Fai (Nick Cheung), ex-campione di boxe ora sepolto dai debiti di gioco e dai pochi stimoli di una vita ai margini, e Siqi (Eddie Peng), trentenne di bella vita e poco costrutto mantenuto dal padre finché questo non finisce sul lastrico, sono i due protagonisti di una storia di redenzione che passa dalle arti marziali miste. Si incontreranno a Macao e finiranno per diventare maestro e allievo, affrontando il torneo che cambierà le loro vite.
Parte storia di lotta nell’ottagono dei contest MMA, parte melodramma sull’altra lotta, quella quotidiana nel ring degli affetti e dei rimpianti, per Dante Lam - uno dei pochi che tiene viva la bandiera action-melò-sociale di Hong Kong - Unbeatable rappresenta il ritorno a una dimensione “terrestre”, dopo le ambizioni eccessive di The Viral Factor. Ed è un ritorno coi fiocchi, che dimostra l’attualità della formula di questo cinema, nostalgico, romantico, nato semplice e fieramente anti-cinico (fino al punto di essere bollato come ingenuo). D’altronde gli incassi nella Cina continentale testimoniano questo fatto, nonostante un panorama in cui il cinema di Hong Kong, specie dopo la migrazione anche tematica della Milkyway di To e Wai sancita da Drug War e la reinvenzione del comico cantonese in mandarino operata da Jeff Lau e Stephen Chow, parrebbe da considerarsi virtualmente estinto.
La formula funziona soprattutto perché gli artefici funzionano, per la cura nelle ambientazioni e nella scelta dello score sonoro, perché gli attori recitano a nervi scoperti, diretti con maestria su un canovaccio credibile, perché la messa in scena sa mescolare e alternare bene la componente action e quella drammatica, senza lasciare il monopolio a una sola delle due pulsioni: insomma funziona perché è ben fatto. Dante Lam riesce a creare empatia tra lo spettatore e i suoi personaggi, Nick Cheung offre una prova enorme e Eddie Peng non se la cava affatto male, soprattutto sul ring. Sul business vincono cinema, storia e idee. Così anche un tema, certo non originale, come quello della redenzione e della forza di volontà necessaria per reagire alle sfortune infinite (e spesso autoinflitte), diventa capace ancora una volta di coinvolgere ed emozionare, senza ricorrere al didascalico quasi propagandistico del cinema del sogno americano, facile e facilone, né alla sterile (auto)contemplazione delle miserie della vita, tipica del cinema indipendente europeo di marca “dardenniana” che affolla i festival.
E allora diciamo un bravo a Dante Lam, ultimo dinosauro del melò HKese: che tu possa continuare così, a combattere contro un’estinzione pur certa; le cause perse affascinano sempre.
Hong Kong, 2013
Regia: Dante Lam.
Sceneggiatura: Dante Lam, Jack Ng, Fung Chi-fung.
Action Director: Ling Chi-wah.
Cast: Nick Cheung, Eddie Peng, Mei Ting, Crystal Lee.