My Kung Fu Sweetheart ha come protagonista Cecilia Cheung. Ed è inutile fare finta di niente, visto che è tra le starlette coinvolte nello scandalo sessuale delle foto hard con Edison Chen. L'antefatto: Chen, giovane dongiovanni impenitente, porta a riparare il suo computer, che contiene un notevole numero di fotografie erotiche che lo vedono direttamente coinvolto. Peccato che il tecnico decida di divulgarle online visto che le controparti di Chen sono tutte stelle di primo piano, tra cui la Cheung, Gillian Chung, Vincy Yeung, Rosanne Wong, Amanda Strang, Maggie Q e Bobo Chan. Al di là dei quesiti morali e scandalistici della vicenda, che ha portato anche a diversi arresti, sarebbe interessante capire cosa comporterà, in termini pratici, per le persone coinvolte.
Edison Chen ha già annunciato un ritiro momentaneo, facendo ammenda per la leggerezza con cui ha custodito il materiale salvato nell'hard disk del suo PC. Sono in molti a dare la sua carriera per definitivamente conclusa, viste anche le minacce di morte ricevute - ma la fonte non è confermata -, pare addirittura da parte delle triadi. Considerando il fatto che Albert Yeung, padre di Vincy, è uno dei produttori più in vista a Hong Kong è facile presumere come la strada da adesso in poi sarà molto in salita per Edison. Facile pensare a un suo ritorno negli States fino a che non si calmeranno le acque; nel paese a stelle e strisce, dove l'attore è comunque di casa, quasi nessuno conosce il peso delle sue malefatte. Ma è ugualmente possibile che l'esilio duri svariati anni prima che la morale pubblica hongkonghese abbia dimenticato l'onta e decida di perdonare un ex pupillo per concedergli una seconda chance.
Il discorso è diverso, invece, per le attrici coinvolte le quali, nonostante tutti i possibili veleni che le malelingue di sicuro metteranno in giro, sono da considerarsi vittime della situazione in cui sono state catapultate controvoglia. Gillian Chung è scoppiata in lacrime durante una conferenza stampa, attirandosi le simpatie e la pietas generali. Ma è certo che i benpensanti oggi la guardano in modo diverso: se prima era considerata una ragazza dolce oggi non può più giocare troppo sulla sua immagine acqua e sapone, poco credibile. La Chung ha un nuovo film in uscita, Trivial Matters di Edmond Pang, che nel breve periodo beneficerà sicuramente del boom di pettegolezzi; ma a lungo andare quanto peso avrà questa «macchia»? Sicuramente non passerà sotto silenzio. Cecilia Cheung, che ancora più di Gillian ha da perdere non avendo come salvagente una carriera musicale - e un indotto finanziario - di pari importanza, ha sfruttato il momento per tornare sul set dopo un periodo di riflessione; il suo ultimo film, girato in Cina, è del 2006. Maggie Q sarà di nuovo nelle sale di Hong Kong tra qualche mese in Three Kingdoms: Resurrection of the Dragon di Daniel Lee; per le altre ragazze della lista il cinema è più un lusso ricco di soddisfazioni personali che un lavoro vero e proprio.
La tipologia delle attrici in gioco ci viene incontro per tracciare qualche ipotesi fantapolitica sul loro futuro. Tutti i nomi in questioni appartengono, chi più chi meno, ad un canone estetico-recitativo con davvero tanti tratti in comune: interpretazione pacata, viso pulito, forte predisposizione alla commedia leggera e romantica. Brave ragazze della porta accanto, detto in soldoni. Due le ipotesi che è facile spendere su due piedi: 1) il ritiro; 2) il rifiuto dell'industria e il riciclo in un ruolo differente. La prima ipotesi ben si sposa con la prassi comune dell'attrice media che, arrivata ai trent'anni, preferisce accasarsi e optare per la vita domestica in un paradiso privato. Ma tutte le interpreti in questione sono troppo giovani rispetto al cliché. Si passa allora al secondo scenario: le nostre tornano al mondo del cinema, la cui reazione potrebbe essere il rigetto. Eccezion fatta, forse, per Cecilia, che ha un curriculum troppo rilevante per scomparire del tutto - ma è probabile una reazione degli sponsor cinesi, che l'avevano presa in simpatia -, e per Maggie Q, sempre più votata al casting internazionale.
Per evitare l'isolamente una soluzione è sporcare volutamente la propria immagine, scegliendo ruoli più maturi, o addirittura vietati ai minori. E' accaduto con Loletta Lee, che è passata dal look innocente e adolescente degli anni '80 al furore erotico del decennio successivo, in cui ha fatto il salto della barricata passando a una serie di Cat. III piuttosto spinti (Sex & Zen II, Crazy Love). Personalmente non credo che Gillian Chung o Bobo Chan prenderanno la stessa strada: il pubblico di Hong Kong potrebbe finire per far loro scudo attorno, come fece con Carina Lau quando, con modi deprecabili, alcune sue foto piccanti, ottenute con la forza, erano state pubblicate fraudolentemente da una rivista di pettegolezzi, poi chiusa dalle autorità giudiziarie perché il fatto costituiva evidente illecito. Anche se nel loro intimo sbavano sui giornali scandalistici quando devono prendere una posizione ufficiale gli hongkonghesi sono moralisti, e la scelta di biasimare i paparazzi è da sempre un must. Un'ultima nota a margine: la cronaca reale ancora una volta viene precedeuta dalla fantasia degli sceneggiatori, che in Beyond Our Ken avevano inventato una storia molto simile, guarda caso con Gillian Chung scelta come protagonista dal regista Edmond Pang. Lì la vendetta contro il fedifrago divulgatore delle foto era feroce e architettata con cura (con un colpo di scena finale a ribaltare tutti i punti di vista); nella realtà, più crudele della finzione, le cose andranno diversamente?
Edison Chen porge pubblicamente le sue scuse: