Vivian (Cherrie Ying) è la ragazza perfetta: intelligente, spigliata, carina, buon lavoro da insegnante e fidanzato storico con tanto di nozze in vista. E, soprattutto, crede che – come recita il titolo inglese – nulla sia impossibile per chi si impegna sul serio. Una sera però, Vivian scopre il suo fidanzato Jason (Andy On) in dolce compagnia con una certa Mambo (Debbie Goh), campionessa di quei giochi con le mani che ricordano la morra cinese e nei quali chi perde beve, giochini così comuni nei film hongkonghesi, come nella quotidianità dell’ex-colonia, che a volte non ci si fa nemmeno tanto caso.
Bene, questo è un film che gira intorno proprio a quei giochini, e alla vita ingessata e perfetta di Vivian che crolla per causa loro, sconfitta e umiliata. Perde l’uomo che era covinta di amare e il colpo è durissimo: Vivian entra in un tunnel di ossessione per i giochi «da bevuta», convinta di poter imparare e sconfiggere la rivale. Sulla strada della sua crescita, perché è questo che sta sulla scena, Vivian perde il lavoro, una buona dose di orgoglio e forse anche la salute del suo fegato, ma trova anche dentro di sè la forza per vincere, e arrivare infine a diventare una giocatrice professionista, anche grazie all’aiuto dello strapalato Turtle (Dayo Wong) e di altri maestri di gioco e di vita che compaiono inaspettati e improbabili (e tra i quali spiccano Tenky Tin e Leung Kar-yan).
Un tempo Lam Wah-chuen era il collaboratore preferito di Fruit Chan, fosse per il montaggio, le musiche o la fotografia. Dopo altre partecipazioni degne di nota, tra cui una doppietta non indifferente con Wilson Yip per Bullets Over Summer e Juliet In Love, arriva l’esordio alla regia con The Runaway Pistol, un film crudo e girato in modo molto promettente. La seconda prova in regia per Lam è un cambio di rotta deciso, stilistico e poetico, se si vuole, ma non un rinnegamento (anche se la superficie griderebbe questo): Nothing Is Impossible ha i toni della commedia, di una commedia che scivola spesso sul romantico zuccheroso, anche se per brevi attimi. In realtà però, gratta gratta sotto lo specchio ultrapatinato e di blanda exploitation, questo film non è affatto un fratellino di quelli che hanno fatto la fortuna di gente come Wong Jing, per intenderci (da God of Gamblers a Kung Fu Mahjong). Qui siamo davanti, per certi versi, all’evoluzione di certa inchiesta sociale in chiave contemporanea che già aveva animato gli esordi di Lam Wah-chuen. Lo spaccato sociale mette stavolta al centro il mondo dei trentenni hongkonghesi, tra auto di lusso, casa dei genitori, serate al pub e poche prospettive. Se è vero che nulla è impossibile, sarà davvero tutto possibile?
Lam Wah-chuen una risposta la dà e, anche se il film nasconde la riflessione sotto le paillette e la baraonda della notte giovane nell’ex-colonia, una visione che fugga dalla superficialità va consigliata, in particolar modo per chi ama cercare qualcosa sotto le spoglie di un’apparenza banale e mutevole. Buona caccia.
Hong Kong, 2006
Regia: Lam Wah-chuen
Soggetto / Sceneggiatura: Fong Sai-keung, Cindy Ma
Cast: Cherrie Ying, Dayo Wong, Andy On, Debbie Goh, Jessica Xu