Three

Nel reparto rianimazione del Victoria Hospital vengono ricoverati un poliziotto e un criminale, entrambi con un proiettile in testa. L'ispettore Chen vigila sul criminale perché teme possa organizzare un'evasione grazie a dei soci infiltrati nell'ospedale. Chen si crede al di sopra della legge, il killer antepone i propri malvagi schemi alla sua stessa vita, la dottoressa che lo cura cerca un disperato riscatto dopo diversi interventi falliti. Tutti decidono della vita o della morte altrui, tutti inseguono schemi egoisti e incomprensibili ai più.

Sempre più ardito sperimentatore, sempre meno narratore epico. Il Johnnie To degli anni Dieci, a parte la predilezione per piombo, pistole e antieroi, è sempre più difficile da accostare al cantore degli eroi che non muoiono mai, quando scriveva l'ultimo atto di un cinema glorioso e destinato a scomparire. Dopo l’Ufficio di Office con le sue meccaniche macchiniche, astrazione su un neo-capitalismo al collasso dove l’essere umano è la prima vittima, oggetto di studio di Three è l’Ospedale, il luogo in cui Bene e Male possono placare la loro lotta e svestire, sotto la giurisdizione di Ippocrate, la propria maschera.

Se in Office le pareti venivano vontrierianamente abbattute, affinché l’occhio ubiquo della macchina da presa godesse di totale libertà, in Three lo spazio e la ricerca del medesimo sono nuovamente al centro dell’esplorazione di To. Lo lascia presumere il piano sequenza con cui fanno il loro ingresso in ospedale poliziotto e criminale gravemente feriti, lo mette definitivamente in chiaro la sequenza cardine della sparatoria. Perché ancora una volta è una resa dei conti a pistolettate il climax action a cui si tende. To riprende da ogni possibile angolazione, ricorrendo, come di rado avviene, al digitale: anziché rallentare i personaggi in scena, li congela artificialmente, slegandoli dal frame di appartenenza.

Three 2

Un espediente degno della Marvel-Disney in un film che sembrava andare in tutt'altra direzione. La prima mezzora abbondante, composta sostanzialmente di nulla, ma ricca di dettagli quasi morbosi delle operazioni e di accenni a sottotrame da medical drama di rara futilità non è che una falsa pista. A To interessa essenzialmente girare una sequenza, attorno a cui costruire “pretestuosamente” un film. D'altronde Breaking News nasce per giustificare un piano sequenza che si confronti con Mann e Welles, The Mission per superare tutto ciò che c’è stato prima in termini di coreografie di sparatorie. Ma la maestria di To sta nel rendere coinvolgente quando non indimenticabile anche l’appendice, l’accidente filmico nato per appagare la propria inesauribile curiosità di cineasta.

E ogni minimo dettaglio, dalla scelta "coloniale" di un nome come Victoria Hospital - che apre a miriadi di possibili letture - alle autocitazioni continue e consapevoli, assume un senso nel gioco raffinato del metteur en scène.

 

Hong Kong, 2016
Regia: Johnnie To.
Soggetto/Sceneggiatura: Yau Nai-hoi, Lau Ho-leung, Mak Tin-shu.
Action director: Jack Wong, Johnnie To, Yee Tin-hung.
Cast: Vicki Zhao, Louis Koo, Wallace Chung, Eddie Cheung, Lo Hoi-pang.


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