Young and Dangerous 5Giunti al quinto capitolo, i ragazzacci di Young and Dangerous si trovano per la prima volta a dover fronteggiare seriamente le forze di polizia. Quanto al resto bisogna rassegnarsi: al solito ci sono i personaggi vecchi che muoiono e quelli nuovi che iniziano l'ascesa al potere; c'è un nuovo super cattivo da affrontare, come sempre spalleggiato da un potente traditore; ci sono le ennesime scaramucce a suon di bastoni e pugni; c'è il regolamento dei conti finale che oppone due diversi gruppi. Chan Ho Nam è ormai diventato l'esponente più in vista del gruppo Hung Hing e Chiang, capo supremo della triade, lo vuole al suo fianco nel suo viaggio in Malesia. Qui il nostro conosce una bella ragazza, Mei Ling, e un importante uomo d'affari che lo coinvolge in un progetto economico ambizioso: ma dietro alla facciata amichevole c'è solo uno speculatore doppiogiochista.
Qualcosa di nuovo c'è, anche se la formula e il contesto rimangono identici: inizio felice, una nemesi che sbuca dal nulla a minacciare la tranquillità acquisita, disordini che coinvolgono i protagonisti e ne intaccano la fiducia, un finale riparatore. Lo spaccato di Hong Kong che viene offerto è forse più credibile del solito: mai come prima le triadi si affidano ai ragazzini per i propri sporchi giochi. Da questi film sembra sempre che tutta Hong Kong sia connessa con le triadi e che sia impossibile prescinderne: iperbole o verità? In ambedue le ipotesi il discorso è molto pessimista, in considerazione della recente annessione alla Cina. Il confronto con la legge e con l'integerrimo commissario intepretato da Danny Lee (che rifà se stesso) è un chiaro monito. Nel finale Chan Ho Nam si confronta con il nemico e per la prima volta la polizia arresta un gran numero di malviventi; è la prima volta che le forze dell'ordine non appaiono imbelli e incapaci. In sottofondo i riferimenti alla crisi economica: il crollo dei mercati asiatici e il ridimensionamento del tenore di vita dopo il 1997 si fanno sentire anche per chi finora aveva guadagnato e speso senza alcun riguardo. L'organizzazione criminale punta a un riassetto commerciale: non è campata in aria l'aspirazione a legalizzare e ripulare la facciata. Sembra proprio che i ragazzi cattivi abbiano messo la testa a posto e adesso puntino a speculare in Malesia e nei paesi limitrofi; non è una (poco sottile) metafora della condizione - in caduta libera - dello stesso cinema di Hong Kong?

Hong Kong, 1998
Regia: Andrew Lau
Soggetto / Sceneggiatura: Chau Ting
Cast: Ekin Cheng, Shu Qi, Mark Cheng, Chin Kar Lok, Danny Lee