Cinema di Hong Kong: una specie in via di estinzione
Il 2004 ha continuato a essere un anno infausto per il cinema di Hong Kong. Sono stati distribuiti 63 film locali, in diminuzione rispetto ai 77 del 2003. Per fare un confronto, sono stati proiettati altri 168 film, la maggior parte dei quali statunitensi (anche se hanno contato solo per un 55% al box office). La top ten del botteghino è stata divisa tra produzioni hollywoodiane e di Hong Kong, incluso Kung Fu Hustle (di Stephen Chiau), Fantasia (di Wai Ka-fai), New Police Story (di Benny Chan), Magic Kitchen (di Lee Chi-ngai) ed Elixir of Love (di Riley Yip). Si tratta in tutti i casi di film festivi: il film di Stephen Chiau ha raggiunto il risultato migliore, posizionandosi al secondo posto.
Anche se sono stati fatti meno film, quelli che hanno preso dei fondi per essere prodotti sono stati quelli a budget alto. In qualsiasi periodo (compresi i festivi), c'erano solo 1 o 2 film di Hong Kong nelle sale e c'era in generale poca varietà. Inoltre gli investitori sono solo interessati ad accaparrarsi le star più famose; di conseguenza nell'industria cinematografica non c'è molto incoraggiamento verso i nuovi volti emergenti. E' difficile vedere chi sarà in grado di sostituire Andy Lau e Tony Leung Chiu-wai. D'altro canto, c'è anche da considerare il mercato di massa dominato da idoli molto giovani che lavorano nei diversi media. Gillian Chung e Charlene Choi, del duo pop Twins, con il loro richiamo sui fan più giovani, hanno partecipato, insieme o da sole, a ben 11 film!
Questa industria ha in ogni caso poca fiducia nel mercato locale. Si pensa che gli spettatori non siano interessati a pagare il biglietto dei cinema a meno che non sia per vedere una grande produzione. E' difficile attrarre investitori per produzioni a medio/basso budget, di solito quelle più concentrate sulla comunità locale. Anche i nuovi registi e i film meno commerciali sono in difficoltà. Nel frattempo la pirateria è in crescita, specialmente nella nuova forma della duplicazione casalinga, il che si trasforma nell'uscita di DVD e VCD a pochissima distanza dall'uscita nelle sale e a bassissimo costo. Questo fenomeno interessa ulteriormente le nuove uscite delle produzioni medio-basse: molti dei potenziali spettatori scelgono di aspettare l'uscita dei VCD, di conseguenza condannando i lungometraggi a competere direttamente con le più popolari serie televisive nella guerra dell'home enterteinment.
Il sondaggio del 2004 sul mondo dell'intrattenimento a Hong Kong, condotto dal programma di studio dell'opinione pubblica dell'Università di Hong Kong (vedi Survey on Entertainment Business, dati solo in cinese), dimostra effettivamente la generale apatia del pubblico hongkonghese verso l'industria locale e il cinema in generale. Nel novembre e dicembre 2004 sono state intervistate più di 1.000 persone: nel complesso delle preferenze l'annata è dominata dalle produzioni statunitensi. Solo 3 film prodotti a Hong Kong sono entrati tra i primi dieci: New Police Story (al quinto posto), Yesterday Once More (di Johnnie To, all'ottavo) e 2046 (di Wong Kar-wai, al decimo). Circa metà degli intervistati non è neppure stata in grado di nominare almeno un titolo visto durante l'anno che sia effettivamente piaciuto. Solo in 168 su più di mille hanno scelto un film di lingua cinese. La scelta sugli attori più popolari è dominata da vecchie leve: ai primi tre posti ci sono Chow Yun Fat, Andy Lau e Tony Leung Chiu-wai. Ci sono solo 3 attrici delle ultime generazioni - Sammi Cheng, Miriam Yeung e Cecilia Cheung - posizionate agli ultimi tre posti.
Nonostante la CEPA (vedi i precedenti due numeri della rubrica), la Cina, quale partner o come potenziale mercato, non ha tratto d'impaccio l'industria hongkonghese. Sono state realizzate meno co-produzioni rispetto alle iniziali ottimistiche previsioni. Solo 9 co-produzioni Cina/Hong Kong sono state portate a termine (un sesto delle uscite totali). L'ultimo trend pare essere più decisamente panasiatico, con i finanziamenti provenienti congiuntamente da Hong Kong, Cina e Corea del Sud, perlomeno nella formula più popolare. Questa è ovviamente la risposta diretta all'andamento del mercato nella regione, dove le industrie coreana e thailandese emergono quali le meglio quotate dell'Asia. Anche Giappone e Stati Uniti hanno in ogni caso co-prodotto alcune pellicole.
Le co-produzioni sino-hongkonghesi dell'ultimo anno sono state deludenti in termini di contenuti. Molte si concentrano sugli stereotipi reminescenti dei film anni '80 sul passaggio illegale dei confini. Heat Team (di Dante Lam) e Love Battlefield (di Cheang Pou-soi) hanno a che fare con criminali originari della madrepatria in libertà a Hong Kong. Il migliore dei due, Love Battlefield, ha una trama arzigogolata (una banda di rapinatori dalla Cina determinata a rubare qualcosa, qualsiasi cosa, che si porta appresso una donna incinta di 7 mesi e che nel mentre rapisce un infermiere di Hong Kong) e un finale didattico (l'importanza dell'amore, yawn...). Pur essendo un film ben confezionato e interpretato, anche One Nite in Mongkok (di Derek Yee) contiene lo stereotipo dei mainlander visti come prostitute o criminali. Il film avrebbe avuto più successo senza constatare l'ovvio finendo con la (già in precedenza articolata) domanda: «Perché Hong Kong è chiamata la baia profumata (il suo significato letterale)?» Love Battlefield e One Nite in Mongkok hanno ricevuto il plauso dei critici a Hong Kong, come se il loro pessimismo sia visto quale riflesso del corrente umore analitico verso i cambiamenti della città. Credo, tuttavia, che questi film, adeguandosi alle restrizioni imposte dai censori e dal potenziale mercato cinese, si allontanino da interessi artistici o commerciali sovraesponendo i messaggi morali.
La crisi del cinema di Hong Kong sta così a cuore che il governo ha stanziato 4 milioni di dollari di HK per allestire un expo dell'intrattenimento, strada privilegiata per supportare la creatività e l'industria culturale. L'Expo, dal 22 marzo al 6 aprile 2005, include il Filmart e gli Hong Kong Film Award. L'Hong Kong International Film Festival sarà sotto identica bandiera, ma non riceverà i sussidi. Nondimeno gli organizzatori hanno riferito che tutti gli eventi sono a rischio. Per lo sviluppo sul lungo periodo il governo ha proposto un ufficio dei film e ulteriori negoziati con la Cina al prossimo CEPA; quanto però possano servire queste misure rimane discutibile.
La prospettiva per il 2005 è una continua riduzione delle uscite: ci si aspetta la realizzazione di 50 film. Per il periodo del capodanno cinese sono stati distribuiti solo 2 film locali, Seoul Raiders (di Jingle Ma) e Himalaya Singh (di Wai Ka-fai). Il primo è il seguito di Tokyo Raiders, con Tony Leung Chiu-wai, Richie Ren e Shu Qi. Il secondo comprende un cast all star, tra cui Cecilia Cheung e Lau Ching-wan, ma è già stato criticato per i suoi stereotipi comici sugli asiatici nel dibattito sul crescente razzismo a Hong Kong. Tra i prossimi film ad alto budget del 2005 c'è attesa per Initial D, blockbuster estivo di Media Asia, diretto dai due registi di Infernal Affairs, Andrew Lau e Alan Mak, e tratto da un popolare manga giapponese, che vedrà la partecipazione del cantante taiwanese Jay Chou. In altre parole, è stato considerato ogni possibile risvolto commerciale internazionale e locale.