Nel suo genere, un film insolito nel panorama di inizio anni '80, soprattutto se si pensa che è stato diretto da Sammo Hung, che insieme a Jackie Chan ha contribuito a diffondere un nuovo modo di intendere i film di arti marziali, meno serioso e sempre più debitore delle commedie slapstick dell'era del muto. Questo The Prodigal Son non è infatti una semplice commedia, né ha una struttura ben definita e classica come quella di Drunken Master, per fare un esempio. Pur avendo al suo interno indubbi elemeni comici, più o meno accentuati a seconda del momento, e pur trattando sempre le peripezie di uno studente in cerca di maestro, si discosta dai classici del genere per un'accurata scrittura dei personaggi, che emergono come persone a tutto tondo, complesse e sfaccettate, e per un plot non eccessivamente banale (seppure ricalchi numerosi prodotti coevi) e non troppo legato ad un solo tema.
Nella città di Fatshan uno dei personaggi più in vista è Chang, figlio di un ricco possidente, che si vanta di essere il miglior conoscitore di arti marziali in circolazione. Peccato che dietro ordine di suo padre, che vuol preservare la sua incolumità, tutte le persone che sfida siano pagate per perdere. Chang si renderà conto dell'inganno solo quando, scontrandosi con un cantante dell'opera che si è rifiutato di prendere i soldi, le prenderà di santa ragione. Chang comprende allora l'importanza dell'impegno nello studio delle arti marziali e cercherà di convincere il cantante, Leung Yee-Tai, a prenderlo come suo allievo. Leung si rifiuta, considerando Chang uno sfaticato figlio di papà, ma il ragazzo non si dà per vinto. Inizia così un wanderjahr di formazione che cambierà la sua vita...
Nel film, che tanto spesso viene considerato uno dei suoi migliori, Sammo Hung si ritaglia solo una piccola parte nel finale (indimenticabili i suoi tentativi di calligrafia acrobatica e le sue dure lezioni alla figlia grassoccia), mentre perno delle vicende sono Yuen Biao, perfettamente credibile con quella sua aria un po' spaesata nel ruolo dell'ingenuo alla scoperta del mondo, e Lam Ching Ying. Il suo personaggio è probabilmente il più riuscito e convincente. Introverso, ombroso, ma capace di grandi slanci di umanità, è la perfetta "spalla" sia in parti comiche (si veda quando lotta con l'amico di Chang, dipingendogli varie parti del volto man mano che prosegue il combattimento) che in quelle più drammatiche (come durante l'attacco dei ninja). Le scene di combattimenti non sono moltissime, ma sono ben equilibrate e strutturate in modo tale da non essere slegate dal contesto. Oltretutto la solita abilità di Sammo per le coreografie li rende estremamente godibili dal punto di vista visivo. E proprio in questo frangente emerge l'abilità di Frankie Chan, che supera in grazia e maestria sia Lam Ching Ying che Yuen Biao, trovandosi evidentemente più a suo agio di loro con il Wing Chun. Peccato soltanto che il duello finale, immancabile in questi casi, sia un po' sottotono rispetto a quelli precedenti. Ma è senza dubbio voluto. Perché qui alla leggerezza e alla volatilità degli altri scontri si sostituisce una concretezza quasi brutale, simbolo della maturazione del protagonista.
Un film che emerge dalla media, in grado di accontentare sia i fan dei combattimenti, sia gli amanti della commedia che senza dubbio gli irriducibili di Sammo!
Hong Kong, 1982
Regia: Sammo Hung
Soggetto / Sceneggiatura: Wong Jing
Cast: Yuen Biao, Lam Ching Ying, Frankie Chan, Sammo Hung, Chan Lung
The Prodigal Son
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- Scritto da Stefano Locati
- Categoria: FILM