La figlia di un nobile è sequestrata a tradimento da un malvagio predone: Yue Zhenbei, spadaccino di grande fama, mette insieme un gruppo di eroi in grado di espugnare il rifugio del rapitore, nascosto su un'insidiosa collina. Sulla strada i quattro prodi troveranno mille insidie e un alleato inatteso; ma il confronto finale prevede solo violenza e tradimenti.
Ching Gong, al terzo wuxiapian girato sotto la bandiera degli Shaw Brothers, compone con Killers Five, conosciuto anche come Five Heroes, un'avventura ricca di emozioni: non tanto per i combattimenti, stranamente poco curati, quanto per l'alchimia che si va a formare, strada facendo, tra i personaggi, che più cementano il legame d'onore tra di loro - e di conseguenza sanciscono una sorta di tacito patto con il pubblico - e più scoprono una propria specifica umanità. Il cast di comprimari, dai ruoli appena abbozzati, ma in divenire, funziona in questo senso molto meglio per l'assenza di primedonne, con l'unica eccezione di Li Ching, umile nel sacrificare il suo sorriso innocente in nome del gruppo.
Nell'epilogo la violenza sale in cattedra, a giustificare la metafora bellica e il profondo senso dell'onore (fililale) che permea una pellicola rocciosa e coinvolgente. L'«arte della guerra» è rispettata pienamente, specialmente nelle nette prese di posizione dei personaggi, che sì cambiano schieramento, ma solo quando è moralmente necessario, senza svendere la propria coerenza. La colonna sonora simil-western è incalzante e ben si sposa alle ricostruzioni in costume con i fondali dipinti un, po' finte ma adeguate al contesto iperbolico in cui risaltano in primis i sentimenti e l'appartenenza della storia alla più classica tradizione della spada.
Hong Kong, 1969
Regia: Ching Gong
Soggetto / Sceneggiatura: Sung Hoi-leng, Ching Gong
Cast: Tang Ching, Li Ching, Guk Fung, Cheng Miu, Wang Kuang-yu