Attore giovane, volto emergente, debutta al cinema sul finire degli anni '90 dopo aver accumulato esperienze televisive. Da principio, anche con minutaggio limitato, si propone come cattivo: è particolarmente credibile nel ruolo del giovane genio criminale (Sharp Guns), del piccolo mafioso abituato alle scorciatoie (A War Named Desire), del viscido opponente capace con ogni mezzo di mettere i bastoni tra le ruote dell'eroe di turno (senza necessariamente essere un malavitoso, come in Afraid of Nothing, the Jobless King di Joe Ma). Lentamente acquista visibilità e guadagna anche ruoli, pur sempre da comprimario, caratterizzati meno negativamente, come in Everyday Is Valentine o Cop on a Mission, dove è l'amico fidato dell'undercover in crisi. Il primo regista a offrirgli un'occasione importante è Herman Yau, che lo trasforma in capro espiatorio nel teso From the Queen to the Chief Executive, dove è uno dei condannati a pena indefinita per cui si battono gli attivisti politici. Faccia simpatica, fisico che si presterebbe bene all'azione, sembra poter salire sullo stesso carro degli outsider tipo Patrick Tam, Terence Yin, Michael Lam, in attesa di una possibilità per emergere del tutto e dimostrare il proprio valore. Invece, dopo un inizio di carriera promettente, alternando produzioni di livello medio-alto e low budget, Lee torna troppo presto ai margini del sistema. Poco casualmente riesce a ritrovare spazi da protagonista solo nel digitale gonfiato per il grande schermo, perlopiù sotto il triste marchio della B&S Film Workshop: ma i risultati, come si può facilmente immaginare vista la povertà, tematica e realizzativa, dei progetti in cui è coinvolto (titoli programmatici come Don't Let the Sun Go Down, Modern Cinderella o Psychedelic Cop), sono deludenti. Nel frattempo, tra l'ennesim ruolo come villain (The Wall, dove è un triadoso figlio di papà; Devil Face, Angel Heart) e qualche comparsata di basso profilo che gli consente di sopravvivere nel mondo dello spettacolo (My Troublesome Buddy), David Lee è costretto a sprecare sempre di più il suo talento in pellicole che non valgono neanche parzialmente la sua bravura.