Bun ha qualcosa più di un talento deduttivo non comune: una sorta di sesto senso, grazie al quale riesce a vedere le diverse personalità che albergano in ogni individuo e a ricostruire fatti criminosi altrimenti irrisolvibili. Questo suo talento lo porta alla follia, ma rimane l’unico a cui Ho può rivolgersi per risolvere un caso particolarmente intricato.
Mad Detective rappresenta per più di un verso un omaggio autoreferenziale e, nel contempo, uno slancio verso il futuro. L’aggancio con il passato è palese sin dal titolo, che si rifà a quello di Loving You (in originale Wu wei shen tan, ossia Senseless Detective), indiscusso capostipite dell’intero fenomeno. Come tutti i film che rappresentano una svolta coraggiosa e personale, Mad Detective non è stato, non è e probabilmente non sarà particolarmente amato dai più. Il che nulla toglie al ruolo fondamentale che è destinato a giocare nella carriera dei due registi. Oltre al ritorno dell’icona Lau Ching-wan – già detective di Loving You, nonché perenne alter-ego di Wai Ka-fai, che co-dirige e co-sceneggia – nel ruolo di protagonista, è la voglia di mettersi nuovamente in gioco e di sbalestrare, per l’ennesima volta, il canone noir a rimanere impressa. Un omaggio palese, quindi, a La signora di Shanghai (1947, di Orson Welles) si alterna a una trovata geniale come quella delle personalità multiple e «visibili», con l’introduzione di un elemento soprannaturale sin qui totalmente inedito. Dice Wai a proposito del film: «Il peso di “vedere troppo” significa che il nostro eroe è destinato a percorrere un sentiero di solitudine in questo mondo». Come a dire che l’eroe, sempre più problematico e incompreso, ci rimette addirittura il senno, ma arriva sempre là dove gli altri si fermano. L’eroe si fa artista o l’artista eroe. Per non morire mai.
Hong Kong, 2006
Regia: Johnnie To, Wai Ka-fai
Soggetto / Sceneggiatura: Wai Ka-fai, Au Kin-yee
Cast: Lau Chin-wan, Andy On, Gordon Lam, Kelly Lin, Lee Gwok-lun