Dopo essere usciti, alquanto provati, dai 123 minuti di Wu Yen, inevitabilmente si torna a riflettere sulla crisi del cinema di Hong Kong, che spreca i suoi talenti costringendoli alle retrovie o alla spersonalizzazione dello stile. La pochezza di Wu Yen è amplificata dalla povertà della produzione; non è possibile girare un film tutto nello stesso interno, al gran risparmio: i costumi sembrano accappatoi, le mura del castello e le armi sono di cartapesta e non si vede neanche l'ombra di un cavallo. Anche come parodia (di un genere, il wuxiapian, che richiede sempre capitali e idee), si comincia male, visto che la comicità non prende. Se anche la scarnezza di fondo e campo d'azione limitato, riproposizione in chiave nonsense del palco teatrale, fossero voluti, sono palpabili disagio e scarsa cura che umiliano ingiustamente lo spettatore pagante. Come nella tradizione del teatro delle marionette, le sequenze di raccordo, quelle più spettacolari (e costose, come le battaglie) sono affidate a delle animazioni in carta, con burattini ritagliati e voce narrante. Sembra sempre di assistere alla prova, messa in piedi alla bell'e meglio, di una compagnia teatrale di scarso valore: delle tre primedonne, Anita Mui, in un doppio ruolo, è l'unica che riesce a salvarsi. La sceneggiatura, seppure giocata sull'anticonvenzionalità della messinscenza e sulla scarsa concilianza degli esperimenti formali, è la solita fiaba fantastica che non concede al pubblico, dopo amori, adulteri, prove d'eroismo, vigliacchi che si ravvedono, incantesimi, doppi giochi, nemmeno un finale degno di questo nome. Johnnie To e Wai Ka-fai, numi tutelari del bel cinema di fine millennio, deludono ancora. A sorpresa - o forse no? - grandi incassi e l'Hong Kong Film Award a Sammi Cheng come miglior interprete femminile.
Hong Kong, 2001
Regia: Johnnie To, Wai Ka-fai
Soggetto / Sceneggiatura: Wai Ka-fai, Yau Nai-hoi, Ben Wong
Cast: Anita Mui, Cecilia Cheung, Sammy Cheng, Lam Suet, Raymond Wong Ho-yin
Wu Yen
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- Scritto da Matteo Di Giulio
- Categoria: FILM