Sun e Lin sono le star di punta di un musical diretto da Nie Wen, incentrato su un triangolo amoroso in un circo in cui lei soffre di amnesia e non ricorda di aver amato il personaggio interpretato da Lin, mentre sta con il padrone del circo che l'ha tolta dalla strada. L'intreccio, però, si mescola sempre più con la realtà, poiché gli stessi Sun e Lin sono stati innamorati l'uno dell'altra finché Sun non se ne è andata per fare carriera. Sun cerca di dimenticare il passato, Lin di tornare indietro a quei ricordi.
Il musical di derivazione occidentale e il mélo di derivazione orientale si intrecciano e contrastano in un'opera ambiziosa per costi e allestimenti che, nonostante i rischi legati a simili premesse, convince per più di una ragione. L'idea di mettere in scena un musical che riprenda atmosfere e scenografie di Moulin Rouge lascia infatti presto spazio a un'anima più congeniale alla vena di Peter Chan, quella del più classico melodramma hongkonghese. Rivive così la storia di un amore fatto di pochi ma significativi gesti, di feticci a cui aggrapparsi (il registratore, gli instant noodles, sdraiarsi sul ghiaccio come in The Eternal Sunshine of the Spotless Mind), di crudeltà gratuite, vendette e pentimenti senza nessun reale vincitore. Nel gioco di inganni (a se stessi come all'oggetto d'amore) e di vendette che lasciano solo l'amaro in bocca ("odiare è più doloroso che essere odiati") non vince nessuno. Ma soprattutto non vince la certezza d'amore (quel Perhaps...).
A riviviere sono due topoi di Chan: la poetica della nostalgia, incarnata da una Pechino di miseria e sogni di un amore intenso quanto ingenuo e il tema della contrapposizione tra Amore e Ambizione: come in Comrades, Almost a Love Story Maggie Cheung mentiva a se stessa e al suo cuore per la carriera, qui Sun/Xun ne ripercorre i passi: dal quasi amore di allora al forse amore di oggi.
Quello che doveva essere un musical si rivela un melò; d'altronde, anche senza ananas scaduti e gelatai sordomuti, quando Takeshi Kaneshiro incontra il melò l'esito non lascia mai indifferenti e in Zhou Xun, bambolina bisognosa di protezione ma capace di stilettate al cuore improvvise quanto letali, il sino-giapponese trova un contrappunto ideale. Qualche dubbio in più sulla parte musical, dove a recitare la parte del leone è un Jacky Cheung sopra le righe comme d'habitude, libero di scatenare la sua anima più bocelliana da super-crooner e nel contempo prigioniero del poco credibile personaggio del regista-demiurgo, talmente devoto alla propria creazione da sacrificare per essa l'amore di Sun.
Difficilmente Perhaps Love verrà ricordato come un caposaldo della filmografia di Chan, c'è da giurarci. Sbagliando, perché si tratta di un film emblematico per consentire di capire di cosa è fatto il cinema che ci ostiniamo ad amare e che gente come Peter Chan ha contribuito a rendere immortale.
Hong Kong, Cina, Malaysia, 2005
Regia: Peter Chan, Samson Chiu
Soggetto / Sceneggiatura: Raymond To, Aubrey Lam, James Yuen, Jessica Fong
Cast: Kaneshiro Takeshi, Jacky Cheung, Zhou Xun, Ji Jin-Hee, Eric Tsang