Tra i meriti di Jackie Chan va segnalato quello di essere stato lo sponsor di numerose attrici che al suo fianco hanno raggiunto la notorietà: anche Carina Lau trova i primi spazi importanti in un film di Jackie, Project A II, anno di grazia 1987. L'attrice deve tutto al suo sguardo aristocratico e alla sua bellezza enigmatica, grazie ai quali comincia la sua carriera cinematografica. Agli inizi, come spesso accade alle attrici cinesi, le vengono offerti ruoli non particolarmente interessanti, con il semplice scopo di offrire il suo viso al pubblico.
Ma Carina non è solo una bellezza da usare come decorazione, bensì un'interprete capace di prove intense e significative. Prima deve vedersela con azione e pistole (Shadow Cop, Lady Supercop), ma di quel periodo solo She Shoots Straight di Corey Yuen e Naughty Boys di Wellson Chin meritano il prezzo del biglietto. A questi aggiunge tante commedie di scarso valore e qualche erotico patinato come Gigolo and Whore di Terry Tong, tentativo di accalappiare pubblico seguendo il grande successo di Pretty Woman, o Girls without Tomorrow, più fumo che arrosto. D'altronde è chiaro che l'attrice non ha nessuna intenzione di scendere a compromessi (pur sapendo come essere sensuale: lo dimostra appieno in He's a Woman, She's a Man). Caso strano, nonostante la sua reticenza alla provocazione fine a se stessa, è spesso reclutata come club girl, come prostituta, come mâitresse d'alto bordo: nel rocambolesco Lover of the Swindler irretisce il truffatore Tony Leung Ka-fai, nel dittico Lord of East China Sea è il grande rimpianto del boss Ray Lui.
A suo agio con il cinema commerciale (sbarazzina in Four Loves, preda ambìta da tutti nel leggerissimo Love Generation Hong Kong, poliziotta matura nella farsa Cop Shop Babes), Carina flirta con i grandi autori, dimostrando di avere talento a sufficienza: a cominciare da Profiles of Pleasure di Tony Au, che la sceglie nuovamente per I Am Sorry, quasi un monologo basato sulla sua figura. Wong Kar-wai le ritaglia addosso il ruolo della vezzosa ballerina che soppianta Maggie Cheung nel cuore di Leslie Cheung in Days of Being Wild.
Il seguito è tutto in discesa: Stanley Kwan la fa recitare accanto alla splendida Maggie Cheung - a cui è spesso contrapposta, quasi un'alternanza di sacro e profano, di raffinata eleganza e carnalità sensuale - in Centre Stage; Jacob Cheung le offre di interpretare di una prostituta in Intimates, al fianco di Charlie Yeung; il taiwanese Hou Hsiao-hsien la include nel capolavoro Flowers of Shanghai, dove divide la scena con il compagno nella vita reale, Tony Leung Chiu-wai. Wong Kar-wai la rivuole, per un ruolo breve ma molto intenso, in Ashes of Time, unico confronto del regista con il wuxiapian, genere che invece l'attrice aveva già frequentato con Jeff Lau in The Eagle Shooting Heroes e nel primo scatenato Saviour of the Soul.
Al di fuori di queste significative parentesi autoriali Carina scopre di trovarsi a suo agio nella commedia intelligente targata U.F.O., grazie a Peter Chan e ai suoi He Ain't Heavy, He's My Father! (sensazionale il suo duetto ballerino con Leung Ka-fai, attore cui è spesso contrapposta), He's a Woman, She's a Man e al suo seguito Who's the Woman, Who's the Man. Forte di una mimica goffa e di una voce nasale molto particolare, la Lau lascia ottimo ricordo di sé anche in Rose Rose I Love You e in Forbidden City Cop, in cui non solo tiene testa a uno straordinario Stephen Chiau, ma si permette nel finale autoreferenziale di rubargli buona parte delle battute e degli applausi.
Dopo un periodo di scarsa attività Carina Lau è tornata, più in forma che mai, a impartire lezioni di charme alle più giovani colleghe: non stupisce la sua contrapposizione a Lau Ching-wan nel successo La Brassiere, dove interpreta una rigida dirigente di un'azienda di biancheria intima femminile; né la sua inclusione in Sex and the Beauties, in cui ha occasione di dimostrarsi più desiderabile e simpatica di star della nuova generazione come Athena Chu o Cecilia Cheung. A dimostrare che invecchiando l'attrice è solo migliorata c'è l'ottima prova in Itchy Heart di Matt Chow.
A differenza di molte colleghe, Carina Lau ha saputo gestire molto bene la sua carriera, scegliendo di non apparire né troppo, né poco, affidandosi con regolarità a registi di valore. A prima vista il suo modo di recitare può sembrare grossolano, ma grazie all'uso del corpo e alla capacità di sapersi prendere in giro, Carina Lau ha costruito un efficace modello di riferimento, in grado di alternare e, nell'occasione, combinare grazia, savoir faire, verve, umorismo, snobismo e ingenuità.
Carina Lau
- Dettagli
- Scritto da Matteo Di Giulio
- Categoria: PROFILI