È un film caratterizzato da molti incontri, l’esordio alla regia di Jason Kwan. Presentato in anteprima mondiale a Hong Kong lo scorso 10 aprile e proiettato, in anteprima europea, durante la giornata di chiusura della diciannovesima edizione del Far East Film Festival di Udine, A Nail Clipper Romance è un bizzarro incontro tra il cinema di Hong Kong e i tanti cliché cari al genere sentimentale dell’industria hollywoodiana.
Prendendo le mosse da un racconto breve del produttore Pang Ho-cheung, il film racconta la storia dell’incontro tra Sean, costruttore di tavole da surf reduce da una pesantissima delusione amorosa, e Emily, giovane e intrigante tatuatrice con un segreto da nascondere. Nulla di strano fin qui: il ragazzo è restio ad aprire di nuovo il suo cuore ma più il tempo passa, più si convince di poter tornare a essere nuovamente felice.
La relazione tra i due prenderà una piega inaspettata quando Emily rivelerà a Sean di essere un mostro che si nutre esclusivamente di tagliaunghie metallici. Una caratteristica tanto inattesa quanto bizzarra che aiuta il regista Jason Kwan a introdurre la vera tematica del suo esordio cinematografico: l’importanza della fiducia. Quanto dev’essere cieco l’amore per permetterci di accettare la persona di cui siamo innamorati in ogni suo aspetto? La risposta, per quanto narrativamente esasperata, non è affatto scontata e fornisce allo spettatore due possibili livelli d’interpretazione.
Alla realtà amara e difficile da accettare, A Nail Clipper Romance risponde con quella potenza dell’immaginazione che solo il cinema e l’amore incondizionato sono in grado di generare. Nato dall’incontro tra Jason Kwan e Pang Ho-cheung, il film risente in diverse sequenze dello stile di quest’ultimo e deve molto a lavori come Love in a Puff (2010) e Love in the Buff (2012).
La coloratissima fotografia rende quasi irreali i paesaggi mozzafiato delle Hawaii, mentre la regia, dinamica e pop, aiuta a dare un’aria di freschezza al film, che dosa sempre in maniera intelligente i siparietti comici e surreali con le parti più drammatiche della storia. Convincente anche la prova collettiva del cast, a partire dai due protagonisti Joseph Chang e Zhou Dongyu che interpretano due personaggi-stereotipo impreziosendoli di sfumature insolite e originali per il genere classico-sentimentale. La presenza di Ekin Cheng, faro di saggezza orientale in un mondo molto occidentale come le Hawaii, è un valore aggiunto alla pellicola. L’unica pecca è rappresentata dal copione, con dialoghi che rischiano di scadere un po’ troppo spesso nella frase fatta e nella situazione già vista e sentita (le citazioni de Il piccolo principe ne sono un chiaro esempio). Il risultato finale è un prodotto comunque godibile, che merita un posto di rilievo nel filone del genere rosa di Hong Kong. Un film sull’assurdità dell’amore, che celebra la bellezza della diversità e ha il pregio di farci sorridere e riflettere senza mai scadere nella facile banalità.
Hong Kong, 2015
Regia: Jason Kwan.
Soggetto: Pang Ho-cheung.
Sceneggiatura: Luk Yee-sum, Duan Duan, Frances You.
Cast: Zhou Dongyu, Joseph Chang, Ekin Cheng, Sie Yi-lin.