Una tipica storia di provincia: una ragazza arriva in una nuova casa, e il signor giovane del luogo sfruttando la propria buona reputazione se ne approfitta, magari versandole del sonnifero nel té, e fingendo poi con lei di aver agito da ubriaco, senza controllo. Nove mesi dopo naturalmente la ragazza partorisce, in un cespuglio. Molte persone accorrono curiose, perché qualcuno ha origliato e diffuso il pettegolezzo. Il bambino nasce morto e la ragazza viene rinchiusa, ripudiata, in una specie di stalla, con un camice addosso con su scritto "peccatrice". Il suo giovane marito viene corrotto con l'astuzia, e la suocera viene cacciata di casa con la colpa di voler bene alla peccatrice. E quando un amico torna in paese dopo molto tempo e trova questa situazione aberrante, nel tentativo di fare qualcosa viene sopraffatto dalle minacce, e poi accoltellato...
A parte l'evidente vicinanza con La lettera Scarlatta di Hawthorne, The Sinner potrebbe essere facilmente bollato, come è accaduto per il precedente A Mad Woman (del 1964), come ritratto di una società ancora feudale. Già per A Mad Woman questa definizione non calzava, perché sebbene corto e troppo semplicisticamente enfatico, intriso da effettacci horror da b-movie per pubblici ingenui, era perfettamente chiaro che l'ipocrisia della società del passato non faceva che rappresentare vizi di concetto e morale discutibilissima presenti anche nella società contemporanea. The Sinner però è un lungo film diviso in due parti, dunque c'è il tutto il tempo per capire che non è un film che condanna un mondo antico con una mentalità arretrata. The Sinner mostra gli scempi e gli orrori disgustosi di un mondo di uomini, dunque né feudale, né dalla mentalità vetusta. Semplicemente un mondo di uomini, corrotti, deboli, arrivisti, spioni, bugiardi, avidi, venduti e ottusamente rabbiosi e vogliosi di caccia alle streghe. Resta da capire cosa abbia spinto Chor Yuen a fare da un anno a un altro due film dal tema molto simile, e cosa, dieci anni dopo, lo abbia portato ad accettare di dirigere una porcheria come Sorrow of the Gentry, condensato disastroso di The Sinner, con velleità da (terzo) capitolo nobile delle dispute di coinquilini inaugurate con The House of 72 Tennants. La prima parte di The Sinner comunque è realizzata splendidamente, cadenzata da piccole scene che seguono come in un'Opera i crescendi della musica di Schostakovich, amarissima e cupa, ma non pesante. Una messa in scena spettralmente teatrale, una cura appassionata perfino per le fasi lunari (e la luna fuori dalla finestra è una costante nei drammi di Chor Yuen), la scelta di un'ambientazione per lo più notturna, e lividissima nelle poche scene diurne, e una cerimonia propiziatoria con la danza del classico dragone ripresa quasi per intero (e sembra un voler indugiare, ma è in realtà un montare di tensione, quasi tarantolato, prima dello stupro), seducono lo spettatore completamente, calandolo a poco a poco nella storia come in un pozzo scurissimo e sempre più maledetto. L'alternarsi dei dialoghi, dei gesti e delle espressioni, è molto coinvolgente, specie per quanto riguarda le torture psicologiche che toccano a Nam Hung e ai suoi cari: Nam Hung, quando entra nella stanza dell'uomo che le rovinerà la vita, è ripresa dalla cinepresa con un movimento leggermente contrario rispetto a quello che lei fa col collo, movimento presente, identico, anche in Opposite Love, la prima volta che Connie Chan Po-chu entra nell'appartamento di Cheung Ching. L'idea che questo movimento di macchina trasmette è di sorpresa e incanto, quasi stordimento. Dunque basta un solo momento di debolezza, nel cinema di Chor Yuen, e le donne cessano di essere autonome e cadono impigliate nelle indecisioni e cattiverie maschili. Nam Hung dimostra di essere non solo un'attrice leggera e birbante, ma anche una piccola donna molto molto intensa, dando il meglio di sé tutte le volte che c'è da schiantarsi gridando e piangendo e inveendo contro il potere maschile, in molte scene in cui il suo volto e il montaggio sono incastrati tra loro sull'inequivocabile modello della Giovanna D'Arco di Dreyer. Il suo nemico è interpretato da Cheung Ying, tremendo e bravissimo nel ruolo di cattivo vigliacco, raccapricciante e senza scrupoli (memorabile il suo mondano e miserabile istigatore alla prostituzione, nel MP & GI The Splendour of Youth!). Bowie Wu Fung è come al solito impeccabile, la sua è una presenza scenica molto corporea (e a tratti, nella seconda parte soprattutto, nei movimenti somiglia moltissimo a Charlie Chaplin), con una voce capace di variazioni infinite, a seconda della situazione. Lui Kei, Lee Heung Kam e tutti gli altri attori, compaiono qui e là pronunciando una manciata di battute e trovandosi coinvolti in un numero ridotto di inquadrature. Purtroppo la seconda parte di The Sinner è abbastanza debole e scombinata: alcuni espedienti chiave della prima parte (l'accoltellamento, il veleno, i personaggi minori che arrivano a mutare il corso della vicenda quando ormai nessuno se l'aspetta...) vengono riproposti senza tregua, creando una serie lunghissima di eventi che per far proseguire ed allungare il film, si contraddicono l'uno con l'altro (oppure si presentano in modo sincronico, cioé slegato, non concatenato causalmente), nella maniera che poi diventerà propria di tutti i wuxia di Chor Yuen, maniera tipica del feuilleton più tradizionale. Discontinuo allora, ma lo stesso impressionante, The Sinner rimane una grande prova da parte di Chor Yuen di intensissimo cinema di personaggi e ingiustizie, bollentissimo.
The Sinner (Part 1)
Hong Kong, 1965
Regia: Chor Yuen
Soggetto / Sceneggiatura: Chan Wan
Cast: Cheung Ying, Nam Hung, Wu Fung, Lee Heung Kam, Lui Kei
The Sinner (Part 2)
Hong Kong, 1965
Regia: Chor Yuen
Soggetto / Sceneggiatura: Chan Wan
Cast: Cheung Ying, Nam Hung, Wu Fung, Lee Heung Kam, Lui Kei
The Sinner
- Dettagli
- Scritto da Valentina Verrocchio
- Categoria: FILM