L'indice Heng Seng della borsa di Hong Kong, si sa, sale e scende. E gli hongkonghesi, si sa anche questo, sono dei grandi appassionati (superstiziosi) del gioco d'azzardo. Al fantomatico, emblematico numero 73 di una strada popolare e dissestata, vivono accalcate molte famiglie di hongkonghesi presi dalla smania di far soldi, velocemente e in gran quantità. A Macau c'è il casino, ci si va poveri e speranzosi, si diventa ricchi per qualche ora, e si torna ancora più poveri e pezzenti di prima, senza nemmeno più l'orologio, mentre parenti e vicini di casa aspettano per banchettare alla fortuna. Intanto qualcuno sul posto di lavoro trova il tempo per trafficare in mille altre occupazioni, ma chi rimane a casa deve star bene attento a difendere i propri beni, perché i ladri oggi giorno non hanno faccia, entrano dappertutto, se ne infischiano degli anziani, fanno di tutti i valori un gran fagotto, e, se catturati, si permettono anche di chiedere da mangiare, ché a stomaco vuoto non si può mica ragionare né rubare come si deve! Con questa gentaglia bisogna arrangiarsi da soli, perché andando alla polizia, così britannicamente flemmatica, non si risolve niente, si viene trattati da sciocchi, e anzi, più si passa il tempo a fare la coda per la denuncia e più si rischia o di beccarsi una multa per la macchina in divieto di sosta, o, addirittura, il pericolo è di ritrovarlo senza i pezzi, il povero maggiolone parcheggiato male. Se ci si fa male le cose non sono migliori: ore e ore di attesa in ospedale, infermiere cafonissime e arroganti, pazienti in fin di vita ignorati e stipati al pronto soccorso, ma... eh, qui bisogna che si parli chiaro, che ci si rimbocchi le maniche e si dica chiaramente alla gente vicina di sventura, e anche alla gente lì, nel pubblico in sala, che bisogna ribellarsi e far sentire la propria voce, che tanto nessuno ascolterà, ma almeno l'unione che fa la forza continua a valere, e quindi anche se un tifone fa crollare la casa e bisogna correre a chiamare il ladruncolo di quartiere per salvare la suocera rimasta bloccata oltre il balcone sbriciolato, si può sempre contare sulla vitalità dei cittadini di Hong Kong, che poveri, rattoppati, pieni di guai, di debiti, e accatastati uno sull'altro, comunque non perdono mai quell'energia inesauribile e esuberante che li rende speciali e ruspanti, simpatici e chiassosi...
Hong Kong 73 è un chiaro derivato del successo immenso di The House of 72 Tenants, con cui ha in comune i dialoghi a raffica, l'abbondare di facce famose, l'aperta denuncia contro le istituzioni (avercela con gli ospedali sembra essere una delle fissazioni di Chor Yuen, fissazione che fermenterà a dovere fino a diventare irriconoscibilmente astratta in Help!!!, di Johnnie To), e il sapore teatrale, senza una vera trama ma con tante piccole storie a episodi che si intrecciano e si mescolano. Di diverso però, rispetto a The House of 72 Tenants, c'è che di Hong Kong 73 non si può certo dire che sia curato, o raffinato, o sublimato dall'abilità cinematografica di Chor Yuen, che pure c'è e incastra tutto alla perfezione. Insomma questo film è un po' troppo chiassoso, e un po' troppo compiaciuto di esserlo, e, seppure nel suo essere piacevole (a patto di riuscire a star dietro alla successione degli eventi, velocissima), sfiora qualcosa che, visto da questo angolo di mondo, decisamente potrebbe chiamarsi: sceneggiata.
Hong Kong, 1974
Regia: Chor Yuen
Soggetto / Sceneggiatura: Wong Lau Chiu
Cast: Yueh Hua, Cheng Lee, Guk Fung, Shum Lo, Lee Pang-fei
Hong Kong 73
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- Scritto da Valentina Verrocchio
- Categoria: FILM