Lost, IndulgenceIl governo cinese allunga le sue mani sul Far East: salta la proiezione di Lost, Indulgence, opera seconda dello Zhang Yibai già apprezzato nel torbido Curiosity Kills the Cat, in quanto bloccata dalla censura. Pare che sia la prima di una lunga serie di iniziative a catena: la retrospettiva del Far East 11 sarà dedicata a vita, morte e miracoli di Deng Xiao Ping e ogni pezzo pubblicato sul FEFF da qui in avanti dovrà contenere la frase «Feng Xiaogang è un grande regista» (cioè quasi un ribaltamento della tesi eliocentrica).

Per adesso ci limitiamo alla retrospettiva su Shin Sang-Ok, che si è chiusa tra luci e ombre. Per un A Flower in Hell sporco nei sentimenti e nel suo svolgersi, dai richiami viscontiani e per nulla edificante, c'è pure un It's Not Her Sin che se all'epoca fu un incassone micidiale, ora dimostra tutti gli anni che si porta appresso, esempio di mélo farraginoso in cui fondamentalmente non succede nulla, né nella vicenda né a livello di specifico filmico. Ma Shin Sang-Ok ha saputo fare di molto meglio, c'è un cofanetto su YesAsia che sta lì a dimostrarlo.
La palma del titolo più inesplicabile di una giornata in tono minore (ma le precedenti ci avevano abituato benino) va a The Glorious Team Batista, film simil-verità che non è documentario, non è un serial tv e sicuramente non è cinema. Un oggetto misterioso che, mescolato alle trovate di casa Pang (nel senso di Oxide e Danny, non dei filmini di famiglia di Ho-cheung), proietta inquietanti presagi sulle nuove soluzioni in circolazione a livello di linguaggio cinematografico. Non delude – ma l'apertura del festival con L change the WorLd dicono fosse tragica - un cavallo di razza come Nakata Hideo che in Kaidan si dimostra misuratissimo, affrontando la tradizione della ghost-story classica nipponica con rispetto della materia. Ci si attendeva un po' di iconoclastia in più, con annessi i rischi del caso, ma va bene anche questo omaggio fortemente calligrafico ai Mizoguchi e Kobayashi del tempo che fu.
Infine una delusione per tutti voi: niente fantascienza filippina, purtroppo, il vostro cronista non ce l'ha fatta e non sa darsi pace. Rimediamo con gli zombi malesi che è sempre un bell'andare. Parliamo di Zombi Kampung Pisang, tragicomico trash-movie a base di make-up fior-di-latte e sceneggiatura che avrebbero potuto tranquillamente partorire Gasparri e Calderoli a quattro mani: non è comico, non è horror, anche qui come sopra più semplicemente non è cinema. Roba che Planet Terror al confronto è tranquillamente Aurora di Murnau. E poi, benché il fuxia+verde che ci circonda scateni i nostri peggiori istinti di politicamente scorretto, il personaggio del gay del villaggio è una delle cose più eccessive, idiote e offensive mai viste sullo schermo e fuori. E lo dice uno che si esalta con Clint quando in Dirty Harry dice «Vatti a friggere due uova», quindi non esattamente il campione delle minoranze; ma a tutto c'è un limite. Anche omettendo questo dettaglio, comunque, Zombi Kampung Pisang rimane sotto qualsiasi possibile par e sapere che in Malesia è stato un incasso vertiginoso non lascia davvero molte speranze né sulla Malesia né sull'umanità nel suo complesso... Dalla vicina Thailandia intanto Locati ha fatto pervenire le sue proteste e sta già facendo pressione sul principe perché il film malese non sia proiettato. Della serie «a volte si censura a fin di bene».
Nella prossima puntata: cosa avete fatto durante l'Horror Day? Postate numerosi l'attività alternativa che avete scelto anziché passare ore al buio in compagnia di fantasmini fracassoni, porte che sbattono e frigoriferi che cadono.
Ittekimasu.

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