Cherie (Cherie Chung) è una giovane e prestante insegnante di aerobica. Chou (Chor Yuen), anziano uomo d'affari abituato a comprare tutto, la vede per strada e se ne innamora all'istante. Lei però dirige le sue attenzioni amorose su Hua (Tony Leung Ka-fai), fotografo sognatore ed aspirante regista. Chou offre a Hua un assegno in bianco per finanziare il suo film, in cambio Hua deve lasciar perdere Cherie. Non se lo fa ripetere due volte: finge un tumore al fegato e fugge in Malesia per curarsi. Cherie non tarda a scoprire l'inganno.
Parlare di un film come Cherie non è cosa semplice e richiede una certa dose di «cautela»: da un lato c'è il timore reverenziale di demolire un'opera evidentemente minore di un grande artista, dall'altro lo stesso Patrick Tam ha sempre mantenuto un atteggiamento ambiguo nei confronti della sua creatura, un imbarazzato oscillare tra indifferenza e promozione. Finanziata dagli Shaw Brothers, ormai sulla via dell climax discendente, Cherie è la tipica commedia demenziale anni ottanta, in cui il regista inserisce elementi disturbanti, squisitamente figli di quella New Wave di cui Tam è stilista rigoroso, quasi a volerlo sottolineare per non pregiudicare il suo status autoriale. Il contrasto è palese e, nonostante non si trattasse di cosa nuova in un certo cinema di Hong Kong, si rivela particolarmente stridente in questo contesto. Le gag comiche sono imbarazzanti e strappano sorrisi stiracchiati (la mosca spagnola, Hua appollaiato sulla tazza per i bisogni corporei, Chou che tenta goffamente di nascondere Hua all'interno dell'appartamento mediante porte, finestre e pannelli – come non pensare a Diary of a Big Man, proprio di Chor Yuen?) e le cupe incursioni stilistiche di Tam non fanno altro che disorientare anche lo spettatore più smaliziato.
In fondo Cherie doveva essere il trampolino di lancio delle due giovani e belle future star: da un lato la splendida Cherie Chung, sensualissima, sinuosa, provocante ma mai volgare, di una bellezza solare e sbarazzina; dall'altro l'altrettanto bel Tony Leung Ka-fai, di cui è impossibile non ammirare i glutei perfettamente scolpiti. Quale modo migliore per immortalare tanto bel vedere se non tramite la divina fotografia di Bill Wong?
Il delirante finale dai toni slapstick, con Chou e Hua che si affrontano in riva al mare a suon di 'arti marziali' conclude degnamente un'opera singolare ma, a conti fatti, c'è ben poco da ridere. Tutti ne escono scornati, perdenti. Anche Cherie, la cui fuga in mare aperto è amara dichiarazione di sconfitta di chi ha creduto troppo in se stesso. Tra gli sceneggiatori figura anche Roy Szeto Cheuk-hon (Dangerous Encounters - 1st Kind) e la virata cupa non è certo casuale. Tirando le somme, cosa resta di Cherie? Uno scivolone d'autore, trascurabile come prodotto in sé, ma interessante dal punto di vista formale e comunicativo.
Hong Kong, 1984
Regia: Patrick Tam
Soggetto / Sceneggiatura: Joyce Chan, Roy Szeto, Fung Lai-chi, Patrick Tam
Cast: Cherie Chung, Tony Leung Ka-fai, Chor Yuen, Dennis Chan, Michael Lai