Diverse provenienze, diverse esperienze

Esaminate alcune delle mille forme della recitazione umoristica, bisogna ora interrogarsi sulla provenienza di questi attori. Da sempre il cinema ha saccheggiato gli altri media, i potenziali interpreti e ne ha copiato tendenze e caratteristiche. Ma c'è una fucina più prolifica delle altre? O un laboratorio più efficace nel regalare talento comico al grande schermo? Ovviamente un posto privilegiato spetta alla televisione, che fin dagli esordi ha rifornito il fratello maggiore esportando le sue merci più prelibate. I tre fratelli Hui conducevano insieme un popolare varietà, 73; Chow Yun Fat viene dalla fiction (drammatica); Stephen Chiau si è rivelato con uno spettacolo per bambini; uno show imperituro come Enjoy Yourself Tonight, sulla falsariga dell'americano Saturday Night Live, ha messo in luce tanti volti nuovi. Il percorso di influenze è reciproco, di andata e ritorno, e viceversa, soprattutto oggi, visto che il cinema vive tempi magri e la televisione, marcatamente riguardo a telefilm e soap operas, no. E' non è un caso che la regina della commedia degli anni ottanta, Carol Cheng, abbia preferito in anni recenti condurre il Chi vuol essere milionario? locale rifiutando quasi tutti i ruoli propostile da registi e produttori; o che allo stesso modo Kenneth Merry-Go-RoundTsang, veterano di lusso che negli anni sessanta incrociava sguardi d'amore con Josephine Siao e Connie Chan, non calchi più un set di rilievo da parecchio tempo. La televisione ha oggi un unico re comico, Dicky Cheung. Un tempo si sperava di farlo diventare l'erede cinematografico di Stephen Chiau, ma con scarsi risultati (ha anche ripreso diversi ruoli di Chiau senza troppo successo, come in My Hero II), tanto che da quasi dieci anni ha abbandonato ogni velleità di sfondare sul grande schermo e si dedica con costanza alla fiction tv. La sua scelta si è dimostrata vincente, visto che nonostante un umorismo spuntato e molto difficile da comprendere, soprattutto per un occidentale, Cheung è un vero idolo a Hong Kong, quasi quanto Andy Lau e lo stesso Chiau. Per provare ad apprezzarne la vis verbale (e demenziale) al cinema consiglio di partire dal leggerissimo Future Cops o dal rocambolesco Chez'N Ham. La radio non ha dato lo stesso apporto, anche se negli '40 le airwave novels6 spesso venivano trasposte. Ultimamente solo la regista e produttrice GC Goo-bi ha fatto il grande salto con Heroes in Love e Merry-Go-Round, ma poi ha subito fatto un passo indietro dirigendo una serie per lo schermo catodico, 20/30 Dictionary. Si ha più materiale a disposizione se si prende in esame il teatro: le stand-up comedies di Francis Ng, Cheung Tat-ming e Dayo Wong hanno avuto diverse imitazioni. Anche Eric Tsang è passato più volte per i palchi, proprio come l'affiatato terzetto Raymond To (sceneggiatore) / Clifton Ko (regista o produttore) / Derek Chiu (regista) che a partire da I Have a Date with Spring hanno trasposto su grande schermo le loro opere: le ultime in ordine cronologico sono state Love Paradox e Love Au Zen. Ma il maggior apporto al cinema il teatro lo ha dato negli anni '507, quando i biglietti per l'opera costavano troppo e al pubblico conveniva andare a vedere le star amate, come Yam Kim-fai o Pak Suet-sin, direttamente al cinema, in film esclusivamente fondati sulle doti canore dei protagonisti e sugli intermezzi di alleggerimento affidati a caratteristi affidabili quali i già citati Leung Sing-bo e Sun-ma Sze-tsang. Non mancano poi le ingerenze minori che confermano la regola: scrittori (Ngai Hong, creatore di Wisely, più volte sceneggiatore), musicisti, fotografi, deejay (il duo Soft Hard: ossia Eric Kot e Jan Lamb), animatori, presentatori, cantanti, tutti si sono almeno una volta prestati all'emozione di una pellicola. James Wong, Tats Lau e Mark Lui sono compositori di colonne sonore - Lui scrive anche canzoni per Kelly Chen e Leon Lai e li accompagna come turnista dal vivo - prestati con risultati alterni alla recitazione. In Cause We Are So Young Lui gioca con la sua immagine impugnando una chitarra elettrica nel tentativo di impressionare Nicola Cheung, che non si scompone e si siede al piano per insegnargli come suonare senza fare troppo rumore. Per chiudere il circolo si torna al cinema, passando per la porta posteriore. Tanti registi hanno fatto il fatidico passo in più per Cause We Are So Youngapparire di fronte alla macchina da presa, anche in ruoli marginali: la pratica è più comune di quanto si pensi e ha visto protagonisti illustri come John Woo, Tsui Hark, Joe Ma o Chor Yuen; uno dei più simpatici riciclati nelle vesti di caratterista è Lee Lik-chi, insieme a Vincent Kok, Alfred Cheung, Anthony Chan, Matt Chow e Raymond Wong.

Gentiluomini presta(n)ti

Accanto ai caratteristi spudoratamente comici vanno segnalati alcuni interpreti più versatili della media che pur prestati alla commedia hanno dato dimostrazione di talento e di grandissima capacità di adattarsi ad ogni contesto. Solitamente questi protagonisti sono belli, aitanti e in altri ruoli si sono conquistati i favori del grande pubblico: la prova della stupidità ne esalta per contrasto la bravura e l'apprezzamento; oltre alla capacità, spesso ai limiti del masochismo, di sacrificarsi - ben pagati, ci mancherebbe - per soddisfare le esigenze di un'industria multiforme. Non parliamo soltanto di interpreti - come ad esempio il primo irresistibile Chow Yun Fat, la cui agilità comica ha aperto molte strade, non ultima quella di Stephen Chiau -, che prima si sono fatti un nome nel settore e poi hanno fatto il salto della barricata verso lidi drammatici e maggiormente impegnati. Ma piuttosto di attori che hanno anche avuto l'ardire di rischiare in prima persona il proprio nome: come i due Tony Leung, entrambi demenziali ma concreti in The Eagle Shooting Heroes, o Andy Lau, più volte costretto a sopportare le angherie di Stephen Chiau (gli va meglio quando è lui il leader comico, ma in queste circostanze il suo ego finisce per prevalere e si dimostra poco funzionale e meno versatile del previsto). Leung Chiu-wai si è messo in gioco più spesso, Leung Ka-fai si è abbandonato alla farsa con minori timori, affrontando anche situazioni imbarazzanti per un attore del suo calibro, come quando in God of Gambler's Return si mimetizza da orologio a pendolo semplicemente infilandosi due lancette in bocca. In anni passati il divo Peter Chen, passando dai ruoli passionali dei film girati per la Cathay, si era spinto, per quanto fosse possibile negli anni sessanta, vicino a limiti simili: soprattutto dopo il passaggio agli Shaw, meno giovane e più scafato, Chen diventa una parodia della sua immagine. In Hong Kong Rhapsody concupisce donne con estrema facilità prima di ravvedersi; in Love Parade duetta con Lin Dai come Spencer Tracy faceva con Katherine Hepburn. Un simile gioco di riletture e contrasti, anche intertestuali, prevede spesso l'inversione dei ruoli: il macho diviene così effemminato e il gay, piatto prelibato per le controparti femminili, è facilmente redento e riportato sulla retta via dal vero sesso forte. Nel primo caso non bisogna quindi stupirsi di vedere Michael Wong, poliziotto e guerriero per antonomasia, in Whatever You Want... nei panni di un genio asessuato cui il viscido Jordan Chan dà lezioni di sensualità o in I'm Your Birthday Cake, fatalmente omosessuale, dove ripete il gioco insegnando a Chingmy Yau come sedurre un industriale impotente. Il secondo metodo, più razzista, prevede l'omosessualità come mero scudo nella lottaOh! My Three Guys dei sessi: alla fine, puntualmente, l'ex gay cede alla malizia e alle astuzie femminili e rinuncia alla sua posizione per redimersi. Accade anche troppo spesso per prendere nota degli esempi: valgano per tutti Oh! My Three Guys e He and She. L'unica morale che se ne può ricavare è che, in una cornice leggera e sentimentale di tal fatta, l'uomo perfetto è quello che meno di tutti sembra il miglior partito. Si torna dunque all'enunciazione di un difetto, psicologico più che fisico, che rende per l'ennesima volta vulnerabile e facilmente derisibile la stella che torna, anche solo per un momento, ad essere addirittura inferiore all'uomo medio.

Note:
6. Cfr. in proposito: Winnie Fu, Agnes Lam - Airwave Novels and the Movie World e Lang Wun - Airwave Novels in Their Prime: On Airwave Novels and the Cantonese Cinema in the 50s and 60s, entrambi in Hong Kong Film Archive Newsletter #8 (maggio 1999).
7. Cfr. The Early Cantonese Cinema: The Opera Connection, in Stephen Teo - Hong Kong Cinema - The Extra Dimensions (British Film Publishing, 1997 - pagg. 40-43).

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