La giovane Guo Sue vive felice in campagna, con il fratello che lavora nei campi, i genitori e un amichetto che le sta sempre alle calcagna. Le viene offerta la possibilità di studiare in città, e allora si trasferisce a Hong Kong per un semestre di prova, alla fine del quale, se avrà dimostrato di studiare con passione e costanza, verrà ammessa ufficialmente nella scuola. Timida e obbediente Sue viene messa in stanza con tre tipe terribili e sciocche che le giocano scherzi di cattivissimo gusto. Gli insegnanti preoccupati decidono di favorirla quel minimo che basti a costruirle attorno un po' di stima, e Sue dimostra di cavarsela particolarmente bene in economia domestica e negli sport, nel basket soprattutto. Alla fine del semestre però viene rimandata in cinque materie, e suo padre s'infuria, specie dopo che Sue gli spiega che tutte le coppe che ha riportato a casa sono premi sportivi. Per fortuna la sua migliore amica le presenta il fratello, disponibile a darle ripetizioni. L'anno scolastico riprende con le migliori premesse, solo che Sue non vuole più sentirne di giocare a basket...
Guardare Beauty Parade (titolo che non c'entra molto con la trama, ma c'entra con la moda dei titoli, esistendo infatti anche un Love Parade...) è un'esperienza mista, perché si comincia con entusiasmo e approvazione, e si finisce con una noia insostenibile e con la sensazione precisa che qualcosa durante la gestazione di questo film sia andato molto storto. Tutta la parte iniziale, dalla vita nei campi (con la scena della corsa con le zuppe...) fino all'arrivo in collegio (con il seno finto scambiato per un puntaspilli, e i pantaloncini di Sue che si scuciono sul dietro mentre fa gli esercizi del mattino!) è fin troppo ben sviluppata e particolareggiata. Poi il film si slega e si perde: c'è un discorso chiaramente educativo (per il pubblico) tra due insegnanti che si ripromettono di dare una spintarella costruttiva alla ragazza di campagna, per renderla il più possibile uguale alle altre e per disintegrare i pregiudizi delle più snob. E da questo punto in poi il film perde vertiginosamente interesse, diventando una sequenza di scenette insipide e senza mordente, sprecando il personaggio di bidello campagnolo interpretato da Liu Enjia (il sarto mandarino di The Greatest Civil War on Earth), dando di continuo l'impressione che stia per succedere qualcosa di succulento nella scena successiva, e invece, regolarmente, perdendosi per strada. Per esempio a un certo punto compare Kelly Lai Chen, il bello della situazione, il conquista cuori timido, dolce e paziente di tante produzioni MP & GI. Durante una partita di basket, si arrampica addirittura su una panchina per vedere meglio la sua preferita, e uno s'immaginerebbe un seguito di teneri approcci tra lui e Kitty Ting Hao. Invece no, c'è solo una serie di noiose e tutte uguali partite di pallacanestro, tenute ridicolamente insieme da una trama slabbrata che man mano diventa sempre più inverosimile. Beauty Parade è un film sfortunato però, sebbene nel 1960 la Cathay fosse al massimo delle capacità produttive con quel suo tipico garbato far cinema per signore, prendendo spesso le parti dei mainlander che riescono ad adattarsi alla vita borghese di Hong Kong, senza mai esagerare troppo con temi scabrosi o scottanti. Beauty Parade è un film sfortunato perché c'è dentro la povera Kitty Ting Hao, che tra il 1956 e il 1963 (anno in cui lasciò gli studi Cathay per una relazione odiosamente chiacchierata con il general manager Robert Chung) era riuscita a splendere in una ventina di film, spesso nel ruolo di hostess di volo o di mainlander di lingua mandarina che riusciva a sposare un cantonese. In Beauty Parade ha solo un paio di quasi primi piani che mostrano strane, incerte increspature, tra panico e nevrastenia, agli angoli della bocca; volenterosa, più che radiosa, appare già fragilissima e altamente instabile, con una pettinatura diversa per ogni inquadratura e con un sorriso dolentissimo e per questo dolcissimo (ma che svela qualcosa, e di profondo, che non va; impossibile non accorgersene). Fatto sta che Beauty Parade sembra essere un rammendo alla buona esercitato pedestremente nel filone dei film collegiali. Di Kitty Ting Hao si diceva che avesse doti divinatorie, e veniva chiamata in giro per l'Asia a dire il futuro degli uomini politici. Estromessa dalla Cathay, provò il contrario di quello che facevano tutti: passò dalle produzioni in mandarino a quelle in cantonese. E le andò male, instabile e preda di pettegolezzi spietati non era più la "little darling" di nessuno. Sulla soglia dei trenta anni, ormai emigrata in Canada e con un figlio di quattro anni, si suicidò con un eccesso di pillole.
Hong Kong, 1961
Regia: Tong Wong
Soggetto / Sceneggiatura: Wong Lau Chiu
Cast: Kitty Ting, Kelly Lai, Lo Wei, Cheung Ching
Beauty Parade
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- Scritto da Valentina Verrocchio
- Categoria: FILM