In Unfinished Melody Chun Kim arriva alla quadratura del cerchio del suo percorso mélo. Parte da una storia quasi incredibile e a furia di cesellare raggiunge uno stato di enfasi sentimentale, un apice tragico-romantico di cristallina purezza. Zhong Ning, appena laureatosi in psicologia, durante un periodo di permanenza presso amici di famiglia, prima guarisce e poi si innamora dell'affascinante e matura Xiu Xin, moglie brutalmente abbandonata dal marito. Ma Zhong è fortemente ambìto anche dalla figlia del suo ospite, la volubile Yu Bei, giovane e altrettanto bella. Ferita dal rifiuto di Zhong, Yu tenta il suicidio e involontariamente convince Xiu Xin a ritrarsi, a cercare nuovamente la fuga dalla realtà e la separazione dall'amato cui brama.
Il tema familiare si sposa al triangolo acuto con alla base due donne estremamente differenti, ma al tempo stesso notevolmente uguali: entrambe, nel dedicarsi ad un unico uomo, ne mettono in luce la funzione di arbitro super partes e di spettatore inconcio di una lotta amorale combatttuta a suon di silenzi e sacrifici pragmatici. Inevitabilmente qualcuno ne uscirà deluso, con le spalle al muro e poca voglia di ricominciare per l'ennesima volta. Il mélo stesso - che un istante prima aveva fatto atto d'accusa tramite una veloca citazione dell'epilogo del seminale classico Cathay Sun, Moon and Star - si immola in una cornice di gioia platealmente finta, quasi ipocrita nell'accettare senza opporsi un equivoco finale ingiusto sin dal principio quanto uno dei tre ruoli portanti.
Mai prima d'ora Chun si era avvicinato alle vertiginose intuizioni di Douglas Sirk e, per esempio, del suo La magnifica ossessione (il tema ridondante sulla fatalità del rapporto medico-paziente): la regia si concentra sull'inessenziale, adotta la macchina da presa come mezzo unico d'espressione, a palesa evidenti necessità di esplicitarsi, un'impellente desiderio di trasmettere a viva voce uno struggente substrato di incomunicabilità emozionale. Scatti rapidi della camera, a sottolineare i colpi di scena emotivi, si susseguono alle lunghe carrellate che prendono per mano lo spettatore nei momenti di quiete e lo preparano agli scossoni e alle pulsioni imminenti. Non è un caso allora che le musiche imponenti ascendando la pedana del direttore d'orchestra del come filo conduttore e stendano un tappeto doloroso su cui i protagonisti possono adagiarsi, recitando con pacata compostezza e con consapevolezza del proprio ruolo di pedine nel rispetto totale dei tempi della tragedia.
Hong Kong, 1969
Regia: Chun Kim
Soggetto / Sceneggiatura: Chui Lap, Go Lam
Cast: Julie Yeh, Guan Shan, Essie Lin, Ling Yun, Ouyang Shafei
Unfinished Melody
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- Scritto da Matteo Di Giulio
- Categoria: FILM