Per il giovane Cheung, membro di una squadra della polizia specializzata in inseguimenti di auto, la cattura di Jiang diviene una sorta di ossessione, specie dopo le umiliazioni impartite da questi al dipartimento di polizia. Il veterano Lo dapprima cerca di dissuadere Cheung, per poi convincersi a dargli una mano, anche considerato l’antico conto in sospeso con Jiang.
Effetto Drive a Hong Kong: il ritorno al cinema ad alta velocità, guidato dal successo di Nicholas Winding Refn, non può trascurare la capitale del cinema action. In un cortocircuito ideale tra influenze - Refn si ispira a Hong Kong, quest'ultima riparte dalle sue rielaborazioni - Soi Cheang, pupillo di Johnnie To, torna al cinema di genere più puro, mirando alla secca essenzialità del canone e dei suoi archetipi.
Tuffarsi nel cliché, anziché sfuggirlo, perché il B-movie di genere questo vuole, come nel racconto di caduta e riscatto di Cheung o nel presagio di morte che accompagna Lo, (fin troppo) vicino all'agognato ritiro. Le finezze del precedente Accident e la sua complessa rivisitazione del tema del doppio lasciano spazio al respiro dell'asfalto, a un finestrino abbassato per dare la caccia a un nemico mentre i rami degli alberi frusciano, alla guerra di posizione di auto che incarnano l'animo di chi le guida.
E se le sequenze di inseguimento rielaborano la forma più classica, disegnata da Friedkin (Vivere e Morire a L.A.) e Yates (Bullitt), con riprese in soggettiva rocambolesche, è nella stasi e nella riduzione a pochi e preziosi movimenti di macchina (da presa o con le ruote, non fa differenza) che Motorway gioca la sua partita. La vita racchiusa in una curva impossibile, eseguita solo e soltanto a 8000 giri e 2 km orari di velocità, anziché con evoluzioni spettacolari ed effetti digitali a profusione à la Fast and Furious. Come il gong fu o il wing chun insegnano: padroneggiare il proprio corpo(-macchina), non abusarne. E così Cheang non insiste sul suo talento, ma lavora di sottrazione in un action minimalista che esalta quelli che restano i suoi indubbi climax. Nello standard di Hong Kong, e quindi eccezionali, gli stunt, con riprese in strade ad alta densità di traffico che hanno richiesto sforzi sovrumani per la crew coinvolta. Non solo cinema di genere, anche se sarebbe insultante, vista una così sontuosa tradizione, non definirlo tale.
Hong Kong, 2012
Regia: Soi Cheang.
Action director: Chin Kar-lok.
Soggetto/Sceneggiatura: Joey O'Bryan, Szeto Kam-Yuen, Francis Fung.
Cast: Shawn Yue, Anthony Wong, Guo Xiao-dong, Barbie Hsu.