Come tanti suoi colleghi anche Herman Yau, constatato il grande successo a sorpresa di Andrew Lau e del suo Young and Dangerous, si butta prima possibile nella mischia, dando vita ad un'imitazione frettolosa che possa essere partecipe, in termini d'incassi, del consenso popolare del momento. Patrocinato da Wong Jing e coadiuvato da una sceneggiatura che pur senza far gridare al plagio mantiene gli stessi elementi del prototipo, Yau pensa prima di tutto all'ingaggio di due volti portanti: Jordan Chan, il più vitale, cazzaro e simpatico dei giovani e pericolosi, e il sempreverde Tony Leung Chiu-wai, alla prima vera esperienza nel mondo delle triadi. A loro affianca un cast di comprimari nutritissimo (pescando anche dalla serie originale) e una presenza femminile di rilievo come Carman Lee.
La storia è aria fritta, la solita guerriglia urbana tra due gang che si contendono il territorio migliore (Causeway Bay; le due fazioni sono le solite Hung Hing - ovvero i buoni - e Tong Ying - ovvero i cattivi, perlopiù narcotrafficanti), melassa trita e ritrita, ricca di clichés. La cui forza sta però in un approccio violentemente scanzonato: l'incipit con voce over di Tong che illustra le singole posizioni e radiocronaca l'andamento della battaglia è significativo quando azzarda un paragone tra i moderni criminali e gli eroi del passato. Spadaccini sui generis (senza pistole), i giovani guerrieri conoscono lo spirito del wuxiapian e come i loro vecchi epigoni parlano solo d'onore, snobbano le donne per proteggere famiglia e amici e adottano regole di cavallerie che all'alba del nuovo millennio possono sembrare obsolete.
Conscio di una simile possibilità filologica, il regista insiste sull'idea della saga, sottolineando gli stessi temi e lavorando in un'ottica non dissimile da quella delle telenovelas: la somma porta sentimenti forti, tanta azione e inserti massicci di melodrammaticità sopra le righe. In questo senso Yau anticipa le scelte prossime venture della serie originale: il regista è anche bravo però a sfruttare le potenzialità del meta-genere per accentuare, cosa a lui abituale, i toni macabri e grotteschi delle situazioni proposte. Invece di appiattire la messinscena in nome di una narrazione lineare e scontata, la regia agisce proprio al contrario, aumentando la suspense nelle scene tranquille e puntando sulla forma in quelle più sostenute (complice l'ottimo lavoro dell'action director Yuen Bun, che ci regala scene, specialmente quelle di massa, molto cruente). Non pago, aggiunge anche continui colpi a sorpresa, a volte comici, a volte drammatici (e degni di un thriller), a volte grandguignoleschi. Visto in quest'ottica, War of the Under World è una piacevole sorpresa, migliore di tanti prodotti raffazzonati messi in piedi in poco tempo e privi di idee. Ma pur sempre un episodio minore, senza la grinta dei b-movies che hanno reso celebre Yau ma quantomeno divertente, piacevole, ben recitato (anche se Tony Leung in chiave action non convince del tutto), soprattutto da un Jordan Chan misurato ma al tempo stesso gigione.
Hong Kong, 1996
Regia: Herman Yau
Soggetto / Sceneggiatura: Wong Jing, Chau Ting
Cast: Tony Leung Chiu-wai, Jordan Chan, Carman Lee, Guk Fung, Allen Ting
War of the Under World
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- Scritto da Matteo Di Giulio
- Categoria: FILM