Subito dopo l’handover la manager Joy Sing deve affrontare tanti cambiamenti nella sua vita: se sul lavoro le cose sembrano ingranare nella quotidianità familiare non tutto fila liscio. Problemi di soldi, di fiducia, di salute, di sentimenti, di amicizie costellano un decennio difficile, in cui le scelte, tutte tremendamente importanti, pesano come macigni.
Wonder Women parla di donne dalle qualità innate, così recita il titolo cinese, e al tempo stesso ne elegge il carisma sotterraneo a vero fulcro della transizione che ha traghettato Hong Kong dal 1997 ad oggi, da un periodo di prosperità alla temuta riannessione, disseminata di grandi crisi economiche e sociali. Non è un pamphlet di propaganda sulla liberazione dei sessi, ma un sincero monito a rispettare di più, rivalutandone lo spirito e il valore, l’altra metà del cielo, laboriosa protagonista nell’ombra di ogni boom cantonese.
Barbara Wong, da sempre attenta a dipingere con cura l’universo femminile cinese, sceglie Gigi Leung come modello di forza e coraggio: l’attrice risponde con eleganza e dimostra di saper affrontare un ruolo molto maturo mettendo in ombra il resto del cast. Ma è la regia, puntuale e diegetica, il cardine della pellicola. La Wong impacchetta i suoi intenti agiografici in un melodramma dove la nostalgia e la confezione (patinata) sono ugualmente rilevanti, ricordando a larghi tratti la bonarietà amara dei prodotti Cinema City: non a caso compare per un cammeo il produttore Raymond Wong.
L’imperfezione di alcune situazioni, un po’ trite, è la stessa della facciata tutta lustrini e sorrisi di una città simbolo che anche quando affronta una pesante involuzione cerca di fingere che vada tutto per il meglio. In questo senso, seppure imperfetto in tante circostanze, Wonder Women incarna bene quell’anima tipicamente hongkonghese che si prefigge di immortalare.
Hong Kong, 2007
Regia: Barbara Wong
Soggetto / Sceneggiatura: Leung Fung-yee, Barbara Wong, Michelle Yao
Cast: Gigi Leung, Fiona Sit, George Lam, Kelvin Cheng, Nie Yuan