Ohayoo gozaimatsu. Parte qui dal FEFF Il Visionario, rubrica più o meno regolare, e lo fa nella sospirata edizione del decennale per tenervi informati sulle vicende, quelle semiserie e quelle che non lo sono affatto, del glorioso festival di Udine. Naturalmente al Visionario quest'anno non ci sono film, tiè, ma il titolo rimane: tutto al Teatro Nuovo Giovanni e nel weekend si tocca il picco di 8 film, senza pausa pranzo. Roba per i duri e puri. Meno comprensibile il trasferimento della sala stampa sotto il tetto del teatro, l'unico punto in cui di wi-fi neanche a parlarne. Ecco perché sto vergando queste righe nei pressi dei bagni mentre danno Kala Mulam Bulan Mangambang che solo per il titolo avrebbe meritato... Cosa non si fa per tenervi aggiornati.
Edizione autocelebrativa a tinte (ANCORA!) fuxia-verdi per scoraggiare i pochi etero rimasti, ma un po' di basso profilo sul piano del programma, causa variazioni dell'ultimo momento, problemi vari, concorrenze spietate degli altri festival, le solite storie insomma. Scelta del FEFF: chiudersi a riccio sui «suoi» autori, come Edmond Pang Ho-cheung che il FEFF ha contribuito a scoprire o Johnnie To che pare ormai il padrino della manifestazione. Entrambi di Hong Kong, giusto per ribadire che il DNA originario del festival non è in discussione, nonostante tutto. Il livello di feticismo per Pang è andato ben al di là della proiezione di Trivial Matters – già commentato, con tutti i suoi limiti, su queste pagine – coinvolgendo il nostro nella realizzazione del nuovo trailer (con tutta probabilità il peggiore nella lunga storia del FEFF, verificate con i vostri occhi sul sito ufficiale) e arrivando a organizzare un incontro extraordinaire con dibattito e proiezione dei filmini di famiglia. Sì, avete capito bene, sono stati proiettati The Robbery e The First Adventure of the Gangsta Bears, il primo girato da Edmond con il fratello a 12 anni (principale «interprete» la madre), il secondo un mix di omaggio e parodia a A Better Tomorrow con sequenze tratte da film con Chow Yun Fat montate insieme alle esilaranti avventure dei fratelli Pang. La sensazione è che si sia decisamente esagerato nel feticismo di un autore di cui certo non si discute il talento, ma... voglio dire, robe del genere a un festival non si son viste neanche per Mann o Lynch, che mi risulti, no? Non che nessuno abbia imposto al sottoscritto di non mangiare per vedere il piccolo Edmond che gioca con delle pistole finte, ma era difficile da sopire la curiosità di scoprire le origini della sua misoginia o della sua ossessione per le pornostar giapponesi. Purtroppo niente da fare, toccherà parlarne di persona davanti a una ribolla gialla.
Fin qui il meglio l'ha riservato una sicurezza come Hur Jin-Ho con il suo Happiness, mentre ci si ingegna a comprendere se Miki Satoshi – a cui quest'anno è dedicato un focus speciale – sia un talentaccio (come fa pensare In the Pool) oppure no (colpa di Death Fix), ma tra poco c'è il suo «capolavoro» (un capolavoro non si nega a nessuno, anche io e Locati ne abbiamo uno, è solo ancora da girare) Adrift in Tokyo e tutto sarà svelato. Per approfondimenti su Satoshi con intervista, vi rimando a Asia Express tra qualche giorno. Ora mi siedo al piano come in Secret di Jay Chou e torno al Far East di qualche anno fa, così mi passa la paura.
Nella prossima puntata: scambi di camere al Due Palme – Locati a letto con Asian Feast? - Tutti i segreti dell'Ufficio Stampa del CEC – Imparare il Muay Thai con quattro semplici mosse. Ittekimasu.