Nel futuro 2046 una brontolante vecchina vestita di bianco arranca sul belvedere del Peak di Hong Kong. In cima trova un ragazzotto sul punto di ingoiare delle pillole che cancellano la memoria, e l'occasione si presta per una ramanzina benevola, un viaggio tra i ricordi lontani del 2003, l'anno più triste di Hong Kong, perchè anche tra le pieghe sgualcite delle memorie più dolorose c'è sempre in fondo qualcosa da riassaporare con tenerezza e malinconico tepore.
Succede raramente ma... qualche volta effettivamente succede, che il numero due di un film di successo sia migliore del numero uno. Golden Chicken 2 è più a fuoco del suo predecessore, più sentito, più incisivo, più carico di suggestioni e di allacci con la tragicomica realtà di Hong Kong. La sars innanzitutto, che gli abitanti pronunciano salsiii, sulle corde stridule della fobia ossessiva a forma di sterilizzazioni e misure di sicurezza di sapore popolar-pubblicitario (l'eliminazione grottesca di tutti i peli dal corpo e il rimpinzarsi maniacale di vitamina c...); la sars vista dai tre punti più rappresentativi: la stanza della prostituta Sandra Ng che (r)accoglie uno sfollato/scappato da uno dei quartieri più densamente popolati (e quindi a rischio lazzaretto), una piccolissima pidocchiosa tavola calda svuotata e candeggiata, e il girovagare notturno di un dottore con la mascherina (Doctor Mask, Leon Lai con gli stessi occhiali, lo stesso essere taciturno del personaggio che vestiva in Going Home, l'episodio di Three filmato da Peter Chan, compagno di Sandra Ng); il dottor Mask è abbattuto, contagiato e disperato, e il suo apparire e scomparire notturno nei pressi della tavola calda per una scodella di zuppa è intercalato dalle immagini televisive degli altri medici imprigionati in quarantena negli ospedali, costretti a salutare i propri cari dalle balconate. Accanto alla sars, per gravità quasi epidemica, c'è poi la bancarotta, con Anthony Wong sopracciglione che vuole suicidarsi con un'ultima notte di sesso e veleno tra le braccia della prostituta della porta accanto. E naturalmente c'è anche il riciclaggio e l'occultamento di denaro sporco dei traffici tra hongkonghesi e mainlander, tra Sandra Ng e Jacky Cheung (perfetto, in gilettino e con la verdura in mezzo ai denti!), non a caso cugini, non a caso innamorati e opportunisti. Il film scorre veloce, si ride percependo solo sullo sfondo l'amarezza e la dolcezza della colonna sonora che accarezza tutte le sventure via via più assurde; si ride e si guarda Hong Kong travestita da Sandra Ng, zietta/zitella puttana, Cabiria rossa fiammante col cuore a mandorla, clown stupido e ridicolo e disorganizzato e buffo e pasticciato e buono e illuso e pestato e preso in giro in tutte le maniere possibili dalla vita, eppure sempre e ancora in movimento per accudire confortare e cullare uomini desolati oppure avidi oppure piccoli, perchè smemorati, perchè segmentati nel tempo che corre, incapaci di custodire il passato e per questo incapaci anche di sopravvivere nel futuro. Una commedia con tutte queste cose dentro, e in un periodo in cui il cinema di Hong Kong suda freddo e non è mai stato più incerto e sperduto. Insalata di flashback, niente affatto buonista, Golden Chicken 2 è una panoramica affettuosamente dolente, sgangherata e precisa, delle disavventure di Hong Kong ripercorse con indulgenza dal 2043, magico anno predestinatamente inverosimile, tanto che un dollaro di Hong Kong ne vale sette americani, Andy Lau garantisce ospedali e scuole gratis per tutti, e qualcuno ha finalmente appena finito di girare, dopo quarantatré anni, quello strano e sghembo e buio e rossastro film ambientato nel futuro...
Hong Kong, 2003
Regia: Samson Chiu
Soggetto / Sceneggiatura: Samson Chiu
Cast: Sandra Ng, Anthony Wong, Leon Lai, Chapman To, Andy Lau
Golden Chicken 2
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- Scritto da Valentina Verrocchio
- Categoria: FILM