Nato nel 1982, Lam Chi Sin, diciassettenne appassionato, come tanti coetanei, di graffiti e skateboard, è scoperto da Stephen Chiau. Il suo volto segnato, da ragazzo di strada, i modi bruschi e le movenze arroganti sono perfette per il piccolo capo-triade che dà consigli a chiunque in King of Comedy e che chiede al comico di istruire un suo seguace e di insegnarli a diventare un gangster cattivo e rispettabile.
Sagace e intraprendente, non si lascia sfuggire l'occasione di prestarsi a tempo pieno al cinema, totalizzando nell'anno di debutto ben otto gettoni di presenza. Ben presto diventa il simbolo della gioventù contro, alternativa (insieme, tanto per capire il genere, a Sam Lee o Samuel Leung) possibile ai visi acqua e sapone della nuova generazione di stelle. Probabilmente non sa recitare, sicuramente non ha una preparazione accademica, ma la fortuna di possedere volto e atteggiamenti da ribelle e di essere bravo a giocare su questa sua immagine di street kid. In The Untold Story III di Herman Yau (dove incrocia proprio i due Sam sopracitati) è l'unico possibile compagno di scorribande per i tre scapestrati baby killers.
Se riesce a contenere una personalità troppo marcata e a divertirsi ironicamente con i clichés impliciti di un carattere duro, dimostra di aver diritto di replica. Il problema è che, nella penuria di copioni, è costretto ad accettare di tutto, anche ruoli dove volgarità e rozzezza emergono in maniera troppo esplicita. E' il caso di Street Kids Violence, rivisitazione del mito urbando di Gangs di Lawrence Ah Mon, o di Deadly Camp, dove deve addirittura abbozzare improbabili scenari romantici (lo stesso accadeva nell'ancor meno interessante Life in Last Hour, dove prova il sucidio causa un amore non corrisposto). Nel poverissimo spin-off di Young and Dangerous, The Legendary "Tai Fei", è il figlio irrequieto di Anthony Wong, gangster trucido ma con un cuore, ma il confronto tra i due coatti non provoca scintille (anzi, si annega nella noia, colpa soprattutto di sceneggiatura e regia).
Inevitabile paragonarlo ai tanti piccoli rascals visti nei film di triadi a Hong Kong, anche se non è una pedina fissa, ed è un peccato perché ci starebbe bene, del genere goo wak jai. Dopo tanti ruoli poco glamour, torna dal mentore Chiau, che lo aiuta a riprovarci, ripartendo da piccoli ruoli in produzioni importanti come Master Q 2001 o Mighty Baby. Finora un po' di talento si è visto, più che altro sono mancate le giuste occasioni (i contesti in cui ha lavorato sono davvero bassi) e una dose minima di maturità per dimostrare il reale valore. Ma vista la giovane età, il benefico cambio di rotta e la spregiudicatezza nel non rifiutare le occasioni, è facile intuire che il cammino possa essere ancora lungo.
Lam Chi Sin
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- Scritto da Matteo Di Giulio
- Categoria: PROFILI