Nata a Hong Kong, Carman Lee lavorava come assistente di volo per la Cathay Pacific prima di essere scoperta dal solito Tsui Hark, che la recluta per The Wicked City. Ma prima ancora Carman aveva fatto la modella, comparendo in una serie di spot pubblicitari. Alla sua prima prova, seppure in un ruolo defilato, dimostra subito di essere spigliata e di conoscere i tempi della recitazione. Due anni più tardi comincia a fare sul serio, partecipando a ben quattro pellicole nella stessa stagione, con ruoli sempre di maggiore importanza: nel fortunato The Final Option di Gordon Chan, macho movie all'ennesima potenza, è l'unica interprete femminile a farsi notare. Lavora con Ringo Lam in uno dei suoi film più sentiti, ma meno riusciti, Burning Paradise (Rape of the Red Temple) e per la prima volta dimostra di reggere con autorità il costume.
Come attrice pare tagliata soprattutto per le parti drammatiche, in cui dà il meglio di sé, ma non disdegna la commedia, né quella becera targata Cha Chuen Yee, che in Awakening la mette al centro della contesa tra Simon Yam e Anthony Wong, né quella sentimental-educativa di Victory, dove sfoggia un fisico perfetto come capitana di una squadra liceale di pallavolo. Grazie al suo viso acqua e sapone, che nasconde una bellezza materna, riesce a imporsi come ragazza della porta accanto, matura e responsabile, ma se necessario grintosa e coraggiosa. Con Loving You inizia una proficua collaborazione con Johnnie To e la Milkyway, che la vorrà ancora per la dottoressa sull'orlo del suicidio in Lifeline, in Too Many Ways to Be No. 1, in Final Justice di Derek Chiu e soprattutto in The Odd One Dies di Patrick Yau. E' grazie a questi exploit che esplode il suo talento e che emerge il suo vero potenziale in tutto il suo splendore.
Sempre capace di cambiare registro, di rimettersi in discussione, Carman si conferma come una delle attrici più dotate della sua generazione, al fianco di Charlie Yeung, Anita Yuen e Wu Chien-lien. Rinunciando, se necessario, alla sua bellezza, ma mai mancando personalità e di statura espressiva. I suoi duetti con Lau Ching-wan avrebbero meritato maggiore enfasi da parte della critica, che pur non avendola mai premiata ufficialmente (e per la moglie in crisi di Loving You avrebbe meritato certamente una statuetta), le ha sempre riservato lodi.
Dispiace piuttosto vederla in pellicole che non ne valorizzino appieno le capacità: in Somebody Up There Likes Me di Patrick Leung è brava come sempre ma un po' sottotono, ma la colpa è della sceneggiatura che offre un ruolo troppo stereotipato. Continua a frequentare il cinema d'azione, quello più impersonale, da Herman Yau (War of the Under World) in giù: Dante Lam per l'ennesimo clone di The Final Option, Option Zero, e Donnie Yen all'esordio da regista nel gongfupian moderno Legend of the Wolf. Prima di auto-esiliarsi, riesce anche ad incontrare Stephen Chiau, che cerca, inutilmente, di sedurre nel riuscitissimo Forbidden City Cop di Vincent Kok.
Dopo meno di un decennio di intensa attività, nel 1997 Carman Lee preferisce ritirarsi, per poi tornare sui suoi passi e optare per la televisione mandarina. Il fatto che di recente abbia avuto grossi screzi di natura economica con i produttori della serie di cui è protagonista lascia aperte le speranze - e d'altronde lei ha sempre negato di aver abbandonato il cinema definitivamente - di rivederla presto sul grande schermo.
Carman Lee
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- Scritto da Matteo Di Giulio
- Categoria: PROFILI