Vincent Kok era in Canada per completare gli studi universitari quando, nel 1991, ebbe la fortuna di incontrare il regista Clifton Ko, che ha avuto il grande merito di credere in lui e di stimolarlo fino a farne emergere l'incredibile talento nella sceneggiatura. Già i primi lavori di Kok, tutti poi diretti dallo stesso Ko, come Beyond's Diary o Daddy, Father, Papa si attestano su un buon livello, un gradino oltre la media. Sul set di All's Well End's Well, commedia corale baciata dal successo, avviene il secondo decisivo incontro per la sua carriera, quello con Stephen Chiau, di cui sarà di qui a poco stretto e insostituibile collaboratore.
Dopo un paio d'anni di lavori alimentari, tra softcore spiritosi (Crazy Love), horror sanguigni (Vendetta) e azione fine a se stessa (Satin Steel), Kok si propone anche come attore. Caratterista spigliato, valido in ruoli di contorno, conferma la sua predisposizione per la commedia: non ha mai grandi parti - tra le eccezioni: l'allievo cuoco che spodesta Chiau in The God of Cookery e il partner di Leslie Cheung in Okinawa: Rendez-Vous - ma rimane impresso per la demenzialità con cui recita, costantemente sopra le righe. Ogni tanto prova anche a riciclare la sua penna per blockbuster studiati a tavolino - Hitman con Jet Li, Armageddon di Gordon Chan - ma sono le poche note stonate di una carriera limpida.
Sottovalutato autore sui generis, Kok passa presto alla regia, dove dimostra conoscenza dei fondamentali tecnici e poca timidezza. In Only Fools Fall in Love sfrutta due grandi attori come Lau Ching-wan e Wu Chen-lien e li spinge ad odiarsi / amarsi in un mélo-commedia in costume piuttosto divertente. Affila la lama con Forbidden City Cop, in assoluto uno dei migliori Stephen Chiau, dove alla leggerezza di battute e caricature tipiche del famoso comico si alternano momenti satirici intelligenti e per niente banali, come la premiazione improvvisata dove si straparla di inquietudini del post-moderno. Cause We Are So Young è meno irrazionale, ma altrettanto scatenato, cambiano solo protagonisti - un gruppo di attori emergenti, sconosciuti, carini e deliziosamente in parte - e pulsioni - il mélo tardo giovanile di Feel 100%. Con Gorgeous Kok, che ha scalato tutte le possibili vette - stima dell'industria in toto, affidabilità al botteghino, conoscenza dei propri limiti, capacità di anticipare gusti e mode del pubblico -, arriva a dirigere una commedia disegnata sulla superstar Jackie Chan. Cast spaventoso - Shu Qi, Tony Leung Chiu-wai e l'mmancabile Stephen Chiau in un divertente cammeo - per rivitalizzare il divo Chan e salvarne l'immagine dopo le ultime stanche apparizioni firmate Stanley Tong e Sammo Hung: operazione perfettamente riuscita.
A sorpresa, ma non troppo, Marry a Rich Man, film natalizio del 2002, con la coppia Sammi Cheng-Richie Ren (che tanto bene aveva fatto in Summer Holiday di Jingle Ma) spazza via ogni possibile concorrente e recita il ruolo di campione assoluto d'incassi. Un'altra commedia per tutti, capace di assecondare il momentaneo bisogno di (sor)ridere del grande pubblico cantonese, che sfrutta bene location esotiche (Milano) e i due simpatici protagonisti. Qualcuno della vecchia guardia ha storto il naso leggendo un appiattimento di toni e scrittura, ma è innegabile che vendere il proprio talento con così tanta classe sia operazione tutt'altro che facile. Gli immancabili brontoloni insoddisfatti non dovrebbero essere rimasti delusi dalle ultime eccellenti produzioni di Kok, che ha puntato molto su 2002 di Wilson Yip (al lancio del quale ha contribuito ai tempi di Teaching Sucks!), sci-fi superiore alle media - anche se con un cedimento imprevisto nel finale -, e sull'originalissimo You Shoot, I Shoot di Edmong Pang, grande outsider del 2001.
Ormai uscito allo scoperto, Kok sembra scegliere la carriera da regista. Conferma la sua professionalità al box office con una commedia di capodanno di grande successo, My Lucky Star, in cui ottiene buoni risultati dall'improbabile coppia Tony Leung Chiu-wai - Miriam Yeung. In un ruolo di contorno si mette in luce l'estro comico di Ronald Cheng, di cui Kok si fa portavoce, costruendo attorno al suo umorismo stralunato l'ennesimo outsider stagionale, Dragon Loaded, dallo spirito scanzonato e vignettistico e dalla struttura frammentata in totale libertà creativa. Il regista è soddisfatto della risposta del suo protagonista a tal punto che il loro prossimo passo, il già annunciato Super Model, prevede ancora il palcoscenico interamente a disposizione di questa giovane star in fieri.
Vincent Kok
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- Scritto da Matteo Di Giulio
- Categoria: PROFILI