Stephen Chiau è uno dei più grandi comici attualmente in circolazione. Senza dubbio uno dei più continui ed efficaci: al di là delle contingenze e delle particolarità del suo stile risulta universale, recepibile anche dal pubblico meno informato circa i mille rimandi cui il comico si riferisce senza sosta. E' curioso che uno dei protagonisti comici degli ultimi 20 anni abbia in realtà esordito come attore drammatico, e con buoni risultati, tanto che per Final Justice vince un Golden Horse come non protagonista e guadagna due nomination agli Hong Kong Film Award. Dopo Just Heroes della coppia John Woo / Wu Ma incontra Jeff Lau - e Sandra Ng - sul set di Thunder Cops II, un thriller: la loro collaborazione negli anni '90 sarà sinonimo di successo e risate. Prima del cinema Chiau aveva fatto gavetta, come tanti colleghi, attraverso il corso di addestramento della TVB e la conduzione, al fianco di Athena Chu (con cui tornerà a lavorare spesso anche dopo il salto su grande schermo), di un programma per bambini, Shuttle 430. Già in quel frangente dimostrava lo spirito anarchico che ne contraddistinguerà gli exploit successivi, e una spigliatezza verbale fuori dal comune.
Dopo tanto artigianato senza eccellere1, che gli serve a raffinare e sgrezzare le sue enormi potenzialità, nel 1990 arriva il colpo da k.o., con All for the Winner, incredibile campione di incassi che, riprendendo in chiave ironica God of Gamblers setta un nuovo standard comico basato sul suo moleitau, ossia un nonsense scatologico e irriverente che non risparmia nessuno e prende di mira le idiosincrasie sociali e i nervi scoperti della società. Inevitabilmente, sopraggiunta la popolarità sono cominciati paragoni insistiti con l'unico altro grande referente comico dell'ex colonia britannica, Michael Hui. A suo modo padrino di Chiau, ma da questi sorpassato a sinistra grazie a un linguaggio più agile e aggiornato, Hui è più che altro un'apripista il cui percorso viene completato, quando non addirittura esasperato, dal presunto discepolo. La differenza tra i due non è di intenti, ma di prepotenza: Hui affronta un mondo dove lui è il capo sbruffone ridimensionato in un contesto tutto sommato cinico e sociologicamente in ascesa; Chiau invece è un idiota in un mondo di matti, dove la sua follia non solo non viene subito riconosciuta, ma anzi gli permette di eccellere. Si arriva dunque a una sorta di apologia della stupidità, in cui il vincente è quello che esagera, che gioca più sporco o che bara in maniera clamorosamente sleale. Il cinema di Chiau è un anarchico universo a sé stante, un paradosso vivente dove gli opposti non solo convivono, ma anzi necessitano della reciproca compresenza per realizzare un gioco di contrasti spudorato e subdolo e permettere alle gag di essere efficaci. Lo spirito irrefrenabile dell'attore non si ferma di fronte a nulla e coinvolge diversi media, intertestualmente, dalla televisione agli spot, dalla politica ai videogiochi. E' un umorismo fortemente materiale, che sfrutta gli oggetti quotidiani in contesti insoliti: in All's Well End's Well Chiau usa un pappagallo - lo strumento sanitario - per prendersi gioco di Maggie Cheung; in Tricky Brains sfrutta i trucchi contenuti in una valigetta - ovviamente troppo piccola per contenerli tutti - per umiliare Andy Lau; in Fight Back to School si infiltra come studente undercover per combattere le triadi. Questo tipo di ironia funziona bene sia nel presente che nella rivisitazione, ovviamente insolente, del passato, prossimo (God of Gamblers III - The Early Stage, ambientato negli anni '30) o remoto (Hail the Judge, in cui riprende la figura del mitico giudice Pao; il dittico Royal Tramp).
Chiaramente una simile sfrontatezza si sposa a meraviglia con la farsa, programmaticamente riadattata agli standard cantonesi, come From Beijing with Love (riprende i film di Bond), che segna il passaggio alla regia e a una fase più personale della sua carriera. Spinto anche dall'ottimo Forbidden City Cop di Vincent Kok, Chiau, pur senza abbandonare i precedenti mentori - come Lau, che gli dedica il monumentale e bellissimo A Chinese Odyssey, o Wong Jing - si costruisce una factory con collaboratori di fiducia: un gruppo affiatato che risponde con prontezza ai suoi comandi, apportando al piatto principale, come valore aggiunto, le proprie grandi capacità, maturate in tanti anni di lavoro; un esercito di tecnici, sceneggiatori (come il succitato Kok o Tsan Kan-cheung), registi (il fido Lee Lik-chi, che svezza l'attore e lo aiuta a maturare dietro la macchina da presa) e attori (soprattutto caratteristi, a partire dalla storica spalla Ng Man Tat, ma anche Sandra Ng, Karen Mok, Law Kar-ying, Cheung Man, Nat Chan)2. Con i capolavori The God of Cookery e King of Comedy i toni si ammorbidiscono e la satira diventa quasi tragica consapevolezza delle potenzialità polidimensionali del ruolo di comico: si ride - tanto - ma al contempo si riflette e ci si commuove ammirando delle persone meno instupidite e più umanamente fallibili. Il primo approdo alla regia in solitario, Shaolin Soccer, è una delle migliori commistione di live action e grafica digitale, e colpisce dritto al cuore del pubblico: tanto che la storia tragicomica di una sgangherata squadra di calcio composta solo da monaci Shaolin si piazza in breve tempo al primo posto nella storia del box office hongkonghese, frantumando ogni precedente record d'incassi.
Note:
1. Una costante del primo periodo di Chiau è la prolificità: a partire dal grande successo di All for the Winner, l'attore ritorna sul set e lavora indefessamente sfornando non meno di tre / quattro film a stagione. Fino a Forbidden City Cop Chiau accetta praticamente ogni ruolo gli venga proposto, prediligendo soprattutto i sequel di prodotti vincenti al botteghino e determinati sotto-generi (tricky masters e gamblers, ovverosia maestri della truffa e giocatori d'azzardo) in cui si può sbizzarrire a proprio piacimento.
2. Del giro sviluppatosi attorno al comico fanno parte anche personaggi di dubbia fama quali i fratelli Heung, produttori di tutti i suoi primi film, l'attrice Cheung Man e Lee Siu-kei: le malelingue affermano che dietro al successo di Chiau ci fossero legami pericolosi - ossia le triadi -, che lo avrebbero aiutato a imporsi nello star system.
Apologia dell'idiota: il genio di Stephen Chiau
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- Scritto da Matteo Di Giulio
- Categoria: LA COMMEDIA ALL'HONGKONGHESE