HT1

Un rapitore invisibile di neonati tiene sotto scacco la polizia. Solo la misteriosa Wonder Woman ostacola i piani del criminale: unendo le proprie forze alla cacciatrice di taglie Chat, le due riescono a svelare l'identità del nemico e il folle piano del suo diabolico mandante.

In Irma Vep, guardando una sequenza di The Heroic Trio, Jean-Pierre Léaud - alter ego cinematografico di Olivier Assayas, che sposerà l'attrice - si innamora di Maggie Cheung, icona bellissima e inafferrabile di un cinema radicalmente diverso da tutto ciò che c'è stato prima. Ed è in questo senso che occorre approcciarsi a The Heroic Trio, così radicale nella sua singolarità da rimanere tale anche a decenni di distanza dall'uscita in sala. Cercare un senso nell'intreccio o una qualche verosimiglianza nella rappresentazione scenica è uno sforzo totalmente vano.

Johnnie To, ancora privo di uno stile ben definito, si affida al coreografo di arti marziali più ricercato dell'epoca, il Ching Siu-tung di Storia di fantasmi cinesi, che caratterizza con il suo inconfondibile look i set tra cui si muovono le supereroine e i relativi villain. Pur con un budget estremamente ridotto e con ingenuità in serie - incongruenze logiche, effetti kitsch, ecc. The Heroic Trio affascina, talora quasi inspiegabilmente, per la sua capacità di trasportare la mente dello spettatore in un luogo in cui le consuete leggi spaziotemporali non hanno senso e, di conseguenza, dove tutto è possibile. Un oggetto pop non identificato, caratterizzato da un uso di colori e luci che sta tra il Batman psichedelico degli anni Sessanta e il Burton di Beetlejuice, che si lascia andare a efferatezze horror sorprendenti, in barba a qualsiasi codice etico. Nemmeno i bambini piccoli sono infatti risparmiati dal delirio gore di To e Ching.

HT2

Ma anche questa è una componente della radicalità naif tipica del cinema di Hong Kong, puro, incontaminato e privo di sovrastrutture, da prendere o lasciare in blocco. Per chi prende, le sorprese non hanno mai fine, in un patchwork postmoderno avventuroso in cui trovano posto scienziati pazzi, demoni, eunuchi monarchici e calci volanti a profusione. Ma soprattutto in cui primeggiano le tre protagoniste, icone di fascino e di un girl power che non rinuncia alla propria femminilità: l'eleganza di Anita Mui, la fisicità di Michelle Yeoh e la sensualità punk di Maggie Cheung. Dall'altra parte della barricata, il demone cannibale Kau, muto simbolo di feroce bestialità, trova in Anthony Wong l'interprete ideale, in un anno che lo vede già vestire i panni del ripugnante Wong Chi-hang nel censuratissimo The Untold Story.

Il sequel The Executioners, girato in tutta fretta, proverà a consolidare il mito di un film nato per sfondare ma destinato a lasciare freddo il grande pubblico di Hong Kong. In Occidente, però, al di là del caso Assayas, The Heroic Trio godrà di grande popolarità presso i cinefili, contribuendo come pochi altri titoli alla curiosità e alla moda creatasi attorno al cinema di Hong Kong anni Novanta.

 

Hong Kong, 1993
Regia: Johnnie To.
Soggetto/Sceneggiatura: Sandy Shaw.
Action director: Ching Siu-tung.
Cast: Anita Mui, Michelle Yeoh, Maggie Cheung, Damian Lau, Anthony Wong.