Chan Wai-ching (Chung) viene lasciata dal suo ragazzo Ken (Wu), ma non riesce a darsi pace né a smettere di soffrire. Quando scopre amaramente che Ken ha diffuso in rete delle foto in cui lei è nuda, si sente in dovere di avvisare la nuova ragazza di Ken, Shirley (Hung), per farle capire con chi ha a che fare. O almeno così sembra...
Probabilmente non c'è momento migliore di questo tardo inverno 2008 per parlare di Beyond Our Ken: perché l'attualità, con lo scandalo delle foto osé di Gillian Chung (tra le altre) diffuse in rete, ricopre di un'aura di preveggenza il film di quattro anni prima, basato sul medesimo espediente narrativo. Diavolo di un Pang, pure profeta. Non è invecchiato male il film di Pang, che si cela sotto i panni di instant flick leggero leggero, ad uso e consumo dei teenager di Hong Kong, ma nasconde un'altra natura, e non solo perché – la solita smisurata ambizione europea di Pang – il titolo deriva da Guerra e Pace di Tolstoj. Basta fare attenzione all'uso sfrenato della soggettiva, spesso falsa, come se, mentre i personaggi si spiano, ci sia uno spione degli spiati, demiurgo della messa in abisso e voyeur dei sentimenti, che ama osservare anche da sotto i tavolini di un bar.
Voyeurismo e pessimismo, pessimismo e voyeurismo, benvenuti nel piccolo mondo di Edmond Pang Ho-cheung. Anche sotto una tranquillizzante confezione rosa, proprio quando la Chung e Tao Hung mettono da parte astio e invidie per diventare amiche e coinvolgerci nella loro dolce vendetta, in breve tempo Beyond Our Ken rivela il suo cuore nero: non si salva nessuno nell'intrico di bugie e raggiri, sono tutti esseri umani (in amore o in odio ha poca importanza) e come tale complottano per un danno reciproco. La voglia di vendetta e il piacere per la sofferenza altrui hanno la meglio su tutto, persino sull'amore stesso, in apparenza così decantato. A reggere l'intero film la strana coppia composta da un'insolitamente matura Gillian Chung e da una strepitosa Tao Hung (Life Show) - una bellezza senza età pari solo al suo talento policromo – due caratteri deboli-forti, cospiratrici in disguise che paiono prese di peso dalla setta di donne amazzoni dell'Exodus che seguirà di qualche anno.
Come a dire che non manca un comune sentire, un disegno invisibile nella filmografia di Pang Ho-cheung, specie sul ruolo delle donne; da una parte Pang le ama, le osserva e le segue anche nella loro intimità più inconfessabile, dall'altra non manca mai di rilevare le malvagità di cui sono capaci, la loro indole subdola, menzognera e vendicativa. Accomunate anche quando l'apparenza indica contrasto, come per la Chung e la Hung, che parlano idiomi diverse (cantonese la prima, mandarino la seconda) ma perseguono il medesimo fine (che, come tale, giustifica qualsiasi mezzo). Due Barbie che la sanno molto più lunga di un bambolotto di nome Ken.
Hong Kong, 2004
Regia: Edmond Pang Ho-cheung
Soggetto / Sceneggiatura: Edmond Pang Ho-cheung, Wong Wing-si
Interpreti: Gillian Chung, Daniel Wu, Tao Hong, Jim Chim, Jimmy Wong