Michelle Reis (Lee Ka Yan in cantonese - non a caso talvolta è segnalata come Michelle Lee) arriva sotto i riflettori nel 1988, a soli diciotto anni, partecipando a Miss Hong Kong e vincendo un concorso della TVB, Miss Chinese Pageant International. Dopo la pubblicità e la moda, il passo successivo è naturalmente il cinema. La sua stagione è inaugurata nel 1990 con, esclusa qualche commedia, A Chinese Ghost Story II - seguito della struggente e divertente saga di Ching Siu-Tung. A partire da questo esordio, la sua carriera può essere riassunta in due fasi apparentemente opposte.
Da un lato i film in costume, che la vedono spesso nelle parti della ragazza indifesa ma tenace, preda di sentimenti contrastanti. I due episodi di Fong Sai Yuk, in cui è costretta a risollevare le sorti sentimentali di un impacciato Jet Li o l'iperbolico Swordsman II, dove i ruoli s'invertono e interpreta l'allieva dello spadaccino Li (ma in questo caso la scena è incontestabilmente rubata dalle evoluzioni di Brigitte Lin). Il sottovalutato Zen of Sword, in cui è una principessa senza terra che si innamora del principe avversario, il farsesco Royal Tramp II o The Sword of Many Lovers di Poon Man-kit, dove è abbastanza insolitamente una strega ammaliatrice che cerca di sedurre lo spadaccino Leon Lai.
Dall'altro film a tema sentimentale d'autore o ad ambientazione moderna. Il delicato Flowers of Shanghai di Huo Hsiao-hsien e il complesso The Island Tales di Stanley Kwan - per citare forse i più intensi - o i meno pretenziosi ma pur sempre interessanti When I Fall in Love... with Both e Bakery Amour.
A fare da spartiacque Fallen Angels di Wong Kar-wai, quasi una rinascita per raggiungere nuove vette. Il regista plasma la figura di Michelle come nessun altro, facendone un'icona di muto dolore, sensualità disperata, vero angelo caduto e sperduto che domina sugli altri personaggi con disarmante semplicità.
Tutto considerato la spiegazione di questa bipartizione (che a un esame più attento non è altro che la doppia faccia di una stessa medaglia) non è molto difficile da ricavare, se si pensa che la sua presenza magnetica e soprattutto i suoi occhi indecifrabili riescono a calamitare invariabilmente l'attenzione - donando sensazioni a metà strada tra l'esotico (il padre è portoghese, la madre cinese) e il sensuale. Le eccezioni dopotutto sono poche, come nel caso del fantascientifico The Wicked City (uscito dalla factory di Tsui Hark e ispirato a un anime giapponese), in cui è quasi l'unica presenza femminile, nell'immancabile Young and Dangerous IV - sembra essere un dovere morale per qualsiasi star cantonese partecipare, fosse anche solo per un cameo, ad almeno un episodio della serie - o nell'action sensazionalistico Armageddon.
Versatile quanto basta per poter passare con noncuranza dalla commedia al drammatico, la sua figura rimane comunque sempre impressa per l'eleganza formale della recitazione - né urlata né nevrotica. I suoi gesti controllati e l'espressività quasi timida del volto riescono a far scattare il coinvolgimento emotivo dello spettatore, che quasi contro la sua volontà si ritrova rapito od estasiato (prova ne sia che senza di lei - o senza Tony Leung Chiu-wai, se è per questo - film come Healing Hearts sarebbero talmente indigesti da incitare al suicidio).
Michelle Reis
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- Scritto da Stefano Locati
- Categoria: PROFILI