Special ID

Chen Zilong è un poliziotto infiltrato da così tanto tempo da confondersi con un boss delle triadi. Per poter tornare alla vita nella legalità deve compiere un'ultima missione nella Cina continentale.

Donnie Yen vive la sua stagione d'oro fino in fondo. A 50 anni suonati il 2014 di Donnie lo vede in cima allo star system di Hong Kong, dopo anni di ruoli come comprimario picchiatore, da villain o da mero pretesto per duelli spettacolari con Jet Li. Almeno fino alla svolta di Iron Monkey, proseguita con SPL e deflagrata in Ip Man. Ora tutti lo vogliono, proponendogli ruoli da protagonista per la quasi totalità delle produzioni di ambito action in cui siano richieste doti di MMA.

La mescolanza di poliziesco e gongfu pian, filone iniziato con SPL e proseguito con Flash Point, conduce inevitabilmente a Special Id, testosteronica ed iperbolica variazione sul tema. Ma la mano non è quella di Wilson Yip e l'esito si avvicina all'artigianato di genere, senza grandi ambizioni. Lo script postumo di Szeto Kam-yuen (l'ennesimo in questo biennio) mostra segni evidenti di riadattamento e incompiutezza: stenta nei raccordi tra scene d'azione e presenta una distribuzione diseguale dei personaggi coinvolti. Clarence Fok guarda al cinema di arti marziali recente, specialmente a Chocolate e The Raid: Redemption, e allo stravolgimento della forma narrativa, mai così al servizio di scene di lotta cruente e credibili. L'apertura nella bisca clandestina o il lungo inseguimento in auto dell'epilogo (con uno showdown corpo a corpo che ricorda Mission Impossible II) non deludono le aspettative, benché convinca solo in parte la fluidità del gesto marziale, che pare in qualche modo artefatto.

Ma se sostanzialmente la componente action tiene botta, è il plot ad arrancare eccessivamente; la scelta di inserire l'elemento undercover cop, riallacciandosi a una lunga tradizione hongkonghese, si presta a troppi paragoni scomodi, in primis con Infernal Affairs, a cui Special ID si richiama per la crisi di identità che subentra nell'infiltrato dopo troppi anni di pratica sull'altra "sponda". Questa figura archetipica e il suo dramma interiore si mescolano all'eroe in stile Jackie Chan: scanzonato, burlone, sostanzialmente asessuato (a parte qualche battuta sub-adolescenziale indirizzata alla collega) e legato agli affetti familiari.

Sul lato umoristico non viene, sorprendentemente, sfruttato Ronald Cheng, ma il livello generale si attesta su quello degli instant movies con Steven Seagal. Benché la poliziotta che mena calci spaventosi ma concentra la sua femminilità nella tazza di Hello Kitty si presti a gag gradevoli, specie nell'insistenza sul contrasto caratteriale tra mainlanders e cantonesi. Nulla da dire invece sul mix di stili di Donnie, davvero egregio, coadiuvato da un valido Andy On come sparring partner; tuttavia qualche colpo in più di Colin Chou (memorabile in Flash Point) non avrebbe guastato.

Hong Kong/Cina, 2013
Regia: Clarence Fok.
Soggetto/Sceneggiatura: Szeto Kam-yuen.
Action director: Donnie Yen, Bruce Law.
Cast: Donnie Yen, Andy On, Jing Tian, Zhang Hanyu, Ronald Cheng.


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