Tony Liu (Liu Jun-guk nella traslitterazione cantonese) non si ferma di fronte a nulla pur di intrattenere. A guardare la storia nuda e cruda, non parrebbe discostarsi troppo dall'usuale mix di incomprensioni, vendette incrociate e lealtà messa in dubbio. Fratello e sorella vengono separati fin da piccoli. I loro genitori, che cercavano di difendere il segreto della holy flame, l'arma più potente del mondo delle arti marziali, sono stati brutalmente uccisi.
Diciotto anni dopo, i due ormai cresciuti, è fissato un duello che ripari i torti subiti. Solo che il ragazzo, Tien Sau, è allevato da un maestro giusto e saggio, pur se eccentrico, mentre la ragazza, Dan Fung, è custodita a sua insaputa da una degli assassini dei genitori. Quando arriva il giorno dello scontro, i due si ritrovano dunque relegati in fazioni opposte.
Fosse tutto qui, Holy Flame of the Martial World si ridurrebbe alla solita variazione sull'eterno tema dei fratelli costretti dagli eventi a confrontarsi, con la forza dei legami familiari a fare da incognita per l'esito della lotta. Lo standardizzato contenitore è però riempito di tali e tante invenzioni da far strabuzzare gli occhi, fin quasi a far cadere la mascella per lo stupore. In effetti nulla può preparare alla debordante catena di geniali assurdità che si riversano sullo schermo con una esuberanza e una gioia fuori controllo. Lotte all'ultimo sangue contro ideogrammi giganteschi fosforescenti, risate mortali, cadaveri di demoni verdi (dall'improbabile accento inglese) prontamente resuscitati, dipinti giganteschi che si animano per dar battaglia, fantasmi volanti assetati di sangue, membri del clan del sangue con le braccia dipinte nei colori più improbabili, ragazze che infilando un dito nel torace morto di serpenti ottengono poteri incredibili.
Un guazzabuglio stordente, ma dotato di una sua coerenza interna, acuito dai toni generali da commedia, come rivela già l'incipit, in cui le otto principali scuole di arti marziali inseguono il miraggio della holy flame quasi siano un branco di lupi assetati di potere. Il tutto è inframmezzato da abbondanti dosi di duelli acrobatici (troppo) velocizzati e zeppi di wire work. Il limite è purtroppo insito nella formula: tutte le trovate più divertenti si esauriscono nella prima, frenetica mezz'ora. La seconda parte mantiene alto il ritmo, ma si adegua a tirare le fila della vicenda senza ulteriori sbavature. Gli effetti speciali sono risibili anche per l'epoca, ma svolgono egregiamente il loro compito primario: divertire. Per questo, pur nelle sue imperfezioni, e nonostante le numerose zone d'ombra della storia, la recitazione sopra le righe, i costumi stravaganti, Holy Flame of the Martial World è film da riscoprire, godere, gustare - pervaso com'è da un sense of wonder ingenuo, forsennato, intramontabile.
Hong Kong, 1983
Regia: Tony Liu
Soggetto / Sceneggiatura: Tony Liu, Cheung Gwok-yuen
Cast: Max Mok, Leanne Lau, Yung Jing-jing, Lau Siu-gwan, Jason Pai