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Come è cominciata, invece, la tua collaborazione con Stephen Chiau? Come ti trovi a lavorare con lui?
La collaborazione con Stephen Chiau è cominciata nel 1992, mentre giravamo Hail the Judge, in cui eravamo entrambi attori, anche se ovviamente lui era il protagonista assoluto e io figuravo in un semplice ruolo di contorno. In una scena devo interpretare un cadavere, e lui è un giudice che sta per farmi l'autopsia. A Stephen piace divertirsi sul set, quindi prese in prestito due pinzette dai tecnici delle luci e mi pizzicò nelle parti basse mentre stavamo girando. Applicò la prima forcina ma non ottenne alcuna reazione da parte mia, quindi ne piazzò una seconda, e una terza di seguito, ma io ero immobile. Quando il regista terminò quella ripresa mi chiese se mi aveva preso con le pinzette. Gli urlai di sì! Mi chiese se mi aveva fatto male, e risposi: «Certo che sì!». Stupito, mi chiese come mai non avessi urlato. Ovviamente perché il regista non aveva decretato che la ripresa era finita, gli risposi, e visto che sono un cadavere non potevo certo muovermi. Stephen, compiaciuto della risposta, dichiarò di apprezzare la mia professionalità, e mi lodò davanti a tutti. Da quel giorno in avanti mi volle sempre con sé, e la nostra cooperazione continua fino ad oggi, con la compagnia Star Overseas.
Lavoro con lui ormai da tanto tempo, ammiro molto il suo modo di fare molto rigido e la sua continua ricerca di copioni e idee interessanti. La sua creatività è al tempo stesso complicata e semplice, ha il dono di sapere vedere qualcosa di straordinario anche nelle situazioni più banali. Forse io e lui non siamo così diversi, entrambi puntiamo alla perfezione sul lavoro, anche se lui è molto più riservato e timido nel mettere a nudo se stesso, nell'esprimersi di fronte agli altri, e nel comunicare con amici e colleghi. Ma lui è un artista nel vero senso della parola e un artista può permettersi un carattere tutto particolare; insieme stiamo ancora imparando tanto, ogni giorno di più.
Hai un ruolo stupendo in Shaolin Soccer. La parte in cui, in porta, telefoni al tuo primo amore è sia buffa che dolce. Cosa ne pensi del film? E del tuo personaggio?
Adoro tutti i personaggi di Shaolin Soccer. Tutti i fratelli emergono, e grazie a questa particolarità Wong Yat Fei (che noi chiamiamo Big Brother) ha vinto un premio come miglior attore non protagonista.
Molte persone amano quella scena della telefonata. Penso che accada perché in quel momento non ho provato sul serio a esprimere il sentimento, e l'effetto contraddittorio è delicato ma divertente. Il film e i caratteri: non li dimenticherò mai in tutta la mia vita, perché il divertimento e la gioia provati sul set, un misto di momenti piacevoli e amari, sono davvero memorabili. E il risultato ottenuto dal film, che ha fatto ridere milioni di persone in tutto il mondo, è qualcosa di cui noi che vi abbiamo partecipato possiamo solo andare fieri!
C'è un ruolo nella tua carriera che ricordi con più piacere? C'è un film cui hai preso parte che ti piace di più?
Se dovessi scegliere un personaggio tra quelli che ho interpretato in questi anni, a parte Shaolin Soccer, prenderei il mio primo ruolo, in un film che si intitola Cream, Soda and Milk, che è il mio preferito. Vi interpreto un giovane mentalmente disadattato; in tanti dopo avermi visto recitare erano convinti che avessi davvero qualche problema mentale. E' il mio titolo favorito, insieme a Shaolin Soccer.
Ricordi qualche episodi divertente capitato sul set durante la tua carriera?
Lavorando da così tanto tempo nell'industria cinematografica potrei raccontarti decine e decine di episodi divertenti, molti dei quali assolutamente esilaranti. Preferisco però parlarti del mio soprannome, Tin Gai, che in cantonese significa «rospo». Non deriva solo dal mio cognome, Tin, ma mi è stato affibiato durante le riprese di un film, mentre ero fermo sotto un riflettore, con la luce fissa su di me. Qualcuno ha visto l'ombra riflessa e ha chiesto chi si trovasse di fronte alla luce. Quindi mi sono acquattato e l'ombra somigliava ora al profilo di una rana. Così da quel giorno mi chiamano Tin Gai, «la rana», e io ho scelto da lì il mio nome inglese, Tenky.
Nei primi anni '90 hai scelto di provare altri ruoli, lavorando non solo come attore ma anche come regista, distributore, direttore di produzione, produttore esecutivo, produttore e aiuto regista. Come mai questa scelta?
Non è propriamente negli anni '90 che ho scelto questi ruoli professionali, ma occorre risalire a qualche tempo prima, quando sono passato al mondo del cinema da quello televisivo. Mi piace cambiare posizione sul set, ma non ho mai ricevuto un'adeguata formazione professionale, per cui l'unico modo per me per imparare è direttamente mentre lavoro: ho cambiato diverse posizioni prima di trovare quella giusta. La ragione principale che mi ha spinto a provare più ruoli professionali è l'aver previsto con largo anticipo la recessione del cinema di Hong Kong, e l'aver capito che senza la necessaria capacità di adattarmi e senza particolari abilità non avrei avuto chance. Ho pensato che avrei avuto un posto garantito nell'industria se fossi riuscito a imparare cose diverse una volta entrato nel mondo dello spettacolo, per poter dimostrare al pubblico la mia forza in ruoli differenti e la mia abilità nell'adattarmi, strada facendo, ai vari sistemi di lavoro delle compagnie più disparate. Ora che la crisi è in pieno corso sono contento di essermi fatto trovare pronto e di non aver subìto l'esclusione.
Quale ruolo pensi ti si addica di più?
Se c'è un ruolo che mi calza meglio? Ti direi che ci sono diversi ruoli che mi si addicono, a seconda dei periodi. Non sono ovviamente così presuntuoso da affermare che so fare tutto, ma all'inizio pensavo che mi si confacesse meglio lavorare in prima linea, come per esempio in qualità di direttore di produzione, di aiuto regista, e così di seguito. Perché ero giovane e carico di energie. Crescendo ho cominciato a prediligere la produzione, la regia ma anche il ruolo di attore e di presentatore. Una volta maturata una certa esperienza e dopo aver acquisito le giuste conoscenze nell'industria sono fiducioso sulla mia capacità di ricoprire bene queste ultime posizioni. Ho cominciato dalle basi, dal fondo, familiarizzando gradualmente con le regole del marcato, arrivando a comprendere come funzioni il sistema, e acquisendo pian piano i contatti giusti e la fiducia della gente, in crescita giorno dopo giorno. Nel panorama cinematografico ci sarà sempre bisogno di qualcuno abile e capace.