Produttore dell'ultima generazione, Ng Kin Hung è un vero artista del low budget: con la sua Buddy Film Creative Workshop, capace di mettere insieme una pellicola con poco o niente, appartiene a quella categoria di produttori astuti e non privi di istinto commerciale, a metà tra serie a e serie b, sempre sull'orlo del colasso finanziario e sempre in grado di uscirne senza troppi patemi. Ng ha il grande merito di puntare su registi e tecnici che considera affidabili, legandosi a loro in un rapporto di reciproca fiducia: è il caso dello sceneggiatore Edmond Pang, del promettente regista Chung Shu Kai e del sottovalutato Billy Chung, valorizzato dopo un inizio di carriera poco promettente a base di Cat. III trucidi e cheapies di poco conto. A partire da Killer il binomio Ng - Chung diventa sinonimo di una certa qualità, soprattutto in campo noir e poliziesco: sono sì film medi, o di poco superiori, ma confezionati con precisione e senza montarsi la testa, come Undercover Blues, versione bassa di The Mission di To, o The Cheaters, un action a base di truffe borsistiche sulla falsariga di Downtown Torpedoes di Teddy Chan. Riciclando attori passati nel dimenticatoio (Jordan Chan, Rachel Lee, Julian Cheung), starlette di medio calibro (Sherming Yiu, Ellen Chan), veterani (Mark Cheng, Ray Lui, Ti Lung) e abili caratteristi (Wayne Lai, Simon Loui, Amanda Lee, Chapman To), Ng si ritaglia una piccola scuderia di volti che fa ruotare con intelligenza. Senza troppa esperienza e nonostante un leggera preferenza per l'azione, per quanto possibile spettacolare, dimostra di saper spaziare tra i vari generi (l'horror Esprit d'Amour; il dramma generazionale High K; la commedia agrodolce Happy Family), serializzando e riciclando, senza particolari imbarazzi e con discreta originalità: solo nella commedia patinata (soprattutto nella variante sexy, come Salon Beauty) evidenzia i limiti della mancanza di attori di peso e rischia di stonare nella cartolina laccata para-televisiva (i troppo simili Perfect Match e Blue Moon). Ng, che ha cominciato a metà anni novanta come direttore di produzione per la Mandarin e che in una sola circostanza (con risultati non memorabili: Last Ghost Standing, horror comico irrancidito) si è concesso il lusso di sceneggiare, ha però la necessaria umiltà e le conoscenze giuste cui associare il proprio nome: come Herman Yau, incontrato sul set di The Untold Story III, cui ha prodotto tutti gli ultimi lavori (rimanendo anche coinvolto in un piccolo scandalo sentimentale, durante le riprese di Nightmares in Precint 7 e Killing End, quando i paparazzi gli additano una breve relazione con l'attrice Rachel Lee), o Raymond Wong della Mandarin. In tempi di magra è costretto a passare al digitale e a lavorare con la B&S Film Creation Works House di Takkie Yeung, ma è solo una parentesi - qualitativamente scadente -, visto che dopo Give Them a Chance di Herman Yau è ora sul set di una produzione di medio lignaggio, Killer 2 (regia di Steve Cheng), per la Universe.