Macao, 1998. Alla porta di Wo (Nick Cheung) si presentano due coppie di killer: Tai (Francis Ng) e Cat (Roy Cheung) sono lì per proteggerlo, Blaze (Anthony Wong) e Fat (Lam Suet) per ucciderlo, su ordine del boss Fay (Simon Yam). Ma i cinque, vecchi compagni d’infanzia, solidarizzano: le loro strade, però, si incroceranno nuovamente con quella di Fay, dopo che l’insperato furto di una tonnellata d’oro ha portato la breve illusione di una nuova vita.
To, con la complicità degli sceneggiatori, torna su temi a lui cari: l’amicizia virile, la perdita delle radici e dell’identità, la cupio dissolvi come condizione esistenziale insopprimibile. Temi già detti – meglio – in passato, in film come The Mission o A Hero Never Dies, mentre l’abituale misoginia si stempera nella figura ambigua della silenziosa prostituta che fa da testimone agli eventi e a cui spetta l’ultima mossa.
Ma in questa vicenda di assassini taciturni senza casa e senza meta, che si abbandonano al fato (le decisioni affidate al lancio di una moneta), conta soprattutto lo stile, in una sequela di pezzi di bravura a tratti entusiasmanti (l’inizio alla Sergio Leone, cui rimandano anche le atmosfere western della parte finale), altrove stucchevoli e autocompiaciuti (la sparatoria al ristorante). Come è dopotutto esornativa la fotografia – stilizzatissima, giocata sul rosso, il verde e l’ocra – di Cheng Siu-keung e To Hung-mo.
Ciononostante, è rimarchevole il modo in cui To rielabora lo spazio diegetico: esemplare la sequenza in cui le due fazioni si fronteggiano nella clinica clandestina dove hanno portato i propri feriti, che organizza lo spazio in maniera teatrale, con un profluvio di tendaggi/sipari a suddividerne le varie porzioni, a nascondere e rivelare personaggi e fondali.
Hong Kong, 2006
Regia: Johnnie To
Soggetto / Sceneggiatura: Szeto Kam-yuen, Yip Tin-shing, Milkyway Creative Team
Cast: Anthony Wong, Francis Ng, Nick Cheung, Roy Cheung, Lam Suet