Tra i numerosi validi registi presenti nel panorama dell’industria cinematografica di Hong Kong, ce n’è uno che si distingue dagli altri per la passione, la sincerità e la calda umanità dei suoi film.
Cinese di Hong Kong, classe 1959, 15 film all’attivo da regista e numerosi altri girati in veste di attore e produttore, Jacob Cheung è uno dei più acclamati registi del cinema cantonese. Stimato per la sua integrità e per il rifiuto dei compromessi in vista dei profitti di mercato, Cheung ha debuttato come regista nel 1988 con il film Lai Shi, China's Last Eunuch che gli valse il plauso della critica. Da allora la fortuna come regista, pur fra fisiologici alti e bassi, ha continuato ad arridergli. Molti dei suoi film (tra i quali numerosi drammi o tragicommedie), hanno vinto premi importanti. Soprattutto due delle sue opere, Beyond The Sunset (1989) e Cageman (1992), hanno fatto incetta di premi nei festival di Hong Kong, consacrandolo come uno dei migliori talenti del cinema cantonese.
Lo incontriamo a Pechino, dove il regista ha appena finito le riprese del suo ultimo film e dove è presente per intervenire alla conferenza stampa di presentazione del FIRST International Film Festival Xining, ambiziosa rassegna giunta alla 7° edizione e dedicata ai giovani talenti del cinema, cinese e non.
Jacob Cheung, è un onore incontrarla in questo Festival. Sappiamo che “FIRST” è in realtà un acronimo per Freedom (Libertà), Inspiration (Ispirazione), Realism (Realismo), Sharpness (Perspicacia) e Truthfulness (Sincerità). Considera alcuni di questi valori importanti per il cinema di oggi?
Certamente. Innanzitutto per un film-maker, la sincerità è molto importante. Per esperienza personale, conosco molti registi capaci di girare film, considerati dei maestri, con un gran numero di premi vinti e riconoscimenti ottenuti. Penso, tuttavia, che molti di loro non siano sinceri per niente. I temi e le storie da loro trattati sono inverosimili e ipocriti. Ben altro che sinceri. La sincerità, invece, dovrebbe essere un valore superiore a tutto il resto. Il realismo ha di certo una sua importanza, ma può essere frustrante.
Ha detto frustrante?
Il realismo e i film realistici non sono molto popolari in una società commerciale, rivolta al business, perché si deve stare attenti alle entrate del botteghino e si devono attirare gli investitori per girare i film. E ai registi sembra a volte di agire in contraddizione con il loro lavoro, quando si devono scegliere alcuni temi impopolari. Non è una questione facile, perché la maggior parte del pubblico vuole solo divertirsi e svagarsi dalle stressanti condizioni di vita quotidiana. Come ci si può aspettare che gli spettatori abbiano voglia di confrontarsi nuovamente con la realtà anche al cinema, quando sono invece solo in cerca di divertimento? La maggior parte del pubblico non vuole sopportare tale pressione. Ci sono però altri tipi di spettatori che si considerano sperduti in una società che non riescono a decifrare, senza sapere cosa ci sia che non va. Essi sperano di capire cosa stia succedendo e che cosa ci sia di sbagliato. Ed è per questi spettatori che è nostra responsabilità ricordare alla gente, attraverso i film, che cosa c'è di sbagliato in noi e nella nostra società. Questo è uno dei più grandi obiettivi e stimoli per un film-maker. Pertanto si girano film commerciali, allegri e scanzonati, in modo tale che la gente possa lasciare il cinema con il cuore leggero e, d’altra parte, si girano alcuni film con tematiche realiste, più serie, per ricordare al pubblico che tipo di società li rispecchia. Così, se il tema è realistico, non importa quello che succede al box office, si prova a raccontare storie vere che possono o meno divertire il pubblico, ma che vogliono ricordare loro come trattare la nostra società, ciò che abbiamo perso, e di cosa dovremmo far tesoro. Ma, come detto, non è sempre facile.