Money CrazyAl di là degli indiscussi mattatori, trattati a parte come meritano, il cinema di Hong Kong ha rivelato una serie di maschere ridanciane ricorrenti. La diversificazione di generi e commistioni ha dato a quasi tutti gli attori la possibilità di cimentarsi con la commedia e di dare prova del proprio spirito. Il che non esclude, anzi probabilmente rafforza, la posizione di quei pochi interpreti che hanno preferito limitare, con rare eccezioni, la propria opera allo scopo di provocare sorrisi e risa. E' il caso, tanto per mettere in piazza qualche nome di sicuro impatto, di Eric Kot, di Richard Ng o di Karl Maka, quasi mai in panni tragici, volti burloni facilmente ricordabili e associati inequivocabilmente a certe atmosfere leggere. A partire dalla fine degli anni cinquanta - certamente anche prima, ma la scarsità di fonti e il poco materiale a disposizione non permettono che qualche accenno volatile - il cinema hongkonghese, in misura maggiore quello in lingua cantonese, ha messo in evidenza una serie di figure, di prototipi ricorrenti, perfezionati con il passare degli anni dalle mani di registi e sceneggiatori ma bene o male riconoscibili. Questi esempi generalizzati si sposano spesso con particolari sotto-generi, con specifiche derive (la parodia, la farsa, la tragicommedia, le varianti del film musicale, l'horror comico, e via di seguito), con determinati filoni o, nei casi più specifici, come spalle ricorrenti di attori ben precisi o come modello ideale di registi e/o produttori.

I dimenticati

In quel periodo nebuloso che arriva fino all'inizio degli anni sessanta si ricordano più che altro situazioni con protagonisti intercambiabili: la satira sociale si basava su caratteristi di provata esperienza, tra cui Sun-ma Sze-tsang, Tam Lan-hing, Sai Gwa Pau, Ko Lo-chuen, Tang Kei-chan. L'effetto comico era perlopiù dato dalla fisicità della loro recitazione e la risata scaturiva dalla caricatura di personaggi quotidiani i cui difetti erano esteticamente e visibilmente accentuati: chi era grasso, chi troppo alto, chi troppo magro, chi balbuziente, chi con un naso prominente, chi con denti sporgenti. Come nei corrispettivi occidentali, lo spettatore ride del difetto fisico cui solitamente corrisponde una lacuna caratteriale, ma la farsa non va molto oltre. Leung Sing-bo, proveniente dall'opera, anche lui dalla corporatura massiccia, innalza il livello della satira facendo da perno tra i grandi cantanti innamorati e fungendo da sfogo comico in ogni situazione. In The Greatest War on Earth, dove si contrappone verbalmente a un mainlander che teme e non stima, sembra - con un ardito paragone - emulare il miglior Aldo Fabrizi. Va poi ricordato Yee Chau-sui, definito il Charlie Chaplin cinese1, memorabile in A Comet of Laughter Lands on Earth, dove inventa il personaggio del goffo cameriere Chow Sun Yuk, e impareggiabile, in coppia proprio con Leung Sing-bo, nel classico The Romance of Jade Hall.

Grasso è bello

La prima discriminante, universalmente recepibile, sin dai tempi dello slapstick e del muto, è dunque fisica: Michael Hui - che spesso è ricorso a espedienti di questo genere quali dentiere e collari - ammetteva di essersi ispirato a Buster Keaton e alle comiche americane per raggiungere un modello di comicità generale2. In ogni caso basta poco per divertire: siano le pettinature assurde dei compagni di Sammo Hung in The Dead and the Deadly o i denti sporgenti di Jacky Cheung in Once Upon a Time in China (subito ripresi e caricaturati inOnce Upon a Time in China Last Hero in China). La testa rasata di Karl Maka in Aces Go Places diventa subito un fattore distintivo, su cui è lecito scherzare (anche pesantemente), tanto da richiedere, a partire dal terzo episodio, che il neonato figlioletto del personaggio sia anch'esso geneticamente pelato: tale padre, tale figlio! In una serie fantasy avventurosa come quella iniziata da Ho Meng Hua con The Monkey Goes West non possono mancare risvolti di alleggerimento che prevedono un uomo-scimmia completamente ricoperto di peli, agile e dispettoso, e un uomo-maiale grasso, glabro, pigro e - di conseguenza - vigliacco. Difetti fisici e incapacità che ne conseguono vanno di pari passo: nel quarto Aces Go Places un killer strabico non riesce a mirare al giusto bersaglio; sembra una parodia inconsapevole del rapinatore di Cops and Robbers, cui il difetto della vista ha impedito di entrare in polizia. Ma anche in situazioni grottesche l'esagerazione e la sottolineatura del dettaglio lascia il segno: testimoniano in tal senso folli caricature quali Tsui Kam-kong super-dotato in Sex and Zen, i seni cresciuti a Francis Ng e Daniel Wu in Beauty and the Breast, Andy Lau e Sammi Cheng obesizzati in Love on a Diet, il super fallo che Nat Chan lega alla gamba in Ghostly Vixen o l'evidente orchite che colpisce Eric Tsang e Lee Siu-kei in Mr. Wai-Go. Espedienti talvolta puerili, ma efficaci quanto basta. Spesso il contrasto fisico è tra realtà, apparenze e ambizioni: fa ridere, ad esempio, un uomo evidentemente brutto o senza chances che posa da playboy. Si prestano spesso al ruolo, con grande dispendio di auto-ironia, simpatici caratteristi come Matt Chow, Law Kar-ying e Vincent Kok. Si ride ancora di più poi se la presunzione diventa realtà, per assurdo, e supera l'immaginazione del disastro preventivato: un processo simile è adottato in Chasing Girls, dove l'impacciato Eric Tsang prende lezioni di charme da Dean Shek, che in malafede vorrebbe fargli fare brutta figura, e invece riesce a sorpresa a conquistare la donna dei suoi sogni. Nat Chan ha fatto di questa lezione il suo stile, a partire da Hong Kong Playboys, in cui commette l'errore di sfidare due accaniti sciupafemmine e finisce tra le braccia di una zitella assatanata, fino ai recenti L...o...v...e... Love e Love Cruise, da lui stesso prodotti, dove si dimostra un po' più indulgente nell'auto-celebrarsi. Il cinema di Hong Kong, sempre molto attento agli aspetti bassi e corporali e alle loro potenzialità d'intrattenimento, non ha mai fatto a meno di questi trucchi, agendo con forza sui contrasti, anche oggi: basti pensare ai calciatori male in arnese di Shaolin Soccer, facce e fisici segnati dal tempo, con soprannomi e atteggiamenti improbabili, eppure alla fine vincenti nel tripudio generale. O ancora di più a The Irresistible Piggies, dove quattro donne orribili - una calva, una miope e coi dentoni sporgenti, una pelosa, una con una voglia che le copre metà volto - si trasformano in soavi principesse.

Note:
1. Cfr. in proposito: Winnie Fu, Agnes Lam - Film Personalities in the 40s, in Hong Kong Film Archive Newsletter #4 (maggio 1998); nello specifico: Agnes Lam - The Oriental Chaplin, Yee Chau-shui (1904-1955).
2. Cfr. Kung fu vs slapstick: da Buster Keaton a Jackie Chan, in Giona Nazzaro - Andrea Tagliacozzo - Il cinema di Hong Kong - Spade, kung fu, pistole, fantasmi (Le Mani, 1997 - pag. 27).




Coppie che scoppiano

Un'altra invariante tipica e ricorrente nella commedia cantonese è la dinamica della coppia, spesso e volentieri mal assortita. Non è una novità che l'accostamento di elementi differenti faccia ridere, specie in quei casi in cui due elementi di per sé normali formano una nuova Carry on Hotelentità potenzialmente disastrosa. Una serie di successo come Aces Go Places vive e muore con la sua strana coppia di protagonisti, un poliziotto e un ladro. Questo contrasto lavora su diversi strati, sfruttando di volta in volta situazioni parallele ma non uguali: l'assurdità degli opposti appaiati, il tema dell'amicizia e del male bonding, l'incapacità teorica - puntualmente smentita dalla rocambolesca pratica - del duo di ottenere il risultato ambìto. Grazie alla bravura di registi e sceneggiatori hongkonghesi emerge ben presto una forma tutta cinese di buddy comedy, lanciata dai fratelli Michael e Sam Hui e riproposta mille volte negli anni a seguire. Il tema del pak dong prevede la formazione di un dualismo assolutamente insanabile che gradualmente, con la condivisione di pene, dolori e avventure, si trasforma in amicizia forte: in Games Gamblers Play due piccoli truffatori cominciano a studiarsi nel tentativo di fregarsi reciprocamente e solo successivamente scoprono di avere molto in comune; tanto che uno di loro - è uno stratagemma classico, riproposto in tutte le forme possibili - entra a far parte della famiglia dell'altro sposandone la sorella. Anche Money Crazy di John Woo sfrutta lo stesso identico meccanismo, proponendo il terzo dei fratelli Hui, Ricky, accoppiato con un detective privato scalcagnato interpretato da Richard Ng. Solitamente la solidità della coppia viene messa a dura prova da un terzo incomodo che ne mina il passato e la fiducia: può essere una donna, un nuovo amico, un desiderio da realizzare, il denaro o il potere. Non sempre l'intrusione porta a risultati negativi, anzi di solito, prima di esaurirsi, la sbandata produce i suoi effetti: in Carry on Hotel Jacky Cheung scopre l'amore di Cecilia Yip solo quando Joey Wong si sacrifica e si fa da parte. Caso a parte è quello di He Lives By Night, dove un aitante pretendente (Simon Yam) aiuta senza un plausibile motivo il compagno di pattuglia (Kent Cheng), su cui nessuno punterebbe un soldo bucato, a fare colpo su una sua vecchia amica molto carina (Sylvia Chang). Un noir parodistico come Pom Pom prova invece un discorso solo in apparenza differente, invertendo (ma non troppo) una situazione idilliaca di partenza e inasprendo lentamente i contrasti tra due colleghi poliziotti: ma prima dell'epilogo le cose tornano a posto, entrambi gli amici trovano una fidanzata, aiutandosi quasi inconsapevolmente l'un l'altro. Il doppio binario prevede anche che Richard Ng, simpatico ma non un adone, parodossalmente si atteggi a dominatore della coppia, latin lover e saggio consigliere cui spetta sempre l'ultima parola: visto che il collega, un ottimo John Shum, che su questa caratterizzazione costruirà un'intera carriera, è peggio in arnese - timido, impacciato, scarmigliato, grassoccio - il gioco funziona e la credibilità del primo personaggio ne esce intatta. Ma la Days of Being Dumbpresunzione dell'assunto e la spavalderia di Ng costituiscono in partenza un buon motivo per (sor)ridere partecipi e per catturare lo sguardo dell'uomo medio bisognoso di auto-stima. Il discorso è più sottile e intimista in Days of Being Dumb, ennesima variazione dei ribelli cresciuti insieme e costretti a sopravvivere nella giungla - gli stessi di City Kids 1989 di Poon Man-kit -, con due gangster di bassissimo profilo che si spalleggiano per sopravvivere nel duro mondo delle triadi. I due amici, imbelli e incapaci, non hanno la minima possibilità di scappare a una condanna a morte, così come Stephen Chiau, agente segreto screditato in From Beijing with Love, accompagnato da una corte di folli e incapaci, non ha nessuna speranza di risolvere il caso scottante a lui affidato: in circostanze del genere il processo comico non è il risultato, ma il grottesco modo in cui questo viene raggiunto. Se poi invece della semplice coppia la missione spetta a gruppi scoordinati, come i poliziotti dei due The Haunted Cop Shop, i loro colleghi di Mortuary Blues o le loro pari grado della serie The Inspector Wears Skirts, il disastro è assicurato.




Surreali, scurrili, grotteschi

Se la commedia cantonese è molte volte sopra le righe, tra virgolette e volutamente volgare, i suoi (anti)eroi non possono che essere profeti di una demenzialità altrettanto ruvida e scurrile. A simbolo di questo modo di riflettere potrebbe essere semplicisticamente eletto un regista come Wong Jing, che anche in qualità di attore non si nega mai doppi sensi e ambiguità assortite. Nat Chan non si è mai fatto problemi nel deteriorare la sua immagine, come nel succitato Ghostly Vixen. Se d'altronde il cattivo gusto è elemento portante di un certo tipo di umorismo, perché vergognarsene? Le sex comedies sono una realtà già a partire dalla fine degli anni sessanta3, e con l'allargarsi delle maglie censorie c'è in breve tempo spazio per ogni tipo di approccio, anche quelli più diretti e scorretti. Fino agli eccessi difficilmente Screwball '94superabili del soft-core degli ultimi anni: in Chinese Erotic Ghost Story il povero Ronald Wong, travestito ad hoc per sembrare un membro gigante nell'atto della copula, è costretto a simulare l'eiaculazione sputando un liquido biancastro, presumibilmente latte. Nel modesto Screwball '94 il sesso passa in primissimo piano, tra fellatio provocate, grandi quantità di sperma e metafore inequivocabili. Con l'esplosione commerciale del Cat. III si sono toccati vertici di sconcezza e abbiezione imperdonabili: involontari - si spera - alfieri di questa insistita componente erotico-onanistica sono attori, anche di valore, intrappolati in decine di prodotti tutti uguali, come Tsui Kam-kong (che almeno dispone di ironia sufficente per essere sempre simpatico), l'inossidabile Charles Cho (una delle filmografie più sterminate del cinema di Hong Kong), Lam Wai Kin, James Wong (di giorno affermato compositore, di notte porno-attore) o Shu Kei Wong. A fianco di questi che sono i casi più bassi c'è poi una serie non trascurabile di vignette grottesche che meritano senza ombra di dubbio maggiore attenzione. Si parte sempre dal Cat. III - gli sketch che spiazzano in Dr. Lamb e The Untold Story -, e si arriva dopo un lungo peregrinare ad autori illuminati come Chor Yuen, Jeff Lau o il suo figlio d'arte Jacky Pang. Ideali terminali di queste situazioni sono comici cerebrali, quasi intellettuali, come Billy Lau o Dayo Wong. Cresciuti allo stesso modo, tra frequentazioni televisive e palchi teatrali, si ritrovano al cinema con un'unica aspirazione, imprimere nelle proprie caratterizzazioni demenziali un marchio personale e riconoscibile. Il discorso può facilmente essere esteso a tanti altri nomi: Cheung Tat-ming, l'ermetico Tats Lau, il rumoroso Wyman Wong, Simon Loui, il più meditabondo Lawrence Cheng, Law Kar-ying4, il primo Francis Ng e l'Eric Tsang meno controllato. Anche se oggi questo modo d'agire pare in ribasso - solo Ronald Cheng, Chapman To, Eason Chan e l'ultimissimo Louis Koo hanno tentato un percorso simile - negli ultimi due decenni si sono visti risultati da tenere in considerazione. Valgono come manifesti programmatici low budget intelligenti quali F***/Off e Mr. Sardine - ma anche un giochino intertestuale e pre-autoriale come All the Wrong Clues (...for the Right Solution) -, tutti intrisi di (in)sano nonsense, cinismo e spirito caustico.

Brutte copie, spalle e clown tragici

La regola delle coppie impossibili prevede spesso un dualismo dispari, con un primattore e una spalla a dargli corda. Spesso quello della spalla è un compito ingrato, visto che al nome meno blasonato spetta il lavoro duro, costruire da zero la battuta, portarla a maturazione e far sì che il comico protagonista ne raccolga i frutti. Ma non è sempre così: sin dagli esordi Stephen Chiau lavora con Ng Man Tat, e dopo qualche anno di sintonizzazione, la coppia è maturata e si è affiatata a tal punto che il loro lavoro è ormai paritario. Il gioco non è più quindi di sfruttamento della manovalanza minoritaria, ma un duetto costante che permette alle due parti di agire sul medesimo piano. La pratica si è talmente affinata che ormai lo sviluppo comico della gag gode di un'apporto reciproco, con due modi differenti di concepire lo humour in perenne contrasto: da un lato le idiozie inventive di Chiau, cui fa da perfetto contraltare un Ng pacato e/o furioso, ma sempre con i piedi per terra, anche nelle situazioni più dementi e irreali. Ng è l'unica spalla storica che non sia stato schiacciata dal peso di Chiau, cui sono stati contrapposti tanti attori che alla lunga non hanno saputo (o voluto) reggerne il gioco: una piccola eccezione è l'istrionico Law Kar-ying, che si presta bene come macchietta per brevi apparizioni. In From Beijing with Love inventa un personaggio fulminante, una caricatura del Bond-iano G, un inventore folle e geniale che nel tentativo di assistere la spia in trasferta idea oggetti e marchingegni assolutamente inutili.Till Death Do We Scare Anche Eric Tsang è raramente protagonista; in genere si sposa (sempre bene, visto il grande talento) con amici (come Alan Tam, affiancato praticamente sempre agli esordi: da segnalare nell'ambito che ci interessa soprattutto Till Death Do We Scare, dove affronta con effetti tragici una sedia volante) e colleghi. Come caratterista è una delle colonne portanti della Cinema City: la sua comicità è fisica - è piccolo, grassoccio eppure agilissimo, quasi quanto un Sammo Hung - e al tempo stesso verbale, visto che la sua voce stridula è inconfondibile, così come certe espressioni al limite del dramma personale - i mezzi sorrisi, le ammissioni di impotenza, gli sguardi da cane bastonato - che colpiscono nel profondo. Lo stesso volto da clown triste spetta a Eric Kot, ancora da studiare vista la difficoltà di inquadrare e intepretare la sua comicità assolutamente contingente, che parte dai miti collettivi e li riprende fino allo sfinimento, con tattiche anche infantili e uno spirito tutto sommato post-moderno che rischia ogni volta l'irrancidimento e lo scadimento nella peggiore scatologia. E' probabilmente più efficace Ricky Hui, popolarissimo a partire dai successi con i fratelli e dall'esperienza al fianco di Lam Ching-ying (l'eterno sifu degli horror comici) di Mr. Vampire. Ma è John Woo per primo che ne mette in risalto l'espressione malinconica, facendo di lui una maschera socio-consapevole in cui il cittadino medio si riconosce facilmente, con umiltà. Come lui Lawrence Cheng, da ricordare soprattutto nell'intenso He Ain't Heavy, He's My Father!, melodrammatico genitore alle prese con una famiglia in cattive acque. Cheng, al pari di Hui, Kot o di Billy Lau, è portatore di un'ironia difficilmente intellegibile, sempre sul limite sottilissimo tra autorialità, intelligenza e deficienza: non è un caso che a Hong Kong siano stimati e in occidente a malapena ricordati e riconosciuti. Al contrario da noi godono di maggiore risalto le inevitabili brutte copie, cloni istantaneamente generati dall'industria abituata a serializzare e fotocopiare pur di speculare sui successi. Il succitato Kot in qualche occasione risulta insopportabile nelle vesti di Stephen Chiau, come in The Saints of Gamblers. Non poteva che essere Chiau il più imitato5, di solito con i peggiori risultati: se ne sono purtroppo accorti, tra i tanti a fallire nel tentativo, Dicky Cheung in The Black Panther Warriors, Aaron Kwok in Millionaire Cop, Andy Lau in Prince Charming, Eason Chan in If U Care....

Note:
Boy's?3. Cfr. Ng Ho - Hong Kong Cinema's Animal Comedies' 1967-70, in Law Kar (a cura di) - The Restless Breed: Cantonese Stars of the Sixties (Hong Kong Urban Council, 1996 - pagg. 63-65).
4. Curiosamente questi è stato l'unico vero outsider comico di metà anni novanta, forte di un notevole consenso televisivo e della scarsità di reali oppositori, escluso il solito Stephen Chiau, che intelligentemente lo ha voluto al suo fianco, come spalla, in molti dei suoi ultimi film. In Boy's? di John Hau si ironizza sul fatto che in una società dove Law Kar-ying, non più giovane né prestante né piacente, assurga al ruolo di superstar il resto degli uomini sia per forza gay.
5. Caso strano, l'altro grande comico hongkonghese, Michael Hui è rimasto immune a questa discutibile pratica di plagi; però non lo sono stati i suoi film, saccheggiati ripetutamente, per struttura, temi e gag (non tanto quelle verbali, quanto quelle fisiche), soprattutto dalla Cinema City degli esordi: Money Crazy di Woo o la serie Aces Go Places non fanno che riproporre in chiave leggermente differente le stesse pulsioni e stereotipi già visti.




Diverse provenienze, diverse esperienze

Esaminate alcune delle mille forme della recitazione umoristica, bisogna ora interrogarsi sulla provenienza di questi attori. Da sempre il cinema ha saccheggiato gli altri media, i potenziali interpreti e ne ha copiato tendenze e caratteristiche. Ma c'è una fucina più prolifica delle altre? O un laboratorio più efficace nel regalare talento comico al grande schermo? Ovviamente un posto privilegiato spetta alla televisione, che fin dagli esordi ha rifornito il fratello maggiore esportando le sue merci più prelibate. I tre fratelli Hui conducevano insieme un popolare varietà, 73; Chow Yun Fat viene dalla fiction (drammatica); Stephen Chiau si è rivelato con uno spettacolo per bambini; uno show imperituro come Enjoy Yourself Tonight, sulla falsariga dell'americano Saturday Night Live, ha messo in luce tanti volti nuovi. Il percorso di influenze è reciproco, di andata e ritorno, e viceversa, soprattutto oggi, visto che il cinema vive tempi magri e la televisione, marcatamente riguardo a telefilm e soap operas, no. E' non è un caso che la regina della commedia degli anni ottanta, Carol Cheng, abbia preferito in anni recenti condurre il Chi vuol essere milionario? locale rifiutando quasi tutti i ruoli propostile da registi e produttori; o che allo stesso modo Kenneth Merry-Go-RoundTsang, veterano di lusso che negli anni sessanta incrociava sguardi d'amore con Josephine Siao e Connie Chan, non calchi più un set di rilievo da parecchio tempo. La televisione ha oggi un unico re comico, Dicky Cheung. Un tempo si sperava di farlo diventare l'erede cinematografico di Stephen Chiau, ma con scarsi risultati (ha anche ripreso diversi ruoli di Chiau senza troppo successo, come in My Hero II), tanto che da quasi dieci anni ha abbandonato ogni velleità di sfondare sul grande schermo e si dedica con costanza alla fiction tv. La sua scelta si è dimostrata vincente, visto che nonostante un umorismo spuntato e molto difficile da comprendere, soprattutto per un occidentale, Cheung è un vero idolo a Hong Kong, quasi quanto Andy Lau e lo stesso Chiau. Per provare ad apprezzarne la vis verbale (e demenziale) al cinema consiglio di partire dal leggerissimo Future Cops o dal rocambolesco Chez'N Ham. La radio non ha dato lo stesso apporto, anche se negli '40 le airwave novels6 spesso venivano trasposte. Ultimamente solo la regista e produttrice GC Goo-bi ha fatto il grande salto con Heroes in Love e Merry-Go-Round, ma poi ha subito fatto un passo indietro dirigendo una serie per lo schermo catodico, 20/30 Dictionary. Si ha più materiale a disposizione se si prende in esame il teatro: le stand-up comedies di Francis Ng, Cheung Tat-ming e Dayo Wong hanno avuto diverse imitazioni. Anche Eric Tsang è passato più volte per i palchi, proprio come l'affiatato terzetto Raymond To (sceneggiatore) / Clifton Ko (regista o produttore) / Derek Chiu (regista) che a partire da I Have a Date with Spring hanno trasposto su grande schermo le loro opere: le ultime in ordine cronologico sono state Love Paradox e Love Au Zen. Ma il maggior apporto al cinema il teatro lo ha dato negli anni '507, quando i biglietti per l'opera costavano troppo e al pubblico conveniva andare a vedere le star amate, come Yam Kim-fai o Pak Suet-sin, direttamente al cinema, in film esclusivamente fondati sulle doti canore dei protagonisti e sugli intermezzi di alleggerimento affidati a caratteristi affidabili quali i già citati Leung Sing-bo e Sun-ma Sze-tsang. Non mancano poi le ingerenze minori che confermano la regola: scrittori (Ngai Hong, creatore di Wisely, più volte sceneggiatore), musicisti, fotografi, deejay (il duo Soft Hard: ossia Eric Kot e Jan Lamb), animatori, presentatori, cantanti, tutti si sono almeno una volta prestati all'emozione di una pellicola. James Wong, Tats Lau e Mark Lui sono compositori di colonne sonore - Lui scrive anche canzoni per Kelly Chen e Leon Lai e li accompagna come turnista dal vivo - prestati con risultati alterni alla recitazione. In Cause We Are So Young Lui gioca con la sua immagine impugnando una chitarra elettrica nel tentativo di impressionare Nicola Cheung, che non si scompone e si siede al piano per insegnargli come suonare senza fare troppo rumore. Per chiudere il circolo si torna al cinema, passando per la porta posteriore. Tanti registi hanno fatto il fatidico passo in più per Cause We Are So Youngapparire di fronte alla macchina da presa, anche in ruoli marginali: la pratica è più comune di quanto si pensi e ha visto protagonisti illustri come John Woo, Tsui Hark, Joe Ma o Chor Yuen; uno dei più simpatici riciclati nelle vesti di caratterista è Lee Lik-chi, insieme a Vincent Kok, Alfred Cheung, Anthony Chan, Matt Chow e Raymond Wong.

Gentiluomini presta(n)ti

Accanto ai caratteristi spudoratamente comici vanno segnalati alcuni interpreti più versatili della media che pur prestati alla commedia hanno dato dimostrazione di talento e di grandissima capacità di adattarsi ad ogni contesto. Solitamente questi protagonisti sono belli, aitanti e in altri ruoli si sono conquistati i favori del grande pubblico: la prova della stupidità ne esalta per contrasto la bravura e l'apprezzamento; oltre alla capacità, spesso ai limiti del masochismo, di sacrificarsi - ben pagati, ci mancherebbe - per soddisfare le esigenze di un'industria multiforme. Non parliamo soltanto di interpreti - come ad esempio il primo irresistibile Chow Yun Fat, la cui agilità comica ha aperto molte strade, non ultima quella di Stephen Chiau -, che prima si sono fatti un nome nel settore e poi hanno fatto il salto della barricata verso lidi drammatici e maggiormente impegnati. Ma piuttosto di attori che hanno anche avuto l'ardire di rischiare in prima persona il proprio nome: come i due Tony Leung, entrambi demenziali ma concreti in The Eagle Shooting Heroes, o Andy Lau, più volte costretto a sopportare le angherie di Stephen Chiau (gli va meglio quando è lui il leader comico, ma in queste circostanze il suo ego finisce per prevalere e si dimostra poco funzionale e meno versatile del previsto). Leung Chiu-wai si è messo in gioco più spesso, Leung Ka-fai si è abbandonato alla farsa con minori timori, affrontando anche situazioni imbarazzanti per un attore del suo calibro, come quando in God of Gambler's Return si mimetizza da orologio a pendolo semplicemente infilandosi due lancette in bocca. In anni passati il divo Peter Chen, passando dai ruoli passionali dei film girati per la Cathay, si era spinto, per quanto fosse possibile negli anni sessanta, vicino a limiti simili: soprattutto dopo il passaggio agli Shaw, meno giovane e più scafato, Chen diventa una parodia della sua immagine. In Hong Kong Rhapsody concupisce donne con estrema facilità prima di ravvedersi; in Love Parade duetta con Lin Dai come Spencer Tracy faceva con Katherine Hepburn. Un simile gioco di riletture e contrasti, anche intertestuali, prevede spesso l'inversione dei ruoli: il macho diviene così effemminato e il gay, piatto prelibato per le controparti femminili, è facilmente redento e riportato sulla retta via dal vero sesso forte. Nel primo caso non bisogna quindi stupirsi di vedere Michael Wong, poliziotto e guerriero per antonomasia, in Whatever You Want... nei panni di un genio asessuato cui il viscido Jordan Chan dà lezioni di sensualità o in I'm Your Birthday Cake, fatalmente omosessuale, dove ripete il gioco insegnando a Chingmy Yau come sedurre un industriale impotente. Il secondo metodo, più razzista, prevede l'omosessualità come mero scudo nella lottaOh! My Three Guys dei sessi: alla fine, puntualmente, l'ex gay cede alla malizia e alle astuzie femminili e rinuncia alla sua posizione per redimersi. Accade anche troppo spesso per prendere nota degli esempi: valgano per tutti Oh! My Three Guys e He and She. L'unica morale che se ne può ricavare è che, in una cornice leggera e sentimentale di tal fatta, l'uomo perfetto è quello che meno di tutti sembra il miglior partito. Si torna dunque all'enunciazione di un difetto, psicologico più che fisico, che rende per l'ennesima volta vulnerabile e facilmente derisibile la stella che torna, anche solo per un momento, ad essere addirittura inferiore all'uomo medio.

Note:
6. Cfr. in proposito: Winnie Fu, Agnes Lam - Airwave Novels and the Movie World e Lang Wun - Airwave Novels in Their Prime: On Airwave Novels and the Cantonese Cinema in the 50s and 60s, entrambi in Hong Kong Film Archive Newsletter #8 (maggio 1999).
7. Cfr. The Early Cantonese Cinema: The Opera Connection, in Stephen Teo - Hong Kong Cinema - The Extra Dimensions (British Film Publishing, 1997 - pagg. 40-43).

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