Jackie Chan, corpo attoriale incomparabile. E' quasi diventato routine lo stupirsi di fronte ai titoli di coda che lo vedono impegnato in acrobazie surreali, ma d'altronde gli anni passano e Jackie sembra non accorgersene. E con lui Benny Chan, sodale di alcune delle migliori avventure, ma mai di quei Police Story così importanti negli anni '80-'90 che con quest'ultimo nato condividono titolo e una bella fetta dello stesso spirito.
Qualcosa si è incupito, però, nella vicenda poliziesca. Jackie è disilluso, stanco, depresso, specie dopo che una trappola diabolica lo priva in un colpo solo della sua squadra. Ma il sottotesto del film va molto più addentro, scavando nel marcio di una società spaccata in due, in cui una crepa insanabile si è aperta per separare generazioni ormai inevitabilmente divergenti. Quella dei padri e quella dei figli, quella della vecchia Hong Kong e quella di una regione acefala dal futuro incerto se non inquietante. Daniel Wu, raramente così credibile e in parte – forse perché qui il suo gigionismo fa gioco e non stona – combatte una sua battaglia personale con il complesso edipico, seppellendo sulla sua strada orde di uomini pur di avversare la figura paterna e «l'istituzione Polizia» che essa rappresenta.
La lunga sequenza di showdown nel centro commerciale, tra scale mobili che sanno di The Mission e altri ammiccamenti, è quasi ironica nella tragedia del suo farsi. Genitori increduli in apprensione sotto, figli senza tetto né legge di sopra, a sparare su tutto e tutti, giusto per ribadire che quello di Hong Kong è un no future di quelli alla Johnny Rotten. «Paint It Black, baby». La maschera di villain di Wu si scioglie in lacrime solo quando si trova con le spalle al muro, ma è troppo tardi. Un figlio se ne va, proprio quando Chan scopre di averne (quasi) uno in Nicholas Tse, personaggio pretestuoso ai limiti dell'inutile sino al sottofinale che svela come un impermeabile abbandonato possa fungere da madeleine delle memorie andate.
Jackie torna a casa, quindi, e supera tutti i più che giustificati scetticismi dovuti alla lunga ma poco felice trasferta hollywoodiana. D'altronde non si scopre nulla di nuovo nell'affermare che scene come le più nere di New Police Story (un inizio che è pece pura) o acrobazie genuine senza tema di sponsor, come il memorabile scontro nel reparto Lego, siano e rimangano farina esclusiva del sacco di Hong Kong. Grazie ai due Chan per averci rinnovato l'illusione che la nostra ex-colonia preferita non sia invecchiata di un giorno.
Hong Kong, Cina, 2004
Regia: Benny Chan
Soggetto / Sceneggiatura: Alan Yuen
Cast: Jackie Chan, Nicholas Tse, Daniel Wu, Charlene Choi, Charlie Yeung