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- Scritto da Emanuele Sacchi
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Toc, toc, è tornato Il Visionario. Per l'occasione si è trasferito al Lido, dove è certo che il materiale non manchi. Faide, ritorsioni, le aspesi, i rondi e tanto altri ancora. Ai blocchi di partenza il popolo della Mostra non ha perso occasione per sparlare di Müller e quindi del cinema orientale e quindi di certi autori, eccetera eccetera. Ad nauseam. Nei fatti è stata l'edizione con meno film dell'estremo oriente della gestione Müller e forse la più fragile, ma l'hanno massacrata ugualmente, giusto per non smentirsi. E se di momenti inspiegabili se ne sono contati diversi – un inginocchiante Werner Schroeter, un corpo estraneo come Jerichow: possibile che non ci fosse spazio che so, per un coreano? – in fondo il livello dei film, specie per quanto riguarda Usa e Giappone, si è mantenuto piuttosto alto.
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Pensavate che fossi stato rinchiuso in uno scantinato filippino e avessero gettato la chiave? Vi è andata male, ero seduto nel Teatro Nuovo Giovanni – appena un po' più scomodo dello scantinato filippino – a subire una devastante cura Ludovico: d'altronde al Far East si dovrebbe andare anche e soprattutto per vedere dei film oltre che per conoscere avvenenti ragazze dagli occhi a mandorla (ogni riferimento a talune traduttrici cantonese-italiano è del tutto casuale).
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Il governo cinese allunga le sue mani sul Far East: salta la proiezione di Lost, Indulgence, opera seconda dello Zhang Yibai già apprezzato nel torbido Curiosity Kills the Cat, in quanto bloccata dalla censura. Pare che sia la prima di una lunga serie di iniziative a catena: la retrospettiva del Far East 11 sarà dedicata a vita, morte e miracoli di Deng Xiao Ping e ogni pezzo pubblicato sul FEFF da qui in avanti dovrà contenere la frase «Feng Xiaogang è un grande regista» (cioè quasi un ribaltamento della tesi eliocentrica).
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Ahi, che male. Mi ha appena colpito un frigo digitalizzato mentre attraversavo la strada per il teatro e il dolore non se ne vuole andare. Chi ha assistito alla scena racconta di un effetto imbarazzante al pari dell'inizio di Le fate ignoranti. D'altronde scappavo da un fantasmino J-horror lungocrinito, quindi il rischio si poteva pure correre.
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Ohayoo gozaimatsu. Parte qui dal FEFF Il Visionario, rubrica più o meno regolare, e lo fa nella sospirata edizione del decennale per tenervi informati sulle vicende, quelle semiserie e quelle che non lo sono affatto, del glorioso festival di Udine. Naturalmente al Visionario quest'anno non ci sono film, tiè, ma il titolo rimane: tutto al Teatro Nuovo Giovanni e nel weekend si tocca il picco di 8 film, senza pausa pranzo. Roba per i duri e puri. Meno comprensibile il trasferimento della sala stampa sotto il tetto del teatro, l'unico punto in cui di wi-fi neanche a parlarne. Ecco perché sto vergando queste righe nei pressi dei bagni mentre danno Kala Mulam Bulan Mangambang che solo per il titolo avrebbe meritato... Cosa non si fa per tenervi aggiornati.