Una spiaggia è teatro del mistero. L'incipit è dei più classici; una donna fa il bagno e viene uccisa. La polizia indaga, ma è una giornalista a ritrovare poco lontano una bambola con le stesse ferite inflitte alla vittima. Spinta dalla curiosità, inizierà a raccimolare indizi, tornando più volte sulla spiaggia. Avrà così modo di conoscere i frequentatori abituali; tra gli altri, un'atleta cui è stato diagnosticato un problema cardiaco, una donna che in passato ha commesso un crimine e un poliziotto ritenuto corrotto dai suoi colleghi. Tutti approfittano della spiaggia per stare soli con se stessi, per consolare le loro solitudini e dimenticare il dolore (l'atleta non potrà più correre, la criminale prova rimorsi nei confronti della donna che è finita in carcere al suo posto, per amore, e il poliziotto sa che ad averlo incastrato è sua moglie). L'incontro più eclatante è però con un nanetto deforme, il quale sostiene che ad aver ucciso la donna è un fantasma d'acqua. Il nano, per un dono naturale, può sentire le voci degli spiriti, ma rivela che anche le persone in punto di morte iniziano a percepirle. Quando l'atleta inizierà a sentire strane voci, diviene chiaro che le intenzioni del fantasma non sono di fermarsi alla prima vittima.
Torniamo a parlare di nomi; Leung Hung-wah sembra esserne un vero appassionato, se è vero che anche in questa occasione si sbizzarrisce come può. Ritroviamo così il poliziotto Locomotive, la giornalista DVD, il nano Nail (chiodo) o l'ingiustamente incarcerata Milky Girl. Non è però questo il problema principale, in una pellicola che devasta in tal modo un soggetto tutto sommato buono (anche se palesemente derivativo da certo cinema horror-corale giapponese) in buchi di sceneggiatura grossi come crateri e diramazioni di trame che finiscono inesorabilmente in vicoli ciechi. Al di là dell'inspiegabile - ad esempio, Nail si ostina ad aiutare o andare contro alle persone circostanti senza un apparente senso logico o qualsiasi metodo euristico - rimane la sconcertante perseveranza nel disseminare la pellicola di situazioni/personaggi che non portano da nessuna parte o di eventi evidentemente contraddittori. Basti l'interessante (e protratto) discorso iniziale del capo redattore a DVD, che la incita a battere il chiodo sulla pista extraterrena e, se serve, a non farsi scrupoli nel plasmare la realtà in qualcosa di richiamo per il pubblico - tema che non ritornerà più per il resto del film (anzi, alla fine si fatica a ricordare che DVD è una giornalista); oppure l'evidente stupidità con cui il nano prima spiega che le forze ultraterrene non gli permettono di fare soldi tramite i suoi poteri, pena la morte, per poi vendere a una cifra esorbitante un artefatto di sua costruzione (probabilmente Leung Hung-wah non riusciva a trovare un motivo sensato per farlo morire).
Hong Kong, 2000
Regia: Tony Leung Hung-wah
Soggetto / Sceneggiatura: Tony Leung Hung-wah
Cast: Kathy Chow, Joey Man, Wayne Lai, Stephanie Che, Lam Chi Ho
Sound from the Dark
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- Scritto da Stefano Locati
- Categoria: FILM