Nel bisfrattato e sgangherato Those Were the Days (regia di Dick Cho) è possibile ridacchiare dietro alle vicende del personaggio principale, parodia di Wong Kar-wai, il quale catapultato indietro nel passato, tra le varie vicissitudini finisce involontariamente con l'aiutare vari figuri dello star-system hongkonghese anni sessanta, e come (più o meno) premio viene rispedito nel presente, tra gli altri, anche da un bambino occhialuto e moccoloso, ciccione, e dal suo altrettanto ciccione padre. Wong Kar-wai negli anni sessanta non era chiaramente ancora adulto, ma il moccioso e suo padre, i ciccioni, esistevano veramente ed erano Wong Jing e Wong Tin Lam, famoso regista di ogni sorta di film, non solo cantonesi. The Greatest Civil War on Earth è appunto una delle regie del papà di Wong Jing, il che già di per sé è tutto un programma, ma nel senso migliore possibile! Il sarto hongkonghese Zhang San Bo, distinto signore abbastanza sovrappeso, morigeratamente dirige da anni un negozio di confezioni su misura, vivendo con la sua tranquilla figlia in età da marito Lui Zhen e l'altra figlioletta scolara Ah Ling. La quiete viene turbata dall'inaugurazione di un'altra sartoria, giusto accanto a quella di San Bo, gestita da un sarto nordico che non solo parla mandarino, ma, nel trovarsi a chiacchierare casualmente con l'altro sarto, ignaro del fatto che si tratti di quello del negozio vicino, si lascia andare a commenti discutibili sulle rifiniture dei vestiti hongkonghesi. Il sarto cantonese torna a casa tutto indispettito, e scopre che, nella logica del subaffitto delle case signorili hongkonghesi, una bella signorina molto disinvolta, una hostess d'aria, ha appena traslocato proprio nello stesso spazio condominiale in cui vive la sua famiglia, e dopo un po', insieme ai bagagli della signorina, arrivano anche un frigorifero gigante (già a quei tempi orgoglio da salotto!) un bambinetto e anche il proprietario del frigo, papà della hostess: il sarto nordico spara-giudizi! Insomma i due sarti sono vicini di casa, con le due figlie coetanee che si guardano in cagnesco non appena cominciano a circolare per casa i rispettivi fidanzati (e quello della stewardess nordica è addirittura il nipote del sarto cantonese!). La famiglia nordica è spendacciona e disinvolta, quella cantonese è risparmiatrice e tradizionalista, senza frigo dove poter riporre il cocomero. Il sarto mandarino è un esperto di cambiali, quello cantonese di prestiti in segreto a interessi che lievitano velocemente. Divampano le discussioni: non si può star tranquilli in poltrona a leggere il giornale o ad ascoltare la radio che dal nulla ci si ritrova a difendere la musicalità dell'opera cantonese contro il miagolare stridulo di quella mandarina (con tanto di esempi cantati a squarciagola dai rispettivi sarti pancioni!); non si può fare un complimento alla freschezza di una delle figlie senza sottolineare che tutti sanno che le ragazze del nord sono più belle di quelle del sud (con relativo accapigliarsi delle signorine); senza contare poi, in vista di matrimoni e parentele future, che anche la cucina ha un suo peso, e la delicatezza di quella cantonese non è certo paragonabile ai saporacci forti di quella di Beijing, saremo mica matti! In salotto, in negozio, al bar all'angolo, per le scale del palazzo... Ogni posto va bene per inseguirsi e spiarsi, per covare e alimentare antipatie e gelosie, simpatie e amicizie, tra rivalità professionali, campanilistiche e sentimentali che si arzigogolano in combinazioni di dialogo ora accigliate, ora faziose, ora sincere, in una giostra formicolante di screzi, dispetti, favori e alleanze in continua ridefinizione tra i personaggi, fino a bilanciare la situazione stabilmente, con ancora nuove discussioni e frecciatine, definendo l'ecosistema domestico hongkonghese, eterno bisticciare tra cinesi del nord e cinesi del sud...
The Greatest Civil War on Earth, realizzato per gli studi Cathay, riempie di buon umore e soddisfazione, se ne frega altamente sia degli anni che ha sia dell'allegro bianco e nero che sfoggia!
Se non fosse chiedere troppo, solo ad avere una memoria di modernariato cinematografico nostrano, si potrebero passare ore a discutere di quanto i due caratteristi ciccioni ricordino Aldo Fabrizi e Gino Bramieri (quando era grasso, s'intende), e di quanto l'intero film sia paragonabile senza nessun timore di smentita a pellicole dello stesso periodo ma italiane (la serie Poveri ma belli prima di tutto, ma anche i bisticci tra le rispettabili famiglie rivali di casa Totò e casa Fabrizi), e l'unica differenza potrebbe trovarsi nel gusto cantonese del proporre una soluzione a tutti i mali, con perizia, buon senso e destrezza pratica, e del gusto invece tutto italiano per l'infierire burlone e bonario sui vizi degli italiani in un modo un po' fine a se stesso, scusando la nostra tendenza ad arrangiarci, ribattezzandola addirittura, infatti, arte, proponendo una presa in giro sagace, sì, ma che non contiene nessun tipo di saggezza o maturità. Il discorso delle somiglianze comunque sembra strano ma non lo è più di tanto, e tralasciando una pallida e sciocchina differenza (e diffidenza) logistico-geografica, rimane l'eterno scaramucciare tra polentoni e terroni, nordisti e sudisti, mandarini e cantonesi. Dunque The Greatest Civil War on Earth non avendo niente a che fare con gli equivoci deluxe e le battutine pruriginose né di un film di Wilder né di uno di Lubitsch e nemmeno di uno di Capra, ha tantissimo a che vedere invece con le gonne a palloncino della commedia all'italiana della piccola borghesia, prima che si involgarisse con l'arrivo della media borghesia dei Sordi, dei Tognazzi e dei Gassman. Le tematiche: i rispettivi modi regionali di concepire il mondo del lavoro, i diversi modi di pensare al denaro e di spenderlo, le preoccupazioni per la famiglia, le azioni dei figli grandi che sembrano frivoli e invece sono più intelligenti e misurati dei genitori. Il tutto condito dai quadretti messi in scena di tanto in tanto dai figli piccoli, puttini rivelatori e combinaguai (quasi a rimpiazzare i siparietti dei maggiordomi di altre cinematografie).
In The Greatest Civil War on Earth lo spasso è per esempio ascoltare la presa diretta degli attori e le raffiche esagerato-indignate di «Meih oh wà???» di Leung Sing-bo (l'Aldo Fabrizi della situazione), traducibili approssimativamente con dei bei sonori e polemici «Cooome???? Che???». Oppure assistere al giochino metalinguistico del perfetto accento hongkonghese della figlia del sarto mandarino che disdegna la bellezza delle ragazze della colonia, figlia interpretata dalla invece cantonesissima Kitty Ting Hao. Interessante e ammirevole poi il modo in cui tutti gli elementi della storia pian piano trovino una loro collocazione non forzata bensì armonica, con tutto che gira in circolo su ndiversi piani di palcoscenico (come, in fondo, nell'opera cantonese) e viene riutilizzato sempre in modi nuovi e divertenti (il famoso frigo passa di mano in mano, generando nuove indignazioni e nuove alleanze, fungendo da occasione per dimostrare ora la spreconeria di un sarto, ora la generosità dell'altro...). Non una commedia cattiva, riassumendo, non tagliente, ma nemmeno melensa, con il buon gusto di bandire i sentimentalismi, e dare sfogo bonariamente ai regionalismi compressi tutti insieme a HK (e la città non si vede mai, il film è smaccatamente e menefreghisticamente tutto girato in studio, presumibilmente anche gli esterni)...
Il finale è forse prevedibile, ma lo stesso gradevole è la stoccata alla cucina sempre orientale, non più cantonese, non più mandarina, bensì... Sorpresa!
Hong Kong, 1961
Regia: Wong Tin Lam
Soggetto / Sceneggiatura: Sung Kei
Cast: Leung Sing-bo, Christine Pai, Liu Enjia, Kitty Ting, Cheung Ching
The Greatest Civil War on Earth
- Dettagli
- Scritto da Valentina Verrocchio
- Categoria: FILM