Kelvin Tong ci insegna la «regola #1»: i fantasmi non esistono. Ma almeno un'eccezione per Buppha concedetecela. Eh sì, avete capito bene, Buppha la rancorosa è ancora tra noi! E piuttosto che no si reincarna in una bambina e giù botte ai maschietti, come al solito inaffidabili e traditori.
E con la sua creatura torna pure Yuthlert Sippapak, re del demenziale made in thai, che allestisce per noi una nuova corte dei miracoli fatta di freak, friggin' gays, scentrati di vario genere, nani e ballerine (i dialoghi tra il proprietario del casino e il suo spirito guida sono da risate imbarazzantissime ma fragorose).
Visto che Sippapak non si ferma di fronte a nulla, al posto del finale piazza il teaser del nuovo episodio, il 3.2! E menomale che c'è un po' di sana serie Z così a tirarci su il morale, perché se no dovremmo morire delle vicende del glorioso team Batista e relativi seguiti - ma sono serial ospedialieri o commedie? Come dite? Sono ca...te? Ah, ma è un nuovo genere? - o dei giochini metacinematografici di una sceneggiatura di Kim Ki-Duk ripescata da chissà quale cassetto. Il riferimento è a Rough Cut, serio candidato per uno dei peggiori finali di sempre: split-screen con i volti dei due protagonisti (!) che vira in bianco e nero (!!) e infine carrello all'indietro che esce dallo schermo cinematografico (la messa in abisso!); lancio una petizione: siete d'accordo a considerare finali di sto genere reati federali?
Ma dicevamo di Buppha: la fanciulla d'ora in poi si sentirà meno sola, perché c'è un'amica che può tenerle testa, la simpatica Dara, cuoca indonesiana bellissima che si diverte a fare spezzatino di uomini soli (se usasse anche Uomini soli dei Pooh sarebbe il villain di sempre), mentre negli altri episodi di Takut sono i neo-accoliti del buon Yuzna a fare spezzatino degli spettatori, quei poveri illusi convinti ancora di ritrovare da qualche parte l'autore di Society (passò quel tempo Enea...).
Per la peggiore interpretazione di quest'anno a oggi Lie Yu rimane unico candidato, mentre per il peggior film visto non c'è proprio gara: il coreano degli anni '60 che ha aperto l'horror day, A Bloodthirsty Killer, è roba che Ed Wood si sarebbe rifiutato di girare sdegnato. Tutto è da cineteca dello scult, ma la nonna-strega-gatta che lecca la nipotina ha suscitato dubbi morali anche in menti (tra cui la nostra) che pensavano di aver elaborato ogni genere di depravazione... Trashisti di tutto il mondo, non fatevelo sfuggire. Per il premio finale, giusto per guardare anche al lato positivo nelle cose, in pole Departures ma i calibri grossi sono ancora tutti da giocare (Yatta-man!).
Comunque stiamo capendo chi è il vero protagonista in disguise del festival: se i nostri sospetti sono fondati sarà svelato a breve.
Salut