negli anni sessanta. All'attività di scrittore alterna quella di conduttore televisivo. Dal 1995 inizia a duettare con Dayo Wong e la coppia si consolida a tal punto da mietere successi anche a teatro: ai due si unisce un altro comico, Francis Ng. Il trio raccoglie consensi e guadagna pubblico. Il passaggio alla recitazione per il grande schermo è immediato.
Joe Ma lo vuole per The Golden Girls, ma non è questo il debutto ufficiale, visto che Cheung figura come comparsa in My Heart Is that Eternal Rose di Patrick Tam nel 1988 (è il figlio del capo gang, ucciso in apertura). In Forbidden City Cop incontra Stephen Chiau, ma è solo con Feel 100%... Once More - sempre di Joe Ma, che vorrà l'attore con sé diverse altre volte - che può lavorare sul serio. Il suo buffo personaggio colpisce agendo sui contrasti: lui, piccolo e goffo, si innamora della bella e alta Gigi Leung, con tanto di finale en travesti.
In breve Cheung si ritrova a rappresentare l'uomo medio, il brutto anatroccolo che ambisce al meglio ma che per sfortuna o per eccessiva timidezza non riesce mai a coronare il suo sogno (d'amore). Dotato di una grande intelligenza, sa scegliere bene registi e parti: è diretto da Lee Chi-ngai in Lost and Found, da Benny Chan nel poliziesco Big Bullet e da Cha Chuen Yee nel secondo Once Upon a Time in Triad Society, dove interpreta un poliziotto pasticcione ma non stupido, in crisi con la moglie.
La sua grande capacità di sdrammatizzare ogni situazione, con una battuta o con un'espressione, sa rendere grottesco ciò che fino a poco prima era drammatico. Non stona quindi nelle mani di Wai Ka-fai, che in Too Many Ways to Be No. 1 lo fa morire in una scena surreale. I ruoli d'azione gli stanno però stretti; la sua verve si esalta principalmente nella commedia. Torna al fianco dell'ex compare Dayo Wong in Love and Sex Among the Runis, dove è un immigrato cinese che confonde sesso, comunismo e filosofia. Necessario l'incontro con la follia schizofrenica di Eric Kot (He Comes from Planet K), attore simile a lui per portamento, alla cui ironia sembra poter tenere testa senza problemi.
A partire da una serie di horror a basso costo (il secondo e il quarto Troublesome Night, 03:00 A.M.) la sua carriera entra in fase di stallo e arriva la svolta negativa. L'attore stenta infatti a trovare la sua dimensione: protagonista in pellicole trascurabili come Life in Last House e Queenie & King the Lovers; poco più che comparsa in buoni prodotti quali Metada Fumaca e Visible Secret. Lampi di genio isolati: la sceneggiatura e la parte (rilevante) in Funny Business, accanto all'ex mattatore Michael Hui, ma il film non è il successo sperato; la vitalità di F***/Off, dove ritrova Dayo Wong e la comicità grottesca del loro avanspettacolo; il regista fallito dell'outsider stagionale You Shoot, I Shoot, exploit divertente e originalissimo.
La situazione non è cambiata, tanto che oggi il ruolo di Cheung Tat-ming nello star system risulta nettamente ridimensionato: di conseguenza sono aumentati i film ma sono diminuiti i minuti di esposizione. Come tanti colleghi l'attore è costretto a mettere da parte velleità artistiche e ambizioni e deve adattarsi al ruolo di caratterista, spesso intrappolato tra demenzialità e bêtise che non gli sono sempre consone.