Hidden TrackAl secondo film la promettente Aubrey Lam cerca di confermare la propria autorialità lavorando sempre su un substrato mélo, come in Twelve Nights. La giovane regista continua a puntare sui giovani - l'esordiente Po Po, che ricorda spesso Faye Wong e che ha meritato la nomination come migliore newcomer agli Hong Kong Film Film Awards; uno stralunato Shawn Yue; più una serie di guest stars come Daniel Wu, Denise Ho e Eason Chan - e arriva a una personale interpretazione di un melting pot culturale dove convivono parimenti mode occidentali, fandom musicale (all'eccesso, compreso un cammeo di Jay Chou), spleen da maturazione tardiva, follie minimaliste e fobie ai limiti del disagio.
Il malessere è quello di Po Po, giovane mainlander ferita dall'improvvisa rottura con l'amato fidanzato. Per ritrovare se stessa («Respirare aria fresca», parole sue), la ragazza si sposta a Hong Kong e nel tentativo di acquistare il cd (raro, un'edizione limitatissima) con la canzone che rappresenta la storia d'amore appena conclusasi, incontra diversi personaggi curiosi. Prima è il turno di Yu, un negoziante lunatico incapace di accettare la morte del suo cane, poi, nell'ordine: un terapeuta New Age pieno di fobie; una tassista lussuriosa; un jazzofilo donnaiolo dai mille nomi; un poliziotto tanto macho quanto mammone; il suo idolo cantopop, anche se forse è solo un sogno. Alla fine delle sue peregrinazioni Po Po raggiunge la consapevolezza delle sue scelte e si ritrova pronta, psicologicamente e fisicamente, per una nuova relazione importante.
Hidden Track, a partire dalla storia esile ambientata in una cornice fiabesca, è un balocco colorato e squilibrato, fotograto con evidenti velleità e pervaso da un spirito autoriale non comune per un film che non ha fatto il giro dei festival mainstream (ma che per lo stesso motivo, presumibilmente, non è stato recepito particolarmente bene neanche dal mercato interno). A partire dal titolo intertestuale (quello cinese si traduce come Finding Jay Chou) e dai riferimenti incrociati, lo sviluppo non può prescindere da un forte legame con la colonna sonora arricchita (alla stregua di I Do di Michael Mak, stesso spirito bohémien) che talvolta oltrepassa il discorso diegetico e scaturisce in una riflessione minuziosa sull'esistenzialismo (all'acqua di rose, senza maledettismi e trasgressioni) romantico nella nuova Cina transnazionale.

Hong Kong, 2003
Regia: Aubrey Lam
Soggetto / Sceneggiatura: Aubrey Lam
Cast: Shawn Yu, Po Po, Daniel Wu, David Ng, Denise Ho