Nell' articolo di Alessandro Cappabianca sui film del Festival di Venezia 2000 e intitolato «Il corpo della voce», nella sezione Dolce/Amaro (insieme a Space Cowboys e Platform) il film di Fruit Chan, Durian Durian, viene brevissimamente interpretato alla luce delle caratteristiche del «frutto tropicale dall'odore disgustoso e dalla polpa dolcissima, che dà il titolo al film». Si parla di vittime della modernizzazione spirituale (l'Internazionale eseguita da un complesso rock) e di ritorno, che «è sempre un falso ritorno»: le cose passate possono apparire presenti e tangibili, ma sono invece soltanto delle immagini riflesse in uno specchio, anzi sono nello specchio e riflesse da una distanza temporale infinita.
Nell' articolo di Lorenzo Esposito sui film del Festival di Venezia 2000, intitolato «L'epica e l'utopia» e suddiviso in tre sezioni (1. Teoria; 2. Prassi; 3. Teoria e prassi), nella prima parte (insieme a Le verità nascoste e Grazie per la cioccolata) vi è una breve analisi di Time and Tide di Tsui Hark. La macchina da presa di Hark filma il caos ingovernabile. Il film è visto come un tentativo riuscito di ridurre la narrazione al succedersi vertiginoso dei fotogrammi, in cui tutto è ripreso e che tutto svelano della visione, facendo sì che risulti impossibile identificarsi in un solo personaggio e seguirne la storia.
Numero: 508
Periodo: Settembre / Ottobre 2000
Autori: Alessandro Cappabianca, Lorenzo Esposito
Lingua: Italiano
Formato: Spillato
Foto: B/N
Pagine: 68
Prezzo: L. 12.000
[Filmcritica] Durian Durian, Time and Tide
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- Scritto da Nicola La Cecilia
- Categoria: RIVISTE