Un incipit con due killer, che fa subito pensare a un thriller mozzafiato, contiene un primo momento di regia estremamente raffinata, con il montaggio sincronizzato ai battiti cardiaci in una scena di tensione. Ma poi tutto svapora, uno dei due sicari è un impiastro, e il film vira in farsa, nella parodia della figura del killer - peraltro già sfruttata al cinema, basti pensare ad Angeli perduti.
Capita che uno dei killer sia un cinefilo e che la sua vita si incroci con quella di uno sceneggiatore, Soya, dallo studio traboccante di dvd e tappezzato di poster come la locandina di Jules et Jim e un grande ritratto di Audrey Hepburn. Entrambi i protagonisti modellano la propria vita su citazioni cinematografiche. Il criminale si inventa una biografia costruita su titoli di film, di Hong Kong e non solo.
Gli stessi sceneggiatori, colleghi di Soya, attingono a piene mani dal cinema preesistente, indice di mancanza di creatività, di un’arte che è agli sgoccioli e che non può che nutrirsi di se stessa. Nel film compaiono poi vari registi in apparizioni cameo. L’impianto citazioni sfocia, verso il finale, in un rifacimento della scena finale di The Killer, in una chiesa con candele e colombe, con una costruzione dell’immagine simmetrica e geometrica, altra raffinatezza di questo film.
I personaggi di La comédie humaine sembrano gli eredi di quell’Allan Felix, protagonista di Play It Again, Sam, che viveva come prigioniero dei film con Humphrey Bogart, sui quali modellava la propria esistenza. In La comédie humaine però le situazioni sono imprevedibili, non si sa mai dove si voglia andare a parare. L’esatto contrario di quello che si vede nello spezzone del film nel film, la prevedibilità del cliché consolidato, in base al quale il soldato bello che ha una ragazza, non può che essere il primo a morire. La comédie humaine segna in realtà il superamento di Play It Again, Sam, aprendosi ogni volta, attraverso le citazioni, a infinite possibilità e combinazioni narrative, come in uno “story game”. Riprendendo il titolo dal grande contenitore di opere di Balzac, La comédie humaine diventa un discorso sulla narratologia.
Nel pre-finale, che richiama l’idea dell’interscambio cinema/realtà di La rosa purpurea del Cairo, sempre di Allen, i personaggi verranno inghiottiti nello schermo cinematografico. Solo il killer riuscirà a riemergere dall’oblio.
Hong Kong, 2010
Regia: Chan Hing-kai, Janet Chun
Soggetto/Sceneggiatura: Chan Hing-kai, Janet Chun
Cast: Chapman To, Wong Cho-lam, Fiona Sit, Kama Lo, Hui Shiu-hung, Lee Lik-chee, C Kwan, Law Wing-cheong, Soi Cheang, Carl Ng, Derek Kwok, Chui Tien-you, Wong You-nam.