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- Scritto da Stefano Locati
- Categoria: LIBRI
John Woo è sicuramente il regista hongkongese più famoso in occidente. Il più citato e il primo ad emergere dalle bocche dei cinefili negli anni passati quale rappresentante di un'intera cinematografia (in certi casi purtroppo per farne uno stereotipo di sole sangue e pistole). Il fatto che in Italia gli siano state dedicate tante monografie dimostra già l'indubbio interesse che lo accompagna. La cosa però non facilita l'opera critica, che al di là di facili entusiasmi potrebbe anzi essere messa in difficoltà dal suo essere assurto a regista di culto prima ancora che fosse fatta un'attenta analisi delle sue opere. Merito quindi di Nazzaro e Tagliacozzo (come di Bertolino e Ridola prima di loro) di aver cercato di mettere ordine nel magma di sensazioni che avvolge il suo cinema.
Si parte da un'analisi di tutti i suoi film - divisa in tre sottosezioni: le prime commedie e i film di kung fu, la maturità hongkongese, il passaggio negli Stati Uniti - per approdare ad un esame critico più approfondito. Questa sezione (non a caso intitolata Materiali) prova a sviscerarne in maniera volutamente non sistematica la poetica e le peculiarità, mettendo a nudo i temi e i topoi del suo cinema. Ricollocandolo quindi nel suo tempo e mettendolo in relazione con le figure chiave da cui ha tratto ispirazione o con cui è sembrato confrontarsi (dall'inevitabile Chang Cheh a Jaques Demy, passando per Jean-Pierre Melville e Sam Peckinpah), l'analisi cerca nuove strade interpretative in grado di mettere in luce non solo l'etica della messinscena di tradimenti, vendetta e redenzione, ma anche il lato prettamente romantico e antropocentrico del suo fare-cinema. Si scopre così un universo di personaggi femminini, in contrapposizione ad esempio agli eroi maschi di un Milius, che vivono in un perenne stato di contraddizione che può risolversi solo in un atto redentivo esemplare (e perciò atemporale) di eroismo. Un eroismo doloroso, tutto il dolore che un corpo riesce a sopportare.
Autore: Giona A. Nazzaro, Andrea Tagliacozzo
Casa Editrice: Castelvecchi
Anno: 2000
Prezzo: L. 18.000
Pagine: 203
ISBN: 88-8210-203-3
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- Scritto da Stefano Locati
- Categoria: LIBRI
Opera meritoria quella di Riccardo Esposito, che in anni impensabili decideva di mettere per iscritto la sua passione per una cinematografia completamente ignorata, se non disprezzata, dichiarando il suo amore non solo nei confronti del cinema di kung-fu, ma anche di tutto il cinema orientale. Se l'obbiettivo principale del libro è infatti sviscerare il cinema gongfupian, in particolare quello del quinquennio 1970 / 1975, il risultato è comunque un affresco gradevole e dettagliato che unisce nozioni storiche, sviluppi tecnici e accenni a tutto un mondo, che travalica i confini della semplice monografia su un genere. Ampli tratti sono infatti dedicati anche alla genesi del wuxiapian, all'esame degli studios - dai famosi Shaw Brothers alla Golden Harvest di Raymond Chow, fino alle case meno conosciute come Cathay o Concord, per citarne solo alcune - e alla presentazione dei personaggi più significativi (andando oltre al solito Bruce Lee).
Il cinema del kung-fu rimane comunque un'opera fondamentale soprattutto per gli appassionati del genere, che troveranno esaminati la maggioranza dei film prodotti in quegli anni, sia quelli che arrivarono da noi (con tanto di improbabili traduzione dei titoli, a partire dal famoso Cinque dita di violenza / King Boxer) fino a quelli meno conosciuti - e spesso, tristemente, di qualità ben superiore. Forse l'esame critico non è dei più approfonditi (anche se molte tematiche vengono sviscerate molto più approfonditamente, vedi il molto spazio dedicato ad un autore imprescindibile come Chang Cheh), ma il libro rimane uno strumento indispensabile e nello specifico insuperato per orientarsi all'interno di una produzione tanto vasta.
Autore: Riccardo Esposito
Casa Editrice: Fanucci
Anno: 1989
Prezzo: L. 25.000
Pagine: 334
ISBN: 88-347-0120-8
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- Scritto da Matteo Di Giulio
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John Woo è l'unico regista hongkonghese che ha avuto l'onore di avere ben tre saggi, solo in Italia, interamente dedicati a lui. Non è una cosa da poco se pensiamo che la nostra critica non ha ancora avuto tempo e modo di sistematizzare l'opera di autori orientali anche più importanti, e certo ha aiutato la creascita di popolarità del regista, oramai assurto allo status di cult director, l'abile commercializzazione della sua immagine che è seguita al successo riscosso in tutto il mondo per l'ultimo Mission: Impossible II. Marco Bertolino e Ettore Ridola hanno comunque il grande merito di essere stati i primi a mettere su carta un'analisi compiuta sul lavoro del regista originario di Canton, precedendo con grande anticipo il quasi omonimo lavoro di Nazzaro e Tagliacozzo e il Castoro di Spanu.
Il saggio parte dalle origini, meno conosciute ai più, sotto l'egida di Chang Cheh, fino al debutto cinematografico nel segno del wuxiapian e della commedia. La parte centrale dell'opera è incentrata invece sulle opere più mature del regista, quei polizieschi grazie ai quali è stato coniato il termine heroic bloodshed e che sono, a giudizio degli autori, i veri capolavori della sua filmografia. In conclusione non vengono trascurati, anzi sono trattati più che ampiamente, gli ultimi episodi della carriera di Woo, che dopo l'approdo a Hollywood ha cercato di trovare una posizione comoda all'interno dello star system americano.
Il lavoro dei due critici piemontesi è diviso in diverse sezioni, che comprendono anche la biografia e un'analisi accurata di ogni film preso singolarmente. Il libro è molto piacevole da leggere, le proposte per un percorso interpretativo sono per lo più condivisibili, in alcuni casi coraggiose (nel rivalutare quella che unanimamente viene considerata la parentesi più debole della carriera del regista, la svolta negli Stati Uniti), anche se manca un approfondimento degli esordi (trattati frettolosamente, ma la difficioltà di reperire certe opere costituiva un problema non da poco). A notizie di prima mano vengono affiancate dichiarazioni del regista e spezzoni di interviste, ma ciò non esclude la totale originalità di affermazioni e ipotesi. L'apparato iconografico, piuttosto scarno, non pare all'altezza della situazione, con una serie di fotografie in bianco e nero su carta patinata.
Autore: Marco Bertolino, Ettore Ridola
Casa Editrice: Le Mani
Anno: 1998
Prezzo: L. 20.000
Pagine: 128
ISBN: 88-8012-098-0
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- Scritto da Matteo Di Giulio
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Insieme al quasi omonimo libro di Nazzaro e Tagliacozzo, di cui è di un paio d'anni posteriore, questo è l'unico esempio di trattazione critica seria e dettagliata della storia del cinema hongkonghese scritta qui in Italia. La preparazione e la passione di Alberto Pezzotta, pionere tra i più autorevoli nella divulgazione del cinema orientale nella nostra penisola, non sono mai in discussione; il suo approccio è competente e pone molti interrogativi assai interessanti, oltre a fissare alcuni postulati imprescindibili, evitando di trascurare aspetti essenziali. Inutile cercare di paragonare questo saggio con le altre dissertazioni, italiane e straniere, sarebbe un gioco ingiusto e poco nobile, ma indubbiamente Tutto il cinema di Hong Kong - Stili, caratteri, autori riesce a conquistarsi un posto importante e primario in un ipotetico elenco delle fonti per successivi intenti di ricerca, una piccola pietra miliare dalle imprescindibili premesse.
La prima parte è dedicata a un profilo storico della penisola, poi ci si tuffa nel mondo delle pellicole, attraverso una serie di percorsi cronologico-tematici che sintetizzano cinquant'anni di cinema, soffermandosi soprattutto su King Hu e Chang Cheh, per poi affrontare la svolta del kung fu comico e della new wave, fino ai giorni nostri. La sezione successiva tenta di ordinare i caratteri originali e di inquadrare i generi in un discorso di ampio respiro. La grande bravura dell'autore sta nel non fermarsi alla superficie, ma di scavare a fondo per delineare nuove categorie (melodramma, violenza, sessi, fantastico, autoriflessività e ipertestualità, comicità, autori e attori, finali, Hong Kong / Hollywood) per un approccio originale alla materia. L'ultima parte vede in prima fila i veri protagonisti, gli attori e i registi (più due sceneggiatori), radiografati attraverso sessanta profili sintetici ma mirati che comprendono anche nomi poco considerati (come Jeff Lau, Nam Yin, Tsui Kam-kong) o poco conosciuti nonostante la loro effettiva importanza (Michael Hui, Patrick Tam, Tony Au).
La profondità delle conclusioni cui giunge l'autore, attraverso un percorso interpretativo mai banale, pone l'accento su un cinema ancora sconosciuto in occidente, soprattutto per quanto concerne le sue invisibili origini, e spinge, inevitabilmente, ad una riflessione coerente sia chi il cinema non lo conosce sia chi ne è invece appassionato fruitore, fornendo al lettore le chiavi per entrare in un mondo tutto nuovo e comprenderlo con maggiore coscienza.
Autore: Alberto Pezzotta
Casa Editrice: Baldini & Castoldi
Anno: 1999
Prezzo: L. 34.000
Pagine: 448
ISBN: 88-8089-620-2
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- Scritto da Stefano Locati
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Progetto importante, non tanto perché indaga l'autore di Hong Kong più conosciuto - dal punto di vista critico - ma per il modo in cui lo fa. «Nel corso di questo viaggio al plurale non abbiamo sognato di imbalsamare Wong Kar-wai in un autore di culto: di Tarantino ce ne basta uno, e l'autorialità ci sta stretta. Vorremmo soltanto che alla fine dei nostri piccoli sforzi e di quelli di tutte le persone che ci hanno aiutato nella realizzazione di questo progetto emergesse la luce incerta ma assolutamente moderna di Wong Kar-wai e della sua nuova visibilità delle passioni» (dall'introduzione di Silvio Alovisio). Dunque non una ricerca critica atta ad incensare un autore donandogli la sua aureola da oggetto-da-ammirare-incondizionatamente, dandolo in pasto al pubblico come nuovo esempio di stile, quanto un tentativo di rilettura e accerchiamento alla sua poetica. Perché di un assedio alle opere di Kar Wai si tratta. Cercare di penetrare in quelle fortezze fatte di grovigli pulsionali / emozionali e di asincronie temporali è il tentativo portato a buon fine dagli autori (oltre ad Alovisio e Chatrian ci sono interventi di Giona A. Nazzaro, Adriano Boano, Fabio Zanello, Luca Aimeri, Giampiero Frasca e Micaela Veronesi). E allora viene evidenziato in una successione piena di rimandi - che siano ad altri registi come Godard o Antonioni, o a filosofi come Deleuze poco importa, visto che comunque non è fatto per mero citazionismo quanto per cercare di meglio illuminare la sua narrazione evidentemente poco propensa a schematismi - il percorso ellittico di Wong, esaminando sia ogni film singolarmente (fino ad Happy Together) che la sua opera più in generale. Completano il libro, oltre ad una raccolta di pensieri del regista, una filmografia completa di cast e sinossi e una fornita bibliografia.
Piccole cose, per l'appunto. Sarebbe un guaio se non ci fossero.
Autore: AA.VV. (a cura di Silvio Alovisio, Carlo Chatrian)
Casa Editrice: TraccEdizioni
Anno: 1997
Prezzo: L. 10.000
Pagine: 62
ISBN:
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Uno dei primi libri in italiano interamente dedicati al fenomeno hongkongese, che guardi a tutti i generi cinematografici e non solo alle arti marziali (di cui si erano occupati già altri libri, anche andando molto a ritroso nel tempo) o esclusivamente al fantastico.
Oltretutto il tentativo effettuato è senza dubbio interessante ed azzardato. Una storia del cinema di Hong Kong (sottotitolo: Il cinema di Hong Kong dalle origini a John Woo) che non sia solo una narrazione senza soluzione di continuità di trame di centinaia di film, ma che provi ad essere anche una sorta di studio sociologico capace di mettere in relazione la situazione politico/economica dell'ex-colonia inglese con la sua industria cinematografica. La scelta è quindi quella di privilegiare una veloce descrizione di film e fenomeni connessi, contestualizzati in precisi periodi storici e fattori sociali, piuttosto che quella di esaminare più approfonditamente ogni singolo film. Se da un lato questo porta ad avere una visione complessiva dei film prodotti e della situazione che li ha prodotti, dall'altro sconta il fatto di lasciare un po' le idee confuse su alcuni film, di cui vengono elencati solo titolo, regista, anno di produzione e poco più. Certo però questo vale solo per i film meno importanti, e dunque è fatto ampiamente trascurabile, soprattutto se il libro è preso come punto di partenza per ulteriori ricerche. La scelta è quindi stata quella di suddividere i film all'interno di diverse categorie (con termini a volte di derivazione anglosassone, come modern day action o heroic bloodshed, a colmare una mancanza all'epoca oggettiva di studi italiani cui riferirsi), a partire da wuxiapian, gongfupian e mélo, fino a fantastico, azione, femme fatale ed erotico - senza dimenticarsi poi una sezione che compari pellicole americane o in ogni caso occidentali a quelle orientali.
Arricchisce il libro un dischetto in allegato con un elenco quanto più completo di tutti i film prodotti ad Hong Kong. Opera senza dubbio divertente da consultare, ma di difficile utilità - un po' perché molti dati sono mancanti (vista anche la difficoltà di reperire informazioni, soprattutto sui film più vecchi), un po' perché non è comunque presente un seppur breve accenno alle trame.
Autore: Simone Bedetti, Massimo Mazzoni
Casa Editrice: Punto Zero
Anno: 1996
Prezzo: L. 28.000
Pagine: 160
ISBN: 88-86945-01-9